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Da quale età si può mettere il sale nelle pietanze del bambino?

I pediatri sono concordi nell’indicare almeno a 12 mesi compiuti (e anche oltre) il momento giusto per cominciare a inserire il sale nelle pappe del bebè. Per non incorrere in potenziali casi di ipertensione, sarebbe preferibile l’impiego di erbe aromatiche o limone per insaporire il cibo.

Fino all’anno di vita, in effetti, l’aggiunta di sale (e zucchero) nei cibi del bambino rischia di compromettere prima di tutto l’abitudine al gusto e ai sapori autentici della propria tradizione culinaria. Inoltre il sale, così come lo zucchero, sono elementi che richiedono uno sforzo ulteriore ai reni del bambino, assolutamente non necessario, dato che il bebè apprezza notoriamente i sapori delicati e la gradualità nell’inserimento di sapori nuovi.

Certamente, per una questione di organizzazione familiare, quando il bambino, intorno all’anno, comincerà a mangiare la più o meno quello che mangiate voi, non sarà più possibile fare in modo che il sale non entri nelle sue pietanze. Quello che ci sentiamo di consigliare, quindi, è di iniziare a limitare l’utilizzo del sale proprio nel cibo che si consuma in famiglia. Sarà una scelta salutare per tutti e vedrete che i vostri gusti, che sono così radicati nella vostra memoria culinaria, si modificheranno molto velocemente.

Un altro metodo per impiegare poco sale nelle pappe del bambino e nel cibo che siete abituati a mangiare in casa è quello di utilizzare più erbe aromatiche. Nelle pappe del bebè meglio usare quelle fresche, dal sapore più delicato: in più, dal momento che non sono tritate, non rimangono nel cibo e si possono eliminare facilmente a fine cottura. Fin da subito potete abituare il bambino all’aroma di un rametto di timo, erba cipollina, basilico o aneto. Con maggiore gradualità, e in quantità minori, si possono inserire salvia, rosmarino e menta.

Intanto è in corso fino al 31 maggio una campagna di comunicazione e sensibilizzazione contro la carenza di iodio in pediatria promossa dalla Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica. Tra i motti della campagna, che ha previsto anche molti incontri formativi nelle scuole di alcune grandi città d’Italia, c’è l’indicazione “poco sale, ma iodato!”. Nel volantino della campagna si trova anche questa frase: “È vero che lo iodio contenuto nel sale iodato si riduce con la cottura? VERO!”: dunque il consiglio, almeno nell’utilizzo del sale iodato in età pediatrica e non solo è quello di utilizzane poco, ma a crudo, per mantenere le importanti proprietà dello iodio, la cui carenza può provocare gravi deficit cognitivi e psicomotori.