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Che cos’è l’Elimination Communication: senza pannolino sin dalla nascita

Negli anni, i pannolini hanno avuto una loro evoluzione, sono stati infatti perfezionati sempre di più per l’esigenze igieniche dei bambini, ma anche per l’impatto ambientale, basti pensare a quelli lavabili. Nonostante ciò, vige una teoria dal nome EC elimination communication o IPT infat potty training, ossia educazione precoce al vasino, coniata da Ingrid Baur in un suo libro, che sostiene la capacità del neonato di riuscire a far capire alla sua mamma quando deve fare i suoi bisogni, permettendo di esser portato sin da subito in bagno e senza ricorrere quindi al pannolino stesso.

Con questa pratica avviene nel lattante un’educazione dello sfintere a partire dalla sua nascita, perché il pargolo è in realtà capace di controllare sia la muscolatura per la defecazione che per la minzione.

In uno studio condotto nel 2004 dal titolo “Educazione assistita al vasino in una famiglia occidentale”, pubblicato sulla rivista “The Journal of Developmental and Behavioral Pediatrics“, si descrive come il poppante abbia un controllo sfinterale involontario che lo porta a fare i suoi bisogni in determinati orari e dopo certi momenti.

Quindi, attraverso l’osservazione dei genitori, si potrebbe stabilire una comunicazione capace a preventivare l’esigenza fisiologica del bebè portandolo subito nella posizione accovacciata per facilitare l’eventuale defecazione o minzione, senza ricorrere al pannolino. Da ciò viene ribaltata la teoria pediatrica che sostiene da sempre che il momento giusto per lo “spannolinamento” è a partire dai 18 mesi a causa di un pieno controllo dello sfintere.

In sostanza la mamma si dovrebbe affidare al suo istinto, ma in realtà i segnali per applicare questa pratica sono:

  1. Ascoltare e comprendere la tipologia di pianto e di suoni del neonato.
  2. Guardare se si tocca il pancino o i genitali, soprattutto i maschietti che giocano in modo irrequieto con il pisellino muovendolo continuamente.
  3. Vedere quando ci sono delle contrazioni nel viso del bebè.
  4. Osservare se cambia di colore in volto, perché se deve defecare, diviene pallido o rossastro a seconda se sta sforzando la muscolatura o meno.
  5. Se si gira spesso nel lettino.
  6. Se Trattiene il respiro.
  7. Quando si ferma improvvisamente mentre sta muovendo le gambette o le manine.

La vera difficoltà sta nel superare il momento cruciale delle prime settimane di vita del bebè, perché madre e figlio devono imparare a conoscersi, ecco quindi che inizialmente si può prevenire l’esigenza fisica portando il pargolo in bagno magari prima che pianga. Il neonato verrà quindi appoggiato, finché piccino, al lavandino, sostenendogli le gambette piegate esternamente al lavabo, per poi passare verso i 7/8 mesi di vita al vasino.

Gli aspetti positivi dell’Elimination Communication sarebbero, secondo la sostenitrice Ingrid Bauer, che così facendo si stabilisce sin da subito un legame importante fra madre e figlio, per non parlare del forte impatto ambientale che vi è quando non si consumano i pannolini.

In realtà anche se per noi mamme occidentali sembra una vera utopia questa teoria, c’è da dire che alcune persone hanno realmente adottato con efficacia il metodo descritto, e non solo oggi, ma già anticamente quando non vi era tutto questo consumismo. Ma se ci pensiamo bene, l’ascolto del neonato avviene sin da subito: la mamma, grazie alle lamentele del piccino, capisce se vuol mangiare o dormire, perciò secondo i sostenitori di questa teoria, non dovrebbe esser difficile abituarlo. Dunque, a voi la scelta di usare o meno questa pratica che comunque richiede un’attenzione costante maggiore e impeccabile da parte dei genitori.