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Bambini all’asilo nido? Per la scienza sono meno intelligenti

Necessità per alcuni, obbligo per altri, l’asilo nido rappresenta una realtà fondamentale per i genitori, che scelgono di iscrivere i propri bambini in questi tipi di istituti, per evitare di lasciarli soli, causa lavoro e impegni, o per anticipare il loro ingresso nella realtà scolastica. Forse non tutti sanno, pero, che il nido rischia di ridurre l’intelligenza del bambino.

Questa è la conclusione a cui è giunto Andrea Ichino, economista italiano, professore dell’Alma Mater e dell’European University Institute, dopo uno studio condotto con i ricercatori Margherita Fort e Giulio Zanella: secondo i suoi studi, i bambini che frequentano l’asilo nido da 0 a 2 anni rischiano una riduzione del Q.I. pari allo 0,5 tra gli 8 e i 14 anni.

A risentirne, in particolare, le bambine, per natura più mature dei maschietti. “Una possibile interpretazione del risultato che ha destato più scalpore è che i bambini che frequentano il nido in giovanissima età beneficiano di minori interazioni 1 a 1 con gli adulti. E queste interazioni sono particolarmente rilevanti per lo sviluppo cognitivo nei primi anni di vita” ha spiegato il ricercatore a Donna Moderna, per poi concludere: “Nei piccoli che non vanno al nido, le forme privilegiate di cura coinvolgono, in ordine di importanza, nonni, genitori o baby-sitter (non necessariamente la mamma), che implicano un coefficiente adulto-bambino 1:1. Con la crescita, invece, gli equilibri si modificano e diventa importante anche la socializzazione con altri bambini“.


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Studi più approfonditi sul tema non sono ancora stati fatti, per cui è bene riflettere con la dovuta cautela riguardo questo studio, e non giungere a conclusioni affrettate. Tuttavia, il professor Ichino ha aperto un dibattito destinato a tenere banco per ancora molto tempo.