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Codice rosso in gravidanza: cosa c’è da sapere

Nel pronto soccorso degli ospedali, la valutazione dello stato di benessere o meno con cui si presentano le persone al cosiddetto triage, ovvero il servizio che valuta (e classifica) la condizione di salute con cui si presentano i pazienti.

Esiste anche il cosiddetto triage ostetrico e coinvolge le donne in gravidanza: in questo modo si classifica la loro condizione sulla base di quattro codici (rosso, giallo, verde e bianco) sulla base della presenza o assenza di emergenza o urgenza di trattamento.

Il codice rosso è riservato ai casi più gravi con alterazione dei parametri vitali e, in questi casi, la paziente si presenta in pericolo di vita.

La situazione può riguardare sia condizioni fetali che materne. Il feto risulta in pericolo oltre le 24 settimane gestazionali se presenta una forte bradicardia (al di sotto dei 110 bpm), assenza di battito, o tachicardia severa.
La madre sarà in condizione di pericolo in alcuni casi, da tenere bene in mente anche da parte dei meno esperti.

Uno stato di incoscienza o di alterazione della coscienza (valutabile ad esempio con la cosiddetta Coma Glasgow Scale) dovrebbe immediatamente allarmare gli operatori che accolgono la paziente. Allo stesso modo uno stato convulsivo che potrebbe dipendere da varie situazioni: eclampsia acuta, condizione epilettica già presente nella donna, stati febbrili gravi.

Una dispnea (alterazioni del respiro, con frequenza degli atti respiratori superiore ai 30 al minuti, e con una saturazione dell’ossigeno notevolmente ridotta), parametri vitali alterati (variazioni notevoli di pressione artesiosa al di sopra o al di sotto dei valori normali, temperatura in eccesso o difetto) sono gli elementi immediatamente da valutare.

Anche una cefalea severa, un dolore epigastrico a barra, dolore addominale (potenzialmente classificabile all’interno del quadro dell’addome acuto), utero ligneo e costantemente contratto sono elementi gravi e che vengono classificati con il codice rosso.

Quali sono le condizioni più frequenti nel triage del codice rosso? Innanzitutto un’emorragia antepartum, quindi un sanguinamento massivo (con sangue color rosso vivo) che potrebbe tradursi in un distacco intempestivo di placenta, gravissimo per la salute di mamma e bambino, soprattutto per il rischio di shock ipovolemico emorragico che ne potrebbe conseguire.

Infine, non è da sottovalutare il prolasso del funicolo, ovvero quella condizione in cui il cordone ombelicale precede la parte presentata (in genere la testa, in presentazione cefalica) all’interno del canale del parto, quindi al di fuori del collo dell’utero o addirittura dei genitali esterni.

Il trattamento in tutte queste condizioni deve essere repentino ed efficace, soprattutto richiedere e provvedere se necessario ad un taglio cesareo d’urgenza per ristabilire almeno l’equilibrio dei parametri vitali materni e fetali.

Anche un premito irrefrenabile da periodo espulsivo rientra nella sfera dei codici rossi, nonostante non si tratti di una condizione in cui si ha pericolo di vita, ma semplicemente una situazione che comporta impellenza di espletamento e trattamento, non consona ad un “ambiente di accettazione”, quale il pronto soccorso o ambulatorio ostetrico, e non una sala parto.