Aborti spontanei ripetuti: gli esami, le possibili cause e le cure

Si definisce poliabortività la condizione in cui si susseguano due aborti spontanei ripetuti. Questa evenienza potrebbe essere del tutto casuale se le gravidanze si sono interrotte nelle prime settimane, periodo in cui è facile andare incontro ad un aborto spontaneo, mentre potrebbero essere necessari degli esami se gli aborti sono insorti dopo le 12 settimane.

Se si tratta del secondo aborto, la donna stessa potrebbe voler approfondire il suo stato di salute e la sua fertilità, o il medico potrebbe ritener opportuno prescrivere degli esami. Quello di elezione è l’esame istologico del materiale abortivo, che permetterà di identificare malformazioni cromosomiche o genetiche di cui era eventualmente affetto l’embrione.

Qualora non fosse stato possibile raccogliere il materiale abortivo, la mappa cromosomica viene fatta su sangue dei genitori. Le malformazioni cromosomiche rappresentano il 50-50% di tutti gli aborti spontanei, quindi è una delle prime cause possibili.

Un altro esame che il medico potrebbe prescrivere è un dosaggio ormonale. Tal volta infatti una carenza di progesterone prodotto determina una incapacità al mantenimento della gravidanza e quindi un aborto spontaneo. Allo stesso modo una alterazione ormonale da sindrome da ovaio micro policistico o degli ormoni tiroidei potrebbero essere i diretti responsabili.

Un ulteriore esame del sangue è rappresentato dalla curva glicemica, in quanto diabete e ipertensione rappresentano altre possibili cause di un aborto.

In ultimo, se non si è risaliti alla causa si può procedere ad un esame invasivo, l’isteroscopia che ha lo scopo di guardare l’utero dall’interno per verificare eventuali anomalie: utero bicorne, utero setto, endometriosi, miomi, aderenze secondarie a infezioni o interventi all’utero.

Altre cause possono essere di origine autoimmune, come il lupus eritematoso sistemico o la iso-immunizzazione da fattore Rh. Anche alcune malattie del sangue come la trombofilia possono essere responsabili.

Raramente vaginosi e vaginiti batteriche possono essere responsabili di aborti spontanei, piuttosto quando si instaura una PID, cioè una infiammazione pelvica dovuta alla risalita dei batteri dal canale vaginale sino alla pelvi.

Le cure eventuali sottendono la causa, saranno pertanto terapie ormonali in caso di squilibri o patologie endrocrine, farmacologiche in caso di malattie autoimmuni o trombofilie e chiurgiche in caso di neoformazioni, setti e aderenze.

Nella casistica di aborti spontanei si è notato che il corpo materno tenderebbe ad abortire maggiormente i primogeniti maschi.