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Violenza sui bambini: 10 segnali da non sottovalutare

Violenza sui minori: cos’è e come prevenirla

Uno degli argomenti più scabrosi della cronaca nera è senza dubbio quello che riguarda gli abusi sui minori. Non solo i genitori, ma ogni adulto dovrebbe essere in grado di capire quando qualcosa non va nel bambino che ha di fronte. Questa breve guida nasce con l’intento di fare chiarezza sui diversi tipi di violenza, su come riconoscerla tempestivamente e su come agire per proteggere la vittima.
Attenzione: quanto riportato è indicativo e frutto di una sintesi delle più recenti ricerche scientifiche in materia, ma non si intende in nessun modo sostituire il parere del pediatra o del medico specialista, da consultare in caso di dubbi.

L’istinto materno

Ogni madre porta con sé l’istinto primordiale di proteggere il suo cucciolo. È qualcosa di innato, profondo, ancestrale, che ci guida verso il modo migliore di prenderci cura della creatura che abbiamo messo al mondo e garantire la sopravvivenza della specie.
Per questo scegliamo con attenzione le persone a cui affidare i nostri figli, non senza un timore costante che possa succedere qualcosa mentre non ci siamo, non poterli consolare se si fanno male o, peggio, non poter essere presenti per evitare qualsiasi imprevisto. Quando pensiamo ai possibili incidenti ci vengono in mente apparenti banalità, come magari un graffio mentre nostro figlio gioca con un altro bambino, un ginocchio sbucciato dopo una caduta dalla bici, un livido dopo essere inciampati in un giocattolo, magari.
Quello a cui raramente pensiamo è un altro tipo di “infortunio”, anzi, una vera e propria sciagura. Parliamo di violenze sui bambini, perpetrate non solo da sconosciuti, ma anche da figure insospettabili: dalle maestre alle educatrici, dai nonni agli amici di famiglia, passando per i genitori stessi (…noi!). I bambini sono vittime non solo inermi, ma anche silenziose. Spesso non hanno ancora sviluppato abilità cognitive e linguistiche tali da permettere loro di comunicare il loro disagio e la loro sofferenza, ed è quindi indispensabile che ogni adulto, genitore o meno, sia in grado di decifrare i segnali che mandano i bambini vittime di violenze, sia psicologiche che fisiche.
Quelli che all’apparenza possono essere banali capricci, in alcuni (rari) casi sono richieste di aiuto: riluttanza nel lasciare il genitore davanti all’asilo, paura di fronte a persone dalle caratteristiche particolari, giocare in modo anomalo con i giocattoli, fare la pipì a letto…
Per non sottovalutare questi indizi, ecco una breve guida sui segnali che dovrebbero far “drizzare le antenne” del nostro istinto e portarci a indagare meglio, e suggerimenti sulle strategie per comunicare con i nostri figli per ottenere le risposte che cerchiamo senza farli sentire sotto pressione.

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I diversi tipi di violenza

Esistono diversi tipi di abusi, e conoscerli è un passo avanti per saperli individuare sul nascere. Generalmente, le violenze vengono divise in fisica, sessuale, psicologica e deprivazione (o incuria).

  • Rientrano nella violenza fisica tutte quelle azioni che provocano un danno per la salute, la sopravvivenza, lo sviluppo e la dignità dell’individuo. Nei bambini viene spesso inflitta sotto forma di punizione violenta attraverso scuotimenti, schiaffi, morsi, pugni e ustioni. Ne fanno le spese maggiormente i piccoli nella fascia di età tra 0 e 4 anni, che ancora non sono in grado di difendersi o reagire.
  • L’incuria e la deprivazione consistono nella prolungata carenza delle più basilari attenzioni necessarie allo sviluppo e al benessere del minore: mancanza di cure mediche, cibo a sufficienza, istruzione scolastica, indumenti adeguati, supporto emotivo, affettivo e psicologico. Solitamente si verifica in condizioni di povertà, o quando i genitori (o chi si occupa del bambino) fanno uso di droghe o alcool o sono affetti da disturbi mentali.
  • Per abuso sessuale si intende ogni atto sessuale che il minore non può comprendere appieno o di cui non ha coscienza, per il quale non è ancora adeguatamente sviluppato e che viola non solo la legge, ma anche norme, convenzioni e tabù sociali. Non solo quindi la penetrazione, ma toccare i genitali, obbligare il minore a compiere un atto sessuale (anche a scopi pedopornografici) o mostrargli i genitali o immagini pornografiche.
  • Meno evidenti ma altrettanto pericolose sono le forme di violenza psicologica e affettiva. In questi casi il bambino viene costretto a un determinato comportamento, insultato, rimproverato con urla, minacciato, discriminato e sottoposto a tutti quei comportamenti ostili che gli precludono l’ambiente affettivo sicuro e stabile necessario al suo sviluppo.

