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Cosa valuta l’ecografia in sala parto?

La valutazione del travaglio di parto e la sua “stadiazione” vengono effettuate tradizionalmente con le visite ostetriche che, per quanto a volte fastidiose, danno un’idea della dilatazione e della progressione della parte presentata.

In realtà, si tratta di una tecnica non sempre precisa ma orientativa e utilizzabile a 360° nel corso di travagli fisiologici.

L’introduzione, invece, della diagnostica ecografica in sala parto, se da una parte incrementano il processo di medicalizzazione della nascita, dall’altra comporta una descrizione oggettiva del travaglio e della fase in cui ci si trova all’interno dello stesso. Ciò servirebbe soprattutto nelle situazioni patologiche o che si accingono a diventare teli.

La paziente, posta in semidecubito ed in posizione ginecologica, potrà ricevere l’ecografia intrapartum.

Cosa si valuta? Secondo vari piani di valutazione (sagittale o trasverso) si potranno valutare molti elementi, soprattutto considerando i punti di repere (di riferimento) materni e fetali: cranio fetale, sinfisi pubica e linea infrapubica (tra sinfisi e parte dorsale del canale del parto) .

Innanzitutto si considera l’angolo di discesa della testa fetale, la direzione della stessa rispetto la sinfisi pubica, la distanza di progressione, la distanza sinfisi-cranio fetale.

Ovviamente, seguendo la proiezione sagittale, possono essere ritenuti importanti i seguenti elementi: la distanza tra la cute perineale (genitali esterni) e la testa del bambino ed infine un parametro che possa valutare il grado di rotazione della testa fetale (considerando il rapporto tra diametro antero-posteriore del baciono e la linea mediana della testa fetale).

Si tratta, probabilmente, di valutazioni poco chiare agli occhi dei meno esperti, ma che comunque lasciano intendere una cosa importantissima: la tecnologià saprà andare incontro al mondo dell’ostetricia anche e soprattutto nelle condizioni di difficoltà, pericolo ed incertezza di diagnosi o valutazione.