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Come non mi sono fatta condizionare sulla scelta del nome di mio figlio

La ricerca del nome da dare al proprio figliolo è lunga circa 9 mesi, periodo nel quale la coppia si consulta e sceglie con determinazione come chiamare il nascituro. Spesso si può avvertire la pressione di parenti e suoceri che vorrebbero imporre al piccolo un nome antiquato solo per rispettare una tradizione di famiglia, ma in realtà, come sostiene anche lo psichiatra e scrittore Raffaele Morelli: “ I nomi sono prima di tutto un suono. Un suono che può essere più o meno gradito a chi lo pronuncia. Ma per il bene del bambino, deve essere soprattutto gradito alla sua mamma. Quindi a lei la scelta, senza interferenze.”

Sono pienamente d’accordo con quello che ribadisce il professore, io stessa continuo da 44 mesi (3 anni e 8 mesi), a specificare ogni volta ai vari conoscenti incuriositi il perché del doppio nome di mio figlio. Infatti, il mio piccolo si chiama: Davide Ian.

Inusuale lo so, ma poi cercando su Internet mi sono resa conto che non lo è nemmeno tanto: sui social, ad esempio ho trovato l’esistenza di circa 3 omonimi in Italia, senza contare che anche la cantante Mietta, ha messo ildoppio nome al figliolo chiamandolo proprio Francesco Ian.

Ma partiamo con ordine, la scelta del doppio nome per me e mio marito è stata pensata a lungo, il suono ci è piaciuto sin da subito, anzi a dire il vero volevamo chiamarlo unicamente Ian, e non solo perché troviamo sia un bel nome, ma anche per il suo significato: la traduzione dall’ebraico è Giovanni e sta per –Donato da Dio-.

Inoltre, vi è un aneddoto riguardo questa nostra scelta personale. Ammetto di non essere per niente una cattolica praticante, ma durante la Beatificazione del Papa Giovanni Paolo II, ci siamo ritrovati casualmente alle porte del Vaticano, i vigli ci hanno costretti a parcheggiare comodamente fuori San Pietro, e pur abitando a Roma, quella nostra uscita all’inizio della mia gravidanza, non era stata programmata. Così ci siamo ritrovati per caso noi due, anzi noi tre, a pregare in mezzo ai fedeli per il defunto Wojtyla, che sentivamo chiamare fra i suoi devoti polacchi Papa Ian ossia Giovanni. Non abbiamo avuto così più alcun dubbio sul nome di nostro figlio.

La scelta, però, non è stata ben accolta dalla mia famiglia, che iniziava già durante la gravidanza a criticare simpaticamente la nostra scelta, ed essendo napoletani facevano cadere involontariamente, ma anche volontariamente, l’accento sulla -A- sbagliata del nome, creando così un suono a noi poco gradito.

L’ultima decisione è ovviamente spettata a me e a mio marito che, forti dei pareri contrari dei parenti, abbiamo scelto di impreziosire ancora di più il nome, rendendolo maggiormente particolare e difficile alle loro orecchie, ossia abbiamo voluto anteporre ad Ian un nuovo nome, con un altro bel significato, cioè Davide.

Anche Davide ha origine ebraica e vuol dire:-il diletto, l’amato– quindi il significato celato nel nome di nostro figlio Davide Ian è molto profondo e significa il diletto amato da Dio. A noi piace essere riusciti a trasmettere al nostro bambino l’importanza del suo doppio nome, che scandisce lui stesso con precisione e cura, correggendo chi non è in grado di chiamarlo correttamente o chi crede erroneamente che stia dicendo nome e cognome assieme.

Non bisogna farsi influenzare dai pareri esterni, perché per ogni genitore il nome dato alla propria creatura cela in realtà un valore aggiunto pieno d’amore che non deve subire interferenze da parte degli altri. La decisione spetta alla mamma e al papà, senza rammaricarsi o infastidirsi perché magari agli zii, ai suoceri e agli amici la scelta non piace, non è con loro che si dovrà condividere la crescita della vita del figliolo. Infine, va ricordato che un nome dato con amore al nascituro, assieme al partner, indica anche l’importanza che si vuol attribuire alla relazione della coppia.