Ognuna di queste forme di abuso danneggia gravemente la personalità e la psiche del minore, con ripercussioni sulla sua vita adulta che possono essere tanto latenti quanto eclatanti e lesive per se stesso e per gli altri.

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1. Segni fisici

I bambini sono notoriamente goffi, spericolati, instancabili e inizialmente impacciati nei movimenti. È normale quindi qualche escoriazione o livido “da gioco”, senza tenere conto che la sensibilità cutanea e la capacità di cicatrizzazione sono soggettive e che alcuni disturbi possono alterarle.
Ciononostante, in caso di dubbi, controllare il corpo dei bambini durante la normale routine del bagnetto è un buon inizio. I segni più comuni di violenza fisica sono:

  • tagli
  • ematomi
  • lividi
  • lesioni nella cavità orale nei bambini piccoli (causata dall’alimentazione forzata con violenza)
  • disturbi del controllo degli sfinteri (enuresi, encopresi)
  • difficoltà di deambulazione
  • disturbi gastrointestinali psicosomatici
  • morsi
  • cute ispessita o cicatrici anomale (per esempio ai lati della bocca, in caso di imbavagliamento)
  • segni sulle unghie
  • occhi neri
  • distorsioni muscolari
  • abrasioni
  • chiazze o gonfiori sul cuoio capelluto (in seguito a violenti strattonamenti dei capelli)

Quando preoccuparsi? Quando i segni di violenza si trovano su parti del corpo inusuali (collo, schiena, guance, genitali, glutei), quando sono palesemente riconducibili a schiaffeggiamento, strette e scuotimenti (pelle rosa scuro o rosso che riporta la forma della mano o dei polpastrelli), all’ustione o all’utilizzo di oggetti come cinture, bastoni, utensili da cucina, etc.
Per quanto riguarda le ustioni, possono essere provocate non solo dalle sigarette o dal ferro da stiro e altri oggetti roventi, ma anche dall’immersione del piccolo in acqua bollente. In questo caso l’ustione avrà la forma di una ciambella, spesso sull’area del sedere, o di macchie sparse causate dagli schizzi.
In presenza di lacerazioni, prurito e sanguinamento dei genitali, dell’ano e della bocca, difficoltà nel camminare e nel sedersi, disturbi del controllo dello sfintere, c’è il rischio che si sia verificato un abuso sessuale.
Tra le violenze fisiche cui sono vittime i neonati, rientra il trauma cranico da abuso (meglio conosciuto come sindrome del bambino scosso). Lo scuotimento violento provoca trauma cranico, edema cerebrale, emorragia retinica e cerebrale. I sintomi sono irritabilità, vomito, sanguinamento della retina, fratture o un sonno molto profondo (a causa dei danni al cervello).

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2. Cambiamenti del comportamento

Un’improvvisa insicurezza, esitazione, paura del contatto fisico, stato di costante allerta, dei movimenti improvvisi e dei suoni forti possono riflettere un disagio interiore che non riescono a elaborare ed esternare. Altri segnali possono essere:

  • disturbi dell’umore (depressivi o bipolari)
  • insorgenza di fobie
  • ipocondria
  • instabilità emotiva
  • autolesionismo
  • ansia da separazione
  • disturbi del linguaggio (balbuzie, estrema timidezza, etc.)
  • passività, paura, sfiducia verso gli adulti
  • disturbi del sonno (insonnia, difficoltà nell’addormentarsi, incubi frequenti, pavor nocturnus)
  • difficoltà relazionali
  • comportamenti ossessivi (per esempio, tic nervosi o rituali ossessivi nella pulizia personale)
  • mancanza di empatia e rimorso
  • regressione (sia verbale che con comportamenti infantili come succhiarsi il dito e bagnare il letto)
  • impulsività
  • difficoltà nella gestione della rabbia
  • conoscenze e comportamenti sessuali (come episodi di atteggiamenti seduttivi verso gli adulti) inadeguati per l’età.

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3. Incuria

Facciamo attenzione quando notiamo un bambino spesso trasandato, stanco, sporco, con i capelli pieni di nodi, denutrito o malato (per esempio, infezioni della pelle o irritazioni cutanee apparentemente non medicate o trattate).
I bambini abbandonati a loro stessi non hanno cibo a sufficienza o vestiti adeguati, non sono sottoposti ai controlli e alle cure mediche necessarie e la loro frequenza scolastica può essere discontinua (o totalmente inesistente). Spesso sono sottopeso ma perfettamente in grado di mangiare da soli. L’assenza dei genitori li lascia indifferenti, non piangono e non mostrano tristezza quando se ne vanno.
Rientra nell’incuria anche non prendersi cura in modo adeguato del bambino e non soddisfare i suoi bisogni affettivi, emotivi e legati allo sviluppo cognitivo, come il fornire stimoli adeguati alla sua età. Ne è un segno evidente il raggiungimento tardivo di alcune tappe dello sviluppo (come la capacità di parlare).
Nei casi più gravi, i minori vengono abbandonati dai genitori o dai responsabili e, incapaci di provvedere a se stessi, muoiono per malattie o fame.

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4. Aggressività

In alcune fasi dello sviluppo infantile l’opporsi all’autorità è un terreno tutto da scoprire, ma oltre determinati limiti e contesti un atteggiamento aggressivo può essere indice di uno stress che il piccolo non riesce a elaborare e sfogare.
I bambini esposti a violenza domestica, che vedono i genitori litigare spesso o addirittura arrivare alle mani, a volte reagiscono con un repentino comportamento aggressivo, manesco, rissoso, con scoppi d’ira e senza rimorsi per il male che provoca, nel tentativo di veicolare e alleviare lo stress post-traumatico.
L’aggressività viene sfogata verso i coetanei, ma anche verso gli animali domestici e i giocattoli.
Alcune vittime sentono la necessità di avere il controllo di qualcosa o potere su alcuni aspetti della propria vita per riacquisire la sicurezza di cui si è stati privati. Nei bambini questo si traduce in episodi di bullismo, furti, bugie e nel correre rischi che mettono a repentaglio la propria incolumità, tutti contesti in cui il piccolo si sente in grado di controllare gli eventi che scatena.

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5. Paura

I bambini vittime di abusi e di violenze credono di ricevere questo trattamento come punizione per qualcosa che hanno fatto o per quello che sono. La paura e lo stress per il trauma si possono manifestare in modi diversi:

    • scarsa autostima
    • ansia
    • paura nell’andare a scuola/all’asilo
    • difficoltà di concentrazione
    • senso di rassegnazione
    • disinteresse per le attività ludiche
    • pianto senza motivo
    • reazioni isteriche senza apparente motivo
    • lamento continuo
    • difficoltà di socializzazione
    • paura di fallire (perché si sente inutile, sbagliato, incapace)
    • timore di non essere all’altezza dei coetanei e delle aspettative in genere.

Un chiaro segnale che c’è qualcosa che non va è quando il bambino è impaurito e cerca di evitare una persona o un luogo in particolare. Se si agita in modo insolito quando arriva una specifica persona (o persone dalle stesse caratteristiche, come capelli lunghi o barba) o quando viene portato all’asilo (o riportato a casa dall’asilo), è il caso di indagarne i motivi mantenendo la calma.

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6. Frequenza e rendimento scolastico

Un sintomo presente sia nei casi di deprivazione che di violenza fisica è proprio quello della frequenza scolastica. Un bambino che frequentemente non è presente in classe o che arriva ogni giorno in ritardo potrebbe mancare della supervisione adeguata di un adulto o nascondere i segni più evidenti delle percosse. Quando i motivi delle assenze o dei ritardi sembrano inverosimili o lasciano intendere che il piccolo deve provvedere a se stesso in modo anomalo, o quando non c’è interesse dei genitori verso il suo rendimento scolastico, è possibile che gli stessi siano negligenti nei suoi confronti.
È importante fare altresì attenzione al comportamento a scuola: un calo del rendimento scolastico, un rapporto conflittuale con i compagni e la frequentazione di “cattive compagnie” sono segnali che non devono passare inosservati.

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7. Abbigliamento inappropriato

Un segnale spesso sottovalutato è legato all’abbigliamento. Un bambino che nonostante il clima caldo è vestito con magliette e pantaloni lunghi, o con capelli sciolti a coprire collo e spalle, potrebbe provare vergogna e paura nel mostrare la testimonianza delle violenze.
Nei casi di abuso sessuale, invece, il minore è riluttante nello spogliarsi, cambiarsi e nel mostrare parti del corpo, oppure insiste per indossare più strati di vestiti (per esempio, più magliette contemporaneamente).

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8. Disegni e giochi sospetti

Un’analisi del comportamento delle piccole vittime di violenza negli asili ha fatto emergere un collegamento con i loro disegni.
Il disegno è uno dei principali e più potenti mezzi di espressione dei bambini, attraverso il quale possiamo cogliere qualche indizio. Ne sono un esempio i disegni di figure paurose (spesso con denti sproporzionati) e l’utilizzo di colori scuri (nero, grigio, marrone), che indicano rabbia e tristezza. Disegnare con punti anziché tratti indica paura, mentre tratteggiare in modo pesante e disordinato è segno di aggressività.
Allo stesso modo, un cambiamento repentino e negativo nel gioco non è da sottovalutare: nel gioco e nella finzione i bambini ricreano e rielaborano quello che apprendono dal mondo che li circonda. Giochi “punitivi”, violenti, aggressivi o che ricreano comportamenti anomali, magari con minacce (“se non stai zitto ti picchio”) non sono da sottovalutare.
Se si pensa che la fonte sia qualcosa visto all’asilo o a scuola, può essere utile un colloquio con le maestre e, se necessario, un consulto con il pediatra e una visita specialistica.

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9. Disturbi alimentari

Ci sono tante cause alla base dei disturbi alimentari, e tutte meritano di essere indagare in modo approfondito.
Ad ogni modo, questi fenomeni sono legati a un disagio interiore che, in particolare in età preadolescenziale e adolescenziale, viene sfogato sul cibo.
Ne nascono disturbi quali l’obesità, la bulimia e anoressia.
Per questo motivo, oltre a una sana educazione alimentare, andrebbe curato e monitorato anche l’aspetto psicologico legato al cibo in caso di sospetta violenza minorile.

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10. Linguaggio del corpo

Somatizzare significa, semplicisticamente, trasformare le sensazioni negative in disturbi fisici. Fate attenzione, quindi, a mal di testa, mal di pancia, nausee, rifiuto del cibo (magari lasciando nel piatto anche il cibo preferito), difficoltà di concentrazione e sonno disturbato: è il modo più istintivo e diretto che hanno i bambini (ma anche gli adulti) di esternare qualcosa che li turba profondamente.
Se questi segnali si manifestano in concomitanza di eventi frequenti, come l’andare a scuola o frequentare determinante attività extrascolastiche o occasioni in cui la supervisione non è affidata direttamente a voi, è il caso di indagare con circospezione per capire la fonte del disagio.

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Maltrattamenti in asilo: cosa fare

Benché sia frequente all’asilo giocare in modo irruento, quando un bambino torna a casa con segni fisici (come riportati più su) con una frequenza sospetta, è bene indagare. Alcuni segni sono relativamente normali a seguito delle liti tra bambini, ma quando invece sembra palese che siano stati inflitti da un adulto è meglio chiedere un parere al pediatra.
Idem quando notate un cambiamento repentino o drastico nel comportamento relativo alla scuola, per esempio se all’improvviso non vuole più separarsi, non vuole più andare o non vuole prepararsi per andare a scuola. La violenza non è solo fisica, ma anche psicologica: obbligare un bambino a comportarsi in un determinato modo, forzandolo e punendolo per esempio chiudendolo in una stanza buia e isolata, obbligandolo a mangiare o insultandolo o renderlo oggetto di critiche, sarcasmo, schernimento e altre forme di abuso verbale.
In questi casi si può richiedere un colloquio con le educatrici per valutare la situazione, ma soprattutto si può cercare un confronto con gli altri genitori, per capire se si tratta di un problema diffuso.
Se da una parte è bene seguire il proprio istinto quando pensate che c’è qualcosa che non va, dall’altra è anche vero che bisogna sempre approfondire e approcciare con cautela l’eventuale problematica, senza generare inutili allarmismi.
In caso di necessità, in ogni caso, vanno contattate le Forze dell’Ordine (Polizia o Carabinieri) che poi gestiranno la situazione insieme alla Procura presso il Tribunale per i Minorenni.

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Come comportarsi con i bambini in caso di sospetto o conclamata violenza?

Innanzitutto, il bambino non va mai messo sotto pressione. Vanno evitate domande dirette e inquisitorie (“ti hanno detto… ti hanno fatto…”) e reazioni esagerate. Il piccolo deve sentire che si può fidare di voi, non deve essere sottoposto a ulteriore stress. Ricordate che ovviamente chi infligge la violenza non ha intenzione di essere scoperto, quindi non sono rare minacce tipo “se lo dici a qualcuno ti faccio del male”.
Quando il colpevole è una persona fidata o di famiglia verso la quale il bambino prova affetto, è meglio non esprimere palesemente la disapprovazione, perché potrebbe portare a una maggiore chiusura per paura di perdere quella persona.
Il bambino va ascoltato senza interruzioni, lasciato libero di parlare e di esprimere tutto ciò che pensa e che ricorda, senza correggerlo (“sicuro che fosse proprio Tizio?”) o di dare necessariamente un nome alle sue emozioni o a quanto accaduto: c’è il rischio di spaventarlo ulteriormente utilizzando parole forti come aggressione, stupro, violenza, etc.
La vittima, specialmente quando non ha capacità linguistiche affinate, deve sentirsi libera di poter esprimere ogni suo pensiero senza giudizio, senza pressioni e sopratutto senza forzatura. Al contrario, va incoraggiata e sostenuta, lodata per il suo coraggio e per la sua onestà con frasi come “sei molto coraggioso a parlare di questo”, “sono orgoglioso di te per come ti stai comportando”, “mi dispiace molto per come ti sei sentito”, “farò tutto quello che posso per aiutarti”.
Screditare quello che viene detto, sminuendolo, ridicolizzandolo o non prendendolo seriamente (“sei un bugiardo!”, “come puoi dire questo di Tizio?”, “come hai potuto lasciare che ti succedesse?”, “è stata colpa tua”) porterà non solo a un ulteriore senso di impotenza nella vittima, ma anche a un circolo vizioso da cui sarà sempre più difficile uscire per trovare il sostegno di un adulto.
Infine, coerentemente con la sua età, bisogna essere onesti e sinceri. Non illudere o ingannare il piccolo (“non lo dirò a nessuno”, “non succederà niente a Tizio”), piuttosto spiegare che si sta agendo per tutelare il suo benessere e quello delle altre persone e che faremo tutto quello che è in nostro potere fare affinché vada tutto bene.

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Le conseguenze degli abusi sui bambini

Gli effetti del maltrattamento non si limitano a ciò che vediamo con i nostri occhi, ma scavano a fondo nella psiche e nella personalità delle vittime, con ripercussioni a volte devastanti.
È stato infatti dimostrato che le esperienze vissute durante l’infanzia sono determinanti per l’età adulta: nei primi anni di vita si gettano le basi del carattere, dell’intelligenza, dell’emotività e della personalità. Quanto più il neonato cresce in un ambiente favorevole e ricco di stimoli positivi, tanto più ne gioverà in età adulta. Al contrario, un ambiente ostile o indifferente ai suoi bisogni, in cui non viene stimolato, accolto, coccolato e indirizzato in modo adeguato, gli preclude una crescita sano.
In questo caso, il cervello tenderà ad adattarsi a uno stile di vita negativo che ha come unico scopo la sopravvivenza e la risposta efficace alle minacce, marginalizzando aspetti invece fondamentali tipici dell’infanzia, come il gioco e la socializzazione.
Allo stesso modo, la mancanza di un attaccamento emotivo sicuro alla figura di riferimento del neonato lo renderà un adulto incapace di gestire le emozioni (come la rabbia) e la socialità in modo sano. Lo conferma la scienza, che ha altresì trovato una correlazione tra abusi in età minorile e insorgenza di problematiche in età adulta quali disturbi comportamentali e alimentari (in particolare obesità), cardiopatie e broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO).
In definitiva, tutto ciò che si sperimenta durante l’infanzia ha forti conseguenze sul resto della vita, sia in positivo che in negativo, ma risanare le ferite psicologiche degli abusi può dimostrarsi un’impresa ardua. Un motivo in più per tutelare i più piccoli e per prestare attenzione ai segnali che ci mandano.

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