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Diario della gravidanza: la trentaquattresima settimana

Sta tornando quella sensazione di graduale perdita di controllo sulla propria quotidianità: era un sentimento che avevo già sperimentato dopo il primo parto, quando dovevo fare pratica di tante attività davvero sconosciute, dalle poppate ai pannolini, passando per il pianto. In questo caso, il mio secondo bambino non è ancora nato, ma ci sono già così tante cose che lo riguardano che sento già cambiata la mia vita di tutti i giorni.

Nonostante abbiamo già la maggior parte dell’attrezzatura che serve per la gestione di un neonato, spuntano fuori continui acquisti da fare, le cose che vorremmo concludere prima del parto aumentano e il tempo per farle diminuisce senza tregua.

Devo dire che immaginavo che a questo punto della gravidanza, alla trentaquattresima settimana, mi sarei sentita più tranquilla. Certamente, ansiosa di vedere questa nuova vita che mi porto dentro, ma non agitata, come invece mi trovo ad essere. Chi lo sa, saranno gli ormoni a farmi sentire così?

Una delle cose più interessanti, dal mio punto di vista, di questi giorni è la tenerezza della mia prima figlia Giovanna nel rispondere alla mia domanda “Dov’è il tuo fratellino?”. Da poco ha infatti cominciato a dire “Pancia… mamma!”. Davvero i nostri piccini non smettono di stupirci: chissà cosa immagina, come vive questo evento, una bambina di un anno e mezzo? Certo è uno spettacolo poter vedere, da fuori, i suoi pensieri che diventano parole.

A questo punto della gravidanza, quello che chiamavo “fagiolino” comincia ad essere una personcina: il suo peso dovrebbe oscillare intorno ai 2-2,5 kg, mentre dovrebbe essere lungo 38/45 cm. Mi fa sorridere e mi sorprende intuire che lui e la sorella maggiore sono già legati, che si intuiscono e si riconoscono, anche da distante. In effetti il piccolo scalcia più forte e più insistentemente quando sente Giovanna ridere o chiacchierare: segno evidente che ha desiderio di conoscerla.

Comincio a essere un po’ stanca fisicamente e, potendo scegliere, partorirei oggi stesso: la mia pancia assomiglia sempre più ad un… uovo di Pasqua. Ho solo timore che il bambino (ancora senza nome!) non si sia ancora girato – avevo parlato della sua presentazione podalica nella pagina precedente del mio diario – e di dover affrontare un cesareo al quale non ho mai pensato.

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