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Allattare troppo a lungo fa male alla mamma e al bambino?

Allattare troppo a lungo espone il bambino allo sviluppo di carie dentali e nella mamma raddoppia l’incidenza di osteoporosi in Menopausa. Lo hanno dimostrato due studi: il primo condotto all’università di California e pubblicato sulla rivista Annals of Epidemiology, il secondo dai ricercatori del National Medical Center in Messico. Quindi così come il non allattare al seno comporta dei rischi per la madre e per il bambino, anche l’allattare troppo a lungo pare essere controproducente.

Gli esseri umani sono gli unici mammiferi al mondo per i quali sul tema allattamento vige l’anarchia totale. Tutti gli altri animali mammiferi allattano secondo natura, senza preoccuparsi di quanto latte producano e di quanto peso prendano i cuccioli. Semplicemente allattano, e terminano quando il loro cucciolo ha denti sufficienti per nutrirsi da solo. Tra esseri umani invece non si capisce bene perchè l’allattamento presenta sempre dei problemi fisici o psicologici, reali o inventati. Allora c’è chi sceglie di non allattare, chi allatta per una settimana, chi da le “aggiuntine”, chi attacca il bambino per due anni e oltre.

Lo studio condotto in California ha dimostrato che su 458 bambini analizzati, tra i bambini che erano stati allatti al seno per due anni il 40% aveva sviluppato delle carie dentarie, mentre tra quelli allattati oltre i trentotto mesi la percentuale sale fino al 48%. La causa delle carie è legata non solo alle sostanze che si trovano nel latte materno, ma sopratuttoal movimento di suzione che impedisce alla saliva di proteggere i denti dall’attacco dei batteri. Inoltre come tutti sanno anche la masticazione favorisce la mineralizzazione dei denti. E’ verosimile pensare che nei bambini allattati al seno si riduca il numero di spuntini solidi a favore del seno, e che quindi venga meno una sufficiente masticazione.

Quanto allo studio condotto in Messico sul rischio di osteoporosi si è analizzato che per le donne che allattano oltre l’anno comincia ad aumentare il rischio di incidenza di osteoporosi in menopausa, e oltre i 32 mesi il rischio è addirittura raddoppiato. È possibile consultare lo studio sulla rivista Menopause.

Chi allatta al seno compie un atto naturale, istintivo e sicuramente pieno di benefici per sè e per il suo bambino. Ma come sanno bene tutti i mammiferi della terra, il periodo dell’allattamento ha un limite, come la gravidanza, e questo limite non è arbitrario ma stabilito dalla natura stessa. Andare oltre questo limite potrebbe essere controproducente per la mamma come per il bambino. Se prima lo si poteva solo supporre adesso è confermato dalla scienza.

Non si può inoltre non considerare gli aspetti psicologici che sono legati alla pratica dell’allattamento, anche perchè oltre l’anno di vita l’allattamento è un gesto puramente psicologico dato che perde ormai le sue funzioni di nutrimento. Offrire il seno ad un bimbo che si nutre già di cibi solidi vuol dire rendersi disponibili a placare momentaneamente le frustrazioni del bambino e le sue insicurezze. Ma come sostiene la psicologia, perchè queste frustrazioni scompaiano del tutto è necessario che il bambino impari a gestirle, cioè che sviluppi anche una autonomia, in quei gesti di auto consolazione che impara a compiere solo in assenza della mamma.

Quindi è d’obbligo riflettere sul doppio messaggio che stiamo dando al nostro bambino: da un lato c’è il roseo “ti coccolo e ti proteggo” dall’altro, il lato oscuro del “ti mantengo piccolo e dipendente da me”. A questo punto è d’obbligo domandarsi se sia davvero il bambino ad avere ancora bisogno del seno oppure la madre ad avere bisogno di creare in lui questo continuo bisogno.