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Arriva il Ticket per l’Eterologa: la Lombardia si dissocia

La fecondazione medicalmente assistita si definisce “eterologa” qualora uno dei due partner dovesse ricorrere ad un donatore esterno a causa di una situazione irreversibile di sterilità. I gameti esterni in questione (liquido seminale o ovociti) appartengono a donatori estranei alla coppia che restano in anonimato, salvo il verificarsi di particolari condizioni.

Sono oltre 4000 le coppie che ogni anno si rivolgono all’estero per praticare la fecondazione eterologa, che è stata vietata in Italia fino alla sentenza della Consulta dello scorso aprile, che ha dichiarato l’illegittimità costituzionale del divieto previsto dalla legge 40.

Dopo il via all’eterologa pubblica in Italia, arrivato nei primi di settembre, si è giunti ieri ad una decisione unanime da parte delle singole regioni. La fecondazione eterologa avrà un ticket unico entro gennaio, il cui costo oscillerà tra le 400 e le 600 euro, l’utile necessario a coprire le spese sanitarie.

Il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ha annunciato che presto ci sarà l’inserimento delle prestazioni sanitarie attinenti alla fecondazione eterologa nei L.E.A. (livelli essenziali di assistenza) e ha fatto ricorso alla Direttiva Europea 17/2006 per quanto riguarda le leggi sui donatori.

I punti principali sono: i test da effettuare ai donatori per garantire il loro stato di salute; le loro soglie d’età (fissate dai 18 ai 40 per gli uomini e dai 20 ai 35 per le donne); il numero massimo di figli (fissato a 10 per donatore, salvo casi particolari in cui una famiglia che ha già avuto dei figli da quel donatore richieda un’altro figlio dallo stesso donatore); l’istituzione di un Registro Nazionale dei donatori, che consenta una completa tracciabilità nato-donatore; l’accesso ai dati clinici del donatore in caso di comprovata compromissione della salute del figlio.

La Lombardia di Roberto Maroni però si dissocia. La lega Nord si è rifiutata di aderire a questo protocollo, e in attesa di una legge Nazionale  ha dichiarato “la fecondazione eterologa nella nostra regione costerà tra i 1.500 e 4.000 euro, a seconda della tecnica che dovrà essere utilizzata”.

La scelta di non adesione è stata giustificata con la volontà di evitare problemi etici e di bilancio, come ha spiegato  il vice-presidente e assessore alla Salute Mario Mantovani. A quanto pare infatti la fecondazione eterologa graverebbe sulle spese sanitarie per un bilancio di circa 15 milioni di euro.

A replicare questa decisione è il centro-sinistra lombardo, che attacca duramente l’opposizione: “Stiamo assistendo ad un vero accanimento integralista, nel subdolo tentativo di intralciare l’esercizio di un diritto sancito dalla costituzione. Con il risultato di buttare a mare i centri di procreazione medicalmente assistita e di porre in pericolosa concorrenza il pubblico con il privato ha commentato  il capogruppo della lista Patto Civico, Lucia Castellano.