foto_cavolo

5 storie da raccontare ai figli su come nascono i bambini

Sta arrivando una sorellina o un fratellino, la pancia diventa sempre più grande e il nostro primogenito la guarda con uno sguardo tra l’incuriosito e il misterioso. Da un momento all’altro dobbiamo aspettarci la domanda fatidica: “Mamma, da dove arriva il fratellino? Chi l’ha messo nella pancia e come farà ad uscire?”. A questo punto sta a noi genitori decidere il da farsi, se dare una risposta il più vicina possibile alla realtà oppure se spiegare come nascono i bambini come se fosse una favola meravigliosa. Sono gli stessi psicologici che consigliano di rispettare l’età del bambino ma di essere noi i primi a dargli le nozioni fondamentali di educazione che sarà innanzitutto educazione affettiva.

Ovviamente se dobbiamo soddisfare la curiosità di un bimbetto ancora in età prescolare, dai 3 ai 5 anni, sarà meglio affidarci a una bella storia, senza distorcere troppo la realtà.

Per esempio quando capita che mio figlio Francesco mi chieda com’è nato gli dò sempre la stessa risposta: io e suo padre ci vogliamo talmente bene che un bel giorno tutto quell’amore non ha trovato più spazio dove stare comodo e allora si è sistemato tutto sulla mia pancia, che è cresciuta fino a diventare un pallone. Intanto l’amore ha preso la forma di un bellissimo bambino che è diventato grande fino a non starci più in quello spazio tanto piccolo. Ha bussato dentro la mia pancia, lo abbiamo sentito e siamo andati dal dottore che l’ha fatto uscire (sull’uscita ancora non ha mai chiesto dettagli e per ora va bene così).

C’è la storia del semino che spinto dal vento ha fatto il giro del mondo fino a quando, un bel giorno, è finito nella bocca di una bella ragazza che dormiva su un prato. In realtà in quel semino c’era un bimbo piccino che è cresciuto fino a quando è venuto fuori da un buchino che tutte le mamme hanno sotto la pancia.

Poi c’è l’intramontabile storia della cicogna che porta i bambini, l’uccello diventato per antonomasia il simbolo delle nascite e che in alcuni casi resiste anche oggi. Ma perché proprio la cicogna? In passato un uccello molto più diffuso di oggi che faceva il nido sui tetti delle case, precisamente nei camini per stare al caldo. Visto che non tutti potevano accendere sempre riscaldarsi, accadeva che il camino venisse acceso solo quando nasceva un bimbo (all’epoca si nasceva in casa), ed era proprio quello il tetto che la cicogna sceglieva per riposare. Per questo motivo la tradizione ha adottato ufficialmente la cicogna come l’uccello che portava, e porta ancora oggi, i neonati.

Arriva sempre dal passato la storia che vuole i bambini nascono sotto i cavoli, e anche qui c’è una ragione. Per molti secoli, soprattutto nell’Europa centrale, il cavolo è stato l’unico cibo che d’inverno garantiva vitamine e minerali oltre a essere associato alla fecondità poiché impiegava nove mesi per germogliare, crescere e diventare buono da mangiare. A raccoglierli erano le donne, dette ‘levatrici’ proprio come la moderna ostetrica ( leggiamo L’ostetrica: una donna per la donna) perché dovevano tagliare ‘cordone ombelicale’ che legava il cavolo alla terra: così è nata la leggenda dei bimbi che si trovano sotto ai cavoli.

C’è chi il ruolo della cicogna lo affida agli angioletti, a questi bambini con le ali e le guance tutte rosse che di tanto in tanto lasciano la loro nuvola e scendono sulla terra stringendo teneramente tra le braccia un fagottino con dentro un bebè che sistemano nella culla, accanto al lettone di mamma e papà.

Se poi il lieto evento è previsto a dicembre, possiamo farlo arrivare direttamente con la slitta di Babbo Natale!