Foto gravidanza e medico

Interruzione volontaria di gravidanza: l’ivg in Italia

Cos’è l’interruzione di gravidanza

Per interruzione di gravidanza si fa riferimento alla situazione in cui, dopo un concepimento, la gravidanza non arriva a termine concretizzandosi con il parto di un bambino nato vivo.
L’interruzione di gravidanza può essere di due tipi: aborto spontaneo o aborto volontario, detto anche IGV (interruzione volontaria di gravidanza).
Nei paragrafi che seguono approfondiamo cosa prevede la legge sull’interruzione di gravidanza in Italia, come abortire, a chi rivolgersi e i principali metodi previsti per un’interruzione di gravidanza sicura.

Ivg in Italia: cosa dice la legge

In Italia l’interruzione di gravidanza è regolata dalla legge 194/78, che descrive con chiarezza le procedure da seguire.
Nel nostro Paese, la donna può richiedere l’interruzione volontaria di gravidanza entro i primi 90 giorni di gestazione.
L’aborto volontario può avvenire per motivi di salute, economici, sociali o familiari.
Lo scopo della legge sull’aborto è quello di tutelare la donna, prevenendo il ricorso a metodologie rischiose di aborto per vie illegali. La legge sull’aborto, infatti, rientra nei diritti fondamentali e inviolabili della persona (diritto all’autodeterminazione e diritto alla salute, tutelati dalla Costituzione) e nel diritto alla procreazione cosciente e responsabile, garantito dallo Stato.
Tale legge prevede dei passaggi molto chiari e precisi per procedere all’IVG:

  • esame delle possibili soluzioni dei problemi con il supporto di un professionista spesso presente nei consultori e negli ospedali;
  • sostegno e supporto nella rimozione delle cause che porterebbero alla decisione di procedere all’interruzione di gravidanza;
  • certificazione medica che valuta l’opportunità di procedere;
  • invito a riflettere per i sette giorni successivi all’ottenimento della certificazione in assenza di urgenza.

Alla luce di queste indicazioni contenute nella legge sull’aborto, quindi, non è corretto  sostenere che questa legge incentivi le interruzioni di gravidanza. La legge sull’aborto delinea al suo interno un iter che prevede supporto psicologico, riflessione, aiuto e accompagnamento nelle decisione, per non lasciare sola una donna in un momento difficile come la scelta di interrompere una gravidanza.
Nel video che segue un approfondimento sulla legge sull’aborto e su quello che c’è da sapere sull’IVG in Italia.

Leggi anche: Aborto spontaneo, come avviene

Come abortire: la certificazione di interruzione di gravidanza

Interrompere una gravidanza è una scelta che necessita del tempo perché venga realmente metabolizzata e confermata.
Nel momento in cui una donna decide di interrompere la gravidanza deve, innanzitutto, rivolgersi ad un medico specializzato. L’ideale sarebbe prevedere un primo passaggio in un consultorio in cui sono a disposizione team integrati di specialisti che possono dare supporto a 360 gradi. In un secondo momento è necessario farsi fare uno specifico certificato medico. Con la certificazione di interruzione, rilasciata da un ginecologo (privato, dell’ospedale o del consultorio), si accerta e certifica la volontà della donna di non portare a termine la gravidanza e abortire nonostante l’analisi delle criticità che portano a questa decisione e la proposta di possibili soluzioni. Il certificato di interruzione attesta anche il periodo di gravidanza in cui si trova la donna e che si è nei limiti previsti dalla legge sull’aborto per procedere ad un’interruzione volontaria.
La certificazione di interruzione è indispensabile per procedere poi all’intervento vero e proprio.
Nel video che segue un approfondimento su cosa fare per interrompere una gravidanza indesiderata.

Leggi anche: Primo mese di gravidanza: ovulazione, concepimento e test positivo

Fino a quale settimana è possibile abortire?

L’interruzione volontaria di gravidanza può essere eseguita fino massimo alla 12ª settimana + 6 giorni. La datazione avviene sulla base della data dell’ultima mestruazione, ma deve essere confermata da un’ecografia.
La certificazione di interruzione ha, tra gli altri, anche lo scopo di accertare il rispetto dei limiti previsti dalla legge sull’aborto per poter procedere all’IVG.
Se l’ecografia dimostra che la gravidanza si trova ormai prossima alla data di scadenza dei termini, è necessario procedere con una certificazione d’urgenza che non prevede il tempo di riflessione previsto per legge in 7 giorni.
La certificazione d’urgenza è rilasciata anche nei casi in cui il medico ravvisi un grave pericolo fisico o psichico per la madre e anche in questo caso viene saltato il periodo di riflessione di 7 giorni e si procede all’IVG il prima possibile.
Nel caso in cui non vi sia l’urgenza (che sarà il medico a riscontrare) viene rilasciata la certificazione, firmata sia dalla donna che dal medico, nella quale la si invita a “soprassedere per 7 giorni” prima di recarsi nelle strutture autorizzate per l’esecuzione dell’intervento di interruzione della gravidanza.

Leggi anche: Fecondazione, cosa c’è da sapere: il concepimento e le cure per l’infertilità

foto aborto volontario ivg

Interrompere una gravidanza: aborto farmacologico e chirurgico

Esistono due tecniche per eseguire una IVG: il metodo farmacologico e il metodo chirurgico.
L’interruzione volontaria di gravidanza attraverso il metodo farmacologico prevede l’assunzione di due principi attivi diversi, a distanza di 2 giorni, il mifepristone (meglio conosciuto col nome di RU486) e una prostaglandina. Il mifepristone provoca la cessazione della vitalità dell’embrione; l’assunzione della prostaglandina, invece, determina le contrazioni e l’espulsione.
In Italia, la legge sull’aborto, prevede la possibilità di ricorrere all’IGV con il metodo farmacologico su richiesta della persona interessata, attraverso un ricovero ordinario nella struttura prescelta.
Per quanto riguarda l’interruzione volontaria di gravidanza attraverso il metodo chirurgico, questo viene svolto in anestesia locale, e prevede l’inserimento nell’utero di un piccolo tubo di plastica (può essere somministrato un farmaco per favorire una leggera dilatazione e favorire il passaggi del tubicino). Il ginecologo procederà aspirando l’embrione e le membrane della mucosa uterina. Al termine, con un’ecografia, si verificherà che l’utero sia completamente vuoto. L’aborto volontario con metodo chirurgico dura alcuni minuti. Dopo l’intervento possono verificarsi crampi all’addome o perdite scarse.

Leggi anche: Fecondazione eterologa: che cos’è e come funziona

foto aborto volontario ivg italia

Interruzione di gravidanza in caso di minori

La legge stabilisce che i giovani a partire dai 16 anni di età hanno diritto a ricevere informazioni in modo autonomo.
La situazione particolare, quindi, si presenta in caso di aborto volontario per minorenni tra i 12 e i 16 anni.
In questo caso è necessario il doppio consenso, sia da parte di entrambi i genitori, sia da parte della minorenne.
In deroga alla regola generale, il medico può effettuare un intervento di interruzione di gravidanza di un minore senza l’autorizzazione dei genitori solo se l’intervento è evidentemente necessario e urgente, per evitare un grave svantaggio per la minorenne; o quest’ultima continua a richiedere l’intervento anche dopo che i genitori hanno rifiutato di dare il consenso. Spesso può succedere che nonostante il parere contrario dei genitori la minorenne voglia procedere comunque ad interrompere la gravidanza. Oppure può accadere che il coinvolgimento dei genitori sia sconsigliabile per paura di ritorsioni sulla minorenne.
In questo caso, però, deve essere coinvolto il giudice tutelare del luogo in cui ha sede il consultorio o il medico che ha rilasciato il certificato di interruzione. E’ il medico stesso ad avvisare il giudice tutelare che prenderà contatti con la minore per autorizzare l’intervento. Solo in caso di urgenza il medico può procedere rilasciando il certificato senza avvisare il giudice tutelare.

Leggi anche: Minacce d’aborto nel primo trimestre: cause, sintomi, cosa fare

foto interruzione volontaria gravidanza

Interruzione volontaria di gravidanza e obiezione di coscienza

L’obiezione di coscienza è un atteggiamento secondo il quale per motivi etici, morali o religiosi, si rifiuta di ottemperare un obbligo previsto dall’ordinamento giuridico.
Nel video che segue un approfondimento sull’obiezione di coscienza.
Per quanto riguarda l’interruzione volontaria di gravidanza, l’obiezione di coscienza da parte di medici e personale sanitario è regolata dalla legge sull’aborto. L’obiettore di coscienza ha la possibilità di non prendere parte alle operazioni di interruzione della gravidanza ma non può rifiutarsi di rilasciare il certificato di interruzione né di fornire assistenza alla donna prima e dopo l’intervento. Il medico obiettore è tenuto ad informare la struttura della sua posizione. Questo non comporta una posizione definitiva, il medico può in ogni momento tornare sui suoi passi.
L’obiezione di coscienza non può essere invocata nel caso in cui l’intervento del personale sanitario è indispensabile per salvare la vita della donna in particolari situazioni di pericolo.

Leggi anche: Metodi contraccettivi naturali, a barriera e ormonali: parla l’esperta