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40 settimana di gravidanza

40 settimana di gravidanza: cosa bisogna sapere

La quarantesima settimana di gravidanza è un momento particolare per la donna che aspetta un figlio. A quaranta settimane le ostetriche e i ginecologi che seguono una gravidanza, settimana dopo settimana, che sia essa fisiologica o definita “a rischio”, pongono un limite di tempo dal punto di vista clinico, secondo il quale a 40 settimane di gravidanza si possono intensificare i controlli, i quali vengono, per l’appunto offerti alla donna. Ne è un esempio la cardiotocografia, che in condizioni di fisiologia può tranquillamente essere evitata in gravidanza ma che spesso per tranquillità, anche della donna, viene utilizzata e intensificata ad una cadenza giornaliera, dopo le 40 settimane, del cosiddetto tracciato di gravidanza.

40 settimane di gravidanza

Se si arriva a 40 settimane e ancora non succede nulla, non è assolutamente il caso di allarmarsi, perchè quante settimane dura la gravidanza non è in grado di stabilirlo nessuno. In genere, la gestazione ha una durata che varia da 38 settimane compiute a 42 settimane di gravidanza, la differenza aumenta ulteriormente se si mettono a confronto le prime gravidanze rispetto alle gravidanze successive (l’inizio del travaglio al secondo figlio ha generalmente tempi molto più ridotti). Infatti, solo una ridotta percentuale di donne partorisce nel giorno indicato come “data presunta del parto” (che corrisponde alla 40 settimana di gravidanza) e la maggior parte partorisce spontaneamente entro la 41 settimana di gravidanza.

Non è chiaro quante settimane dura una gravidanza, nè tantomeno a quante settimane si partorisce, anche nella stessa donna le gravidanze hanno caratteristiche e durata diverse. Inoltre, si avanzano continuamente diverse ipotesi riguardo il meccanismo che fa iniziare il travaglio, secondo alcune più fattori agiscono in sinergia affinché ciò avvenga: l’invecchiamento della placenta, il liquido amniotico ridotto, l’aumento nel sangue dell’ossitocina (ormone determinante per le contrazioni) e degli estrogeni, che si verifica proprio a fine gravidanza. Inoltre, la gravidanza risulta influenzata dalla familiarità e dalla durata media dei cicli mestruali, che condiziona la datazione che viene fatta fin dalla 1 settimana di gravidanza.

In Italia si è soliti proporre l’induzione del travaglio di parto ad ogni donna che abbia superato le 41 settimane di gravidanza e tre giorni: ogni operatore sanitario ha il compito di informare la donna sulla precisa situazione clinica della propria gravidanza, in modo che possa decidere consapevolmente cosa comporta indurre il parto e cosa comporta decidere di proseguire la gravidanza, ovviamente con i dovuti controlli (oltre al tracciato in gravidanza). Quando si supera la 42 settimana di gravidanza, quest’ultima viene definita oltre il termine. Non esistono protocolli rigidi, generalmente vengono seguite le linee guida, le quali si rifanno spesso a quelle del Royal College britannico. Un’induzione andrebbe effettuata dopo le 42 settimane di gravidanza e non prima. Ma per vari motivi, spesso il panico delle donne oppure degli stessi operatori, s’induce anticipatamente un travaglio.

40 settimana di gravidanza

A prescindere da quando e come si partorisce gli ultimi giorni di gravidanza sono caratterizzati da particolari segni e sintomi. Sicuramente, avendo raggiunto gli ultimi giorni prima del parto, il peso del bambino è abbastanza percepibile alla donna, soprattutto quando ci sono movimenti fetali eccessivi, si avverte un dolore all’inguine (la gravidanza al termine, in genere, si distingue per i crampi all’inguine e al basso ventre o movimenti fetali dolorosi, dovuti non solo al peso del bambino ma anche al fatto che si sta preparando a nascere).

Superando le 40 settimane di gravidanza, la pancia dura è molto più probabile che non sia una mera risposta dell’utero ai movimenti fetali eccessivi o all’eccessiva attività materna durante la gionrata, ma che sia piuttosto una preparazione al travaglio di parto, i cosiddetti “prodromi”, ecco perchè è indicato un attento monitoraggio delle contrazioni. Inoltre ogni donna che ha seguito un corso di preparazione al parto e che ha chiesto consiglio alla propria ostetrica, sa distinguere le contrazioni preparatorie (che in una prima gravidanza, in genere, caratterizzano l’ultima settimana di gravidanza o comunque gli ultimi giorni) da quelle del travaglio attivo.

Spesso i controlli si intensificano una volta guinte alla 40 settimana di gravidanza, e nessun sintomo ci fa capire che il parto potrebbe essere vicino, e quindi si eseguono ecografie e tracciati soprattutto per controllare la crescita del neonato, i suoi movimenti e che ci sia tanto liquido amniotico da rassicurare i genitori sull’andamento fisiologico della gravidanza. In questo caso semplicemente non è ancora arrivato il momento della nascita, mamma e figlio non sono ancora pronti a questo importante evento, e non bisogna avere fretta e non bisogna interrompere il naturale susseguirsi degli eventi finché sia la mamma che il bambino sono in perfetta salute e vivono bene.