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Emorragia post-partum: cosa c’è da sapere

Una delle complicanze più pericolose che possono presentarsi subito dopo il parto è proprio l’emorragia, ovvero una forma di sanguinamento massivo sia subito dopo l’espulsione del neonato, sia in seguito al secondamento e quindi all’eliminazione della placenta.

Le cause possono essere numerose: spesso l’emorragia è correlata ad una atonia uterina, cioè ad un utero che tende a rilassarsi e non prosegue con la formazione del cosiddetto globo di sicurezza, con ridotta contrattilità. Spesso l’ emorragia è l’ esito di una sovradistensione uterina, di uno sfiancamento conseguente a travaglio prolungato, di ipofibrinogenemia, di ritenzione tissutale e quindi di parte del prodotto del concepimento, lacerazioni di grado elevato.

Naturalmente, il principale trattamento riguarda essenzialmente la prevenzione proprio per dare la giusta attenzione ai vari fattori di rischio e a quelli che potrebbero peggiorare eventuali sanguinamenti consistenti.

Uno degli obiettivi più importanti è quello di correggere l’anemia, aggiunto a tanti altri di rilievo: valutare correttamente la multiparità, diagnosticare eventuali miomi e fibromi uterini, identificare il gruppo sanguigno, anamnesi di precedenti emorragie in seguito al parto.

Un altro modo per prevenire l’insorgenza di tale complicanza è proprio la somministrazione di ossitocina nelle ultime fasi del travaglio, proprio per stimolare la contrattilità uterina già presente, proprio nel momento in cui potrebbero esserci fattori predisponenti e allarmanti.

La placenta, in caso di mancato distacco entro trenta minuti, a causa di anomalie di inserzione di placenta (accreta, increta) deve essere espulsa attraverso un secondamento manuale, svolto prettamente dai ginecologi.

E se il sanguinamento persiste? Esiste una successione esatta di manovre e di approcci terapeutici che prevedono la somministrazione di farmaci che possano incrementare la contrattilità uterina, la volemia e, nel momento in cui il sanguinamento persiste, è necessario richiedere sacche di sangue per compensare la forte perdita.

Si può agire attraverso il tamponamento uterino, alcune legature elastiche dell’ utero per cercare di bloccare l’ emorragia e, come ultima spiaggia, laddove l’ emorragia non dovesse arrestarsi, si rende obbligatorio l’ intervento chirurgico in sala operatoria, fino all’ isterectomia. E’ sempre opportuno monitorare i parametri vitali: frequenza cardiaca, pressione arteriosa, saturazione dell’ ossigeno fino alla valutazione cardiaca, proprio per poter immediatamente percepire anomalie.

Naturalmente, le statistiche dicono che l’ emorragia post partum non si verifica frequentemente, ed è per questo che non è necessario spaventarsi proprio perché il parto è un fenomeno fisiologico e solo raramente può degenerare fino a complicanze del genere.