Cesareo e infezione della ferita chirurgica: cosa succede?

Non raramente capita che la donna, in seguito al parto e quindi durante il puerperio, viva uno stato febbrile che non è assolutamente da sottovalutare. La febbre puerperale coinvolge dal 5 al 10% delle puerpere e spesso si associa ad infezioni sistemiche o locali.

Difatti, la sintomatologia delle infezioni varia proprio in base alla localizzazione e in base alla causa dell’ infezione stessa. Proprio in seguito al taglio cesareo (ma anche dopo episiorrafia, cioè la sutura del “taglio perineale” nel parto spontaneo) non sono poco frequenti le infezioni della ferita chirurgica.

Innanzitutto, si presenta eritema associato ad un incremento della consistenza dei tessuti intorno alla ferita con presenza di pus, infiammazione e febbre, dolore, calore localizzato. Tutto potrebbe prevedere e richiedere l’inserimento di un drenaggio per poter smaltire i liquidi o il pus formatisi.

Tra le varie tipologie di infezioni, quella da Clostridium potrebbe generare bolle, tessuto necrotico (in altre parole deteriorato) fino a segni sistemici e che coinvolgono tutto l’ organismo: dall’insufficienza renale, al collasso cardiovascolare e all’ emolisi.

Anche lo Streptococco emolitico del gruppo A comporta febbre al di sopra de 38 ° C, insufficienza vascolare, resistenza agli antibiotici.

Naturalmente, non è assolutamente necessario lasciarsi spaventare da tutte queste condizioni se si effettuano controlli nella gestione dell’ infezione e dell’ igiene della ferita chirurgica.

Diversi sono i fattori di rischio, primi fra tutti il diabete e l’obesità e, soprattutto, una ferita chirurgica chiusa non in modo preciso e non medicata con sterilità e pulizia.

Ovviamente l’infezione può essere più o meno severa, soprattutto nel coinvolgimento di più tessuti:superficiale(cute e sottocute), profonda (tessuti sottostanti) o di cavità (se riguarda organi coinvolti nell’ intervento).

La prima mossa è quella di effettuare un tampone del secreto della ferita per poter definire correttamente l’ organismo responsabile dell’ infezione. In seguito è opportuno pulire e drenare le infezioni superficiali ed intraprendere una terapia antibiotica, alla quale può aggiungersi un antidolorifico per ridurre il dolore localmente indotto dall’ infezione.