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Bambini: la crisi dell’ottavo mese

Non riconoscete più il vostro tranquillo neonato, che magari faceva le sue notti già da un bel pezzo, progrediva tranquillo nel suo svezzamento e non aveva problemi ad andare in braccio di parenti e amici a lui più o meno estranei? E’ una fase passeggera destinata a passare!

Più diffusamente questa fase è nota come “crisi dell’ottavo mese”. Si tratta del momento che segna il passaggio alla consapevolezza di sé: il bambino ha capito che lui (o lei) e la mamma sono due entità diverse e separate. Vive dunque con frustrazione l’assenza della mamma e con piacere la sua presenza. Al tempo stesso, l’accresciuta conoscenza di sé e la sua naturale ambivalenza tra il desiderio di conoscere ed esplorare il mondo, cominciando a muoversi, e la paura di allontanarsi troppo, sono fattori che possono contribuire a rendere il bambino nervoso e irritabile. Inoltre, il bebè potrebbe cominciare a temere gli estranei.

Mamme, siate pazienti! Questo è il primo consiglio che vi diamo. Si tratta di una fase prevedibile e naturale: non è il caso di preoccuparsi o svilirsi. Per quanto riguarda la paura degli estranei, i genitori o le persone che stanno con il bambino dovrebbero evitare di “imporre” la socializzazione con gli altri se il bebè chiaramente non la gradisce. Evitiamo anche di attribuire etichette al piccolo (“E’ un timidone!” oppure “E’ pauroso!”) perché i bambini sono in grado di capire, se non tutto, almeno il tono di quello che viene detto loro o su di loro: insomma, se li etichettate in un certo modo, è probabile che diventeranno davvero come “li dipingete”, citando il vecchio film Chi ha incastrato Roger Rabbit.

L’ottavo mese può essere difficile anche perché spesso coincide con il rientro della mamma a lavorare: “all’ansia da separazione” naturale si affianca così una separazione prolungata alla quale il bambino deve imparare ad abituarsi. Anche per questo motivo, è probabile che vostro figlio ricominci a svegliarsi di notte e a desiderare una o più poppate notturne.

Una mamma ci ha scritto proprio a questo proposito, sentite: “Ho una bimba di 8 mesi, allatto ancora però adesso il problema che ho cominciato a lavorare e lei si sveglia 3 volte anche più e sinceramente sono esausta. Ho provato il latte artificiale e non cambia nulla, il giorno fa un’oretta di sonno verso le 9 e poi un’altra ora il pomeriggio. Non è dormigliona però neanche la notte…

Come affrontare questa situazione? Da mamma, mi sentirei di dire che si tratta di una condizione del tutto naturale. La bambina ha un’età in cui sente che la mamma è staccata da sé; per motivi lavorativi la vede meno durante il giorno; magari ha cominciato anche a gattonare, strisciare, rotolarsi, dunque ha iniziato a conoscere il suo piccolo, grande mondo con una sempre maggiore autonomia. Tutte queste variabili possono portare la bambina a non dormire serenamente come, forse, faceva prima. D’altro canto, è possibile che la mamma, ora meno presente durante il giorno con sua figlia perché è tornata a lavorare, interiormente e inconsapevolmente senta di “doverci essere” di notte, ossia più facilmente sia disponibile alla poppata notturna, che magari alla bambina non servirebbe. I bambini captano i nostri sensi di colpa interiori (anche se del tutto infondati!) e capita che si comportino in un certo modo proprio “per noi”.

Allora, che fare? Per aiutare un bambino a dormire c’è bisogno di una grande forza di volontà e di una grande convinzione. Ingredienti che devono aumentare quando il bebè ha 8 mesi. Proviamo a dare qui qualche indicazione pratica.

  • Alcuni bambini traggono giovamento dall’anticipare leggermente la nanna: si può provare a metterli a letto mezzora prima e vedere quello che succede.
  • Per provare a risolvere il sonno notturno, intorno all’anno di vita (ma si può forse provare anche prima) il famoso pediatra T. Berry Brazelton propone di svegliare il bambino intorno alle 22-23 per una poppata supplementare, per poi riaddormentarlo: in sostanza, il ciclo del sonno del bambino viene spezzato artificialmente dal genitore e in questo modo spesso capita che il bambino dorma filato fino alle 6.
  • Può darsi che il bambino o la bambina si sveglino per esercitarsi nelle attività che fanno durante il giorno: aggrapparsi alle sponde del lettino, tentare qualche movimento, gattonare. I genitori possono fargli capire che quello è il momento di dormire, soprattutto rinforzando la routine che precede la nanna: ognuno troverà la sua sequenza, ma normalmente i momenti sono cena, favola, bagnetto, nanna.
  • Talvolta, quelli che a noi genitori sembrano risvegli, sono solo lamenti nel sonno. Si può provare a mettere in pratica la teoria “aspettiamo e vediamo”. Magari dopo 5 minuti di pianto il piccolo o la piccola si rimetteranno tranquillamente a dormire (in realtà, non hanno mai smesso).
  • Personalmente credo molto nella capacità del dialogo con il proprio bambino: nell’ultima parte del pomeriggio, da quando preparate la cena a quando gli fate indossare il pigiamino, ricordate di ripetere spesso che “stiamo per andare a fare la nanna”. Può darsi che vostro figlio abbia bisogno di qualche rassicurazione in più su quello che gli sta per capitare, specialmente in questo mese critico della sua esistenza.