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Bambini nofed : 5 motivi per cui non mangiano

Secondo una ricerca pubblicata sulla famigerata rivista Clinical Nutrition, e coordinata dall’Università di Messina, in collaborazione con l’Università di Gerusalemme ed un gruppo di gastroenterologi pediatri israeliani, alcuni bambini affrontano la propria alimentazione in modo sbagliato attraverso un comportamento non adeguato durante le ore dei pasti. Osservando gli atteggiamenti dei piccoli commensali a tavola, gli studiosi hanno svelato l’insorgere di un nuovo disturbo nutrizionale definito Nofed(non organic feeding disorders) .

Con questa terminologia non si parla di bambini inappetenti, ma di abitudini alimentari scorrette che a lungo andare possono diventare vere e proprie patologie. Il figliolo che presenta questo disagio generalmente non armonizza il ritmo dei pasti, è schizzinoso, non distingue il sintomo della fame da quello della sazietà fino al rifiuto totale del cibo. Questi bimbi sono a loro volta nominati Picky Eaters (palati più esigenti) perché non consumano un pasto completo a tavola, ma mangiano qualche spuntino ridotto durante la giornata. La causa di ciò va individuata in uno svezzamento lento o addirittura nella sfera emotiva del bambino, ecco perciò che i bambini con comportamento Nofed sono suddivisi in 5 categorie:

  1. I perfezionisti: ossia si rifiutano di mangiare ciò che è stato precedentemente assaggiato da altri e che quindi non conserva una forma integra, e assumono quindi un comportamento schizzinoso nei riguardi del cibo presentato.
  2. I sensoriali: non accettano lo svezzamento perché percepiscono un cambiamento alimentare dovuto proprio alla sensibilità verso l’odore della pietanza o la consistenza.
  3. I preferenziali o notturni : mangiano quando vogliono, prediligendo le ore del sonno e rifiutano di assaggiare cibi nuovi o mescolati ad altri .
  4. I comportamentali: che non vogliono sedersi a tavola ma mangiare rincorsi per casa o con pretese assurde.
  5. I traumatici: bambini che a causa di un evento spiacevole, come un principio di soffocamento, hanno paura di mangiare e deglutire.

Secondo quanto evidenziato dai medici: “Il bambino non deve essere forzato è un processo che va sviluppato soprattutto all’interno della famiglia, ma che deve essere supportato in una prima fase dallo stesso pediatra di base, spesso il primo ad intercettare disturbi nell’alimentazione”. A volte ci vogliono molti tentativi per introdurre un nuovo alimento ma i genitori non devono demordere, anzi è necessario pazientare senza costringere il piccolo.