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Autismo i falsi miti su sintomi, cause e cure

Autismo tra paure e falsi miti

L’autismo è un disturbo che fa molta paura, e, spesso, è accompagnato da molta disinformazione. È causato da uno sviluppo alterato del cervello, e influenza la capacità della persona che ne è affetta di esprimersi ed interagire con l’ambiente sociale esterno. Proprio per la mancanza di chiarezza circa le cause dell’autismo si sono creati molti falsi miti, primo tra tutti quello che vede i vaccini come eventi scatenanti di tale disturbo. Ecco ciò che si sa sull’autismo, le cause, le cure e quali sono i falsi miti da sfatare.

Autismo: sintomi e cause

L’autismo, la cui definizione corretta è Disturbi dello Spettro Autistico, è un disordine neuropsichico che si manifesta fin dall’infanzia, e che è causato da uno sviluppo anomalo del cervello. I sintomi di tale condizione sono osservabili fin dalla più tenera età e questo permette di attivare in tempo utile tutte le terapie di supporto. Il bambino affetto da autistico può manifestare moltissimi sintomi diversi a seconda della gravità della malattia, ma, generalmente tende ad isolarsi in una propria dimensione, fuggendo l’interazione con il mondo esterno. Questo si ripercuote sulla sua capacità di esprimersi e di interagire con un contesto sociale. Sebbene dall’autismo non si guarisca mai del tutto, esistono delle terapie per sostenere il paziente nello svolgersi della quotidianità. Nel video è riportata una spiegazione dettagliata sull’autismo, sulle cause e le terapie. Di seguito, invece, vedremo tutte le credenze e i falsi miti da sfatare sull’autismo.

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Autismo e vaccini: quanto c’è di vero

Negli ultimi anni la rete è stata invasa dalle motivazioni dei genitori No vax che si oppongono alla vaccinazione dei figli in quanto la ritengono rischiosa. Ciò di cui sono convinti i No vax è che esista una correlazione tra vaccini ed autismo, ma ad oggi è stato dimostrato il contrario dagli studi condotti da organismi indipendenti (ad esempio, l’Organizzazione Mondiale della Sanità). Come afferma il Professor Vicari, responsabile del reparto di Neuropsichiatria infantile dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, esiste una correlazione temporale tra vaccini e autismo, poichè l’età in cui si vaccina un bambino è la stessa in cui si possono osservare i primi sintomi della malattia. Sembra, invece, che nei paesi in cui si era sospesa la vaccinazione dei bambini (come il Giappone), i casi di autismo fossero addirittura aumentati.

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Cause dell’autismo: sono veramente sconosciute?

Uno dei tanti falsi miti che ruotano attorno all’autismo è che di questo non si conoscano le cause. In realtà, come accade per altre malattie, non si conoscono tutte le cause, ma si sono individuati molti fattori di rischio. Eventi che si possono verificare in concomitanza con gravidanza e nascita hanno un’influenza importante. Un bambino che nasce prematuro o con un basso peso ha infatti una maggiore probabilità di sviluppare l’autismo. Aumenta la probabilità di generare un bambino autistico, inoltre, l’assunzione da parte della madre di fumo e sostanze psicotrope (droghe) durante la gravidanza. Esistono, inoltre, anche cause genetiche che incidono su 1/3 dei casi. Se una coppia ha già un primo figlio autistico, è molto più probabile che un secondo figlio, se maschio, sia autistico (si parla di una probabilità che passa dall’1% al 26%). Anche l’età avanzata del padre, sopra i 50 anni, determina un fattore di rischio. Vi sono, infine,  dei fattori di rischio ambientali, come l’esposizione ad agenti inquinanti, ad esempio gli idrocarburi.

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Sintomi dell’autismo: sono osservabili solo dopo i 2 anni?

La diagnosi di autismo è una diagnosi comportamentale, che avviene attraverso l’osservazione del bambino. Per questi motivi, molti pensano che una diagnosi sia possibile solo verso i due anni. Sebbene la maggior parte delle anomalie nel comportamento siano osservabili solo verso i 2 o 3 anni, è possibile accorgersi della comparsa dei sintomi già verso i 6-8 mesi di vita del bambino. Si può notare, infatti, che si fa più fatica nello stabilire un aggancio visivo tra mamma e bambino, oppure che il bambino non risponde al richiamo del proprio nome. Un bambino affetto da autismo, inoltre, non riproduce i suoni che sente come un bambino con un normale sviluppo. Attorno ai 2 anni, invece, si potrebbe notare una vera e propria regressione nel linguaggio. Ecco i sintomi dell’autismo spiegati dalla Fondazione Umberto Veronesi.

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Autismo: i falsi miti sul rifiuto del contatto fisico e la spiccata intelligenza

Le persone affette da autismo sono dipinte in molti film come individui chiusi in un mondo di fantasia, che rifuggono dal contatto fisico ma che hanno dei tratti di genialità individuale. I sintomi dell’autismo variano da paziente a paziente, perciò è difficile definirli con certezza. Spesso i pazienti affetti da autismo rifuggono il contatto fisico, ma non è una regola. Alcuni bambini, infatti, sembrano gradirlo, così come molti non hanno alcun problema a stabilire un contatto visivo. Nemmeno l’elevato quoziente intellettivo è una regola. Purtroppo, invece, il 50% dei bambini autistici sono affetti anche da ritardi mentali più o meno gravi.

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L’autismo non è un disturbo psicologico

Poichè la diagnosi di autismo si basa sull’osservazione comportamentale, si potrebbe pensare che l’autismo sia una malattia puramente psicologica, senza evidenze biologiche. Essa, invece, può essere facilmente individuata da una risonanza magnetica. Si tratta, infatti, di uno sviluppo atipico di alcune aree del cervello, ovvero quelle collegate con la comunicazione e le relazioni sociali. Uno studio condotto dall’Università di Bologna, dall’Università di Warwick e da quella di Birmingham ha ipotizzato che l’autismo sia anche correlato con un danno alle proteine plasmatiche. Con un test su urine e sangue si potrebbe quindi ottenere una diagnosi della malattia in epoca più precoce.

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C’è una cura per l’autismo?

Un aspetto legato all’autismo è la mancanza di una cura. In effetti, dal disturbo dello spettro autistico non si guarisce del tutto, ma è possibile attuare delle terapie per migliorare significativamente la vita del paziente e della sua famiglia. Come prima cosa è bene proprio fornire alla famiglia le modalità per entrare in relazione con il figlio e per fornire allo stesso gli strumenti per uno