Taglio cesareo e parto spontaneo
Si discute spesso sui benefici del parto spontaneo rispetto al taglio cesareo, e si finisce sempre per demonizzare l’intervento chirurgico. Da un lato, però, è vero che partorire per via naturale avrebbe benefici in più per mamma e bambino; così come è altrettanto opportuno ricordare che il cesareo acquisisce validità solo se strettamente appropriato. Oggi, in tutto il mondo, ma soprattutto in Italia, si assiste a una crescita ingiustificata della percentuale di parti operativi addominali; per queste ragioni va distinto il cesareo come salvavita, da quello ingiustificato.
Taglio cesareo e adattamento neonatale
La Letteratura Scientifica concorda sul fatto che effettivamente il taglio cesareo rende più difficile l’adattamento del neonato alla vita extra uterina; questa considerazione non vale per i cesarei eseguiti in regime di urgenza, ma solo per quelli che potevano essere evitati. Il neonato, infatti, specie nelle prime ore dalla nascita, vive momenti cruciali che determineranno il suo benessere per tutta la vita. Il parto spontaneo, e il transito del feto nel canale del parto, servono a rendere il nascituro partecipe dell’evento nascita; tutto ciò favorisce un adattamento progressivo e una venuta al mondo più serena.
Parto spontaneo e microbioma
Il transito del feto non avrebbe solo dei benefici respiratori e metabolici, ma anche immunologici. Quando il piccolo nasce spontaneamente ingerisce alcuni dei batteri che andranno a colonizzare il suo intestino; il passaggio dalla vagina, inoltre, lo ricopre sia della flora vaginale che di quella fecale materna. Il tutto è finalizzato alla creazione del microbioma: insieme di patrimonio genetico e interazioni ambientali di un organismo (in questo caso l’essere umano). Il tutto nel parto cesareo è mancante, perché i primi batteri che colonizzano il neonato sono quelli ospedalieri; questa mancanza, inoltre, sembrerebbe favorire l’insorgenza di diabete, obesità, asma, allergie alimentari e ai pollini nella vita adulta.
Microbioma e taglio cesareo: la ricerca
Come è possibile allora dare gli stessi benefici di un parto spontaneo ai nati con l’intervento chirurgico? Jose Clemente, immunologo della Mount Sinai School of Medicine di New York, ha messo in atto una procedura sperimentale: cospargere i bambini nati da cesareo con i batteri vaginali della mamma.
L’esperimento è stato condotto grazie a un piccolo numero di future mamme (18 mamme, di cui 11 con cesarei programmati e 4 che hanno rappresentato il gruppo di controllo); a queste è stato chiesto di porre per un’ora una garza in vagina, che veniva rimossa poco prima dell’intervento. La garza, a 2 minuti dalla nascita veniva tamponata sul corpo del neonato; lo scopo era di passargli batteri, funghi e virus di natura materna. Proprio questi garantiscono la neoformazione del microbioma del bambino.
Successivamente, nel primo mese di vita, nei nati tamponati rispetto ai non tamponati, sono state evidenziate colonie batteriche più similari a quelle dei nati spontaneamente (specie sulla pelle, nell’intestino e nella bocca).
In aggiunta, andrebbero verificati i risultati a lungo termine (almeno fino a un anno di vita). Sebbene la procedura non sembri delle migliori, va sempre considerato che rende il cesareo più vicino a un parto per via naturale. Infine, va ricordato che sono escluse da tale procedura le mamme che hanno la positività dei tamponi per la ricerca dello streptococco beta-emolitico; purtroppo i batteri di queste future mamme non darebbero alcun beneficio aggiunto al nuovo nato.