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Bambino che piange: i rimedi da provare per farlo smettere

Bambino che piange

Attraverso il pianto il bebè richiama le attenzioni dei genitori e di coloro che si prendono cura di lui, per soddisfare i propri bisogni. A volte è facile capire di cosa ha bisogno in quel preciso momento e riusciamo a calmarlo; altre volte ci assale una grande frustrazione perché sembra che niente riesca a consolarlo

Perché il neonato piange?

Non potendo manifestare i suoi bisogni in altro modo, il bimbo piange. Dopo il rientro dall’ospedale, soprattutto se siamo primipare, ci allarmiamo subito appena sentiamo il bambino che piange. Se lo attacchiamo al seno o li porgiamo il biberon e lui lo rifiuta, pensiamo subito che non stia bene. In realtà il bebè può manifestare il desiderio di essere tenuto in braccio dalla mamma, per sentire il suo odore o ascoltare il battito cardiaco che tanto lo ha cullato durante la gravidanza.

Il bebè ha trascorso la gestazione in stretta simbiosi con la mamma, è normale che un neonato di una settimana senta la necessità di stare in contatto con lei. Un abbraccio avvolgente sicuramente non lo rifiuterà. I pediatri consigliano, proprio per farlo sentire protetto, nelle prime fasi dopo il parto, di disporlo nella carrozzina o nella culla tra una asciugamano arrotolato o nel cuscino per l’allattamento.

Come capire se il bimbo piange perché ha fame? Quali sono i segnali da osservare? Inizialmente l’allattamento avviene ogni 3 ore. Alcuni piccoli in poco tempo svuotano il seno o il biberon, altri mangiano un pochino, poi si addormentano e quando la mamma pensa che non vogliono più poppare, adagiandoli nella culla, ricominciano con un pianto disperato.

Appena inizia ad avere fame il neonato gira la testina in cerca del seno o della tettarella; quindi si mette la manina, chiusa a pugno, in bocca, poi inizia una crisi di pianto fino all’arrivo del latte.

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Neonato 1 mese

In alcuni casi, specialmente se il neonato piange la sera, il motivo può essere legato ad episodi di meteorismo oppure a qualche colica gassosa. Durate il momento più acuto del fenomeno il pianto del neonato è davvero inconsolabile.

Il suo viso diventa paonazzo; piega le gambine o le stende mantenendole rigide per il dolore. Possiamo aiutarlo a superare questa difficoltà tenendolo prono sull’avambraccio, con la nostra mano sul suo pancino, in modo che il calore dell’arto faciliti la fuoriuscita dell’aria.

Quando il bebè piega le gambe, con l’altra mano possiamo mantenerle piegate. Il piccino, cercando di stenderle butterà fuori l’aria. Una volta passata la colica, per mantenere il pancino morbido ed evitare il ripetersi del doloroso episodio, possiamo fare dei massaggi sulla sua pancia, partendo dal pube in senso orario.

Il bimbo piange anche se è troppo coperto, perché è accaldato; se è infastidito da qualche stimolo esterno, un rumore intermittente intenso, una luce eccessiva. E’ importante scegliere il luogo dove posizioniamo la culla per facilitare il suo riposo.

Bimbo che piange

Il bimbo neonato può piangere per tanti altri motivi. Dopo i 4 mesi, ad esempio una bimba che piange, portando il ditino in bocca, manifestando irrequietezza ed aumento della salivazione, potrebbe essere vicina all’eruzione del primo dentino.

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Se il bebè è più grandicello, può iniziare a piangere perché la sua mamma non è vicina a lui. Verso i 7-8 mesi, infatti, il bambino riconosce e distingue i familiari dagli estranei. Se lo prende in braccio una persona diversa dalla mamma potrebbe avere una reazione di pianto inconsolabile. E’ una fase fisiologica che segna il passaggio dalla relazione simbiotica, di stretto contatto con la mamma alla socialità. È un processo che consente al piccino di comprendere che è una persona distinta dalla madre.

Per facilitare il tutto è importante incoraggiarlo ad andare in braccio ad altri familiari, alle maestre del nido, senza forzarlo o rimproverarlo se non vuole. Salutarlo, trasmettendogli fiducia verso chi si prende cura di lui, in assenza dei genitori, sarà un’ottima strategia.

Spesso le mamme che tengono in braccio i loro bebè, trascorrendo del tempo a coccolarli, oltre che a nutrirli, vengono criticate e rimproverate di crescere un bambino viziato. In realtà il bambino svilupperà l’autonomia partendo da una “base sicura”. Proprio la sicurezza del contatto amorevole con i genitore, farà di lui un bambino prima ed un adulto, poi, consapevole delle proprie qualità e in grado di affrontare le occasioni e le difficoltà della vita, ad iniziare dalle prime esplorazioni del mondo che lo circonda.

Una volta che il bebè avrà fatta propria e avrà interiorizzato questa sicurezza, svilupperà la fiducia in sé stesso, base ideale per un buon senso d’identità e per l’autonomia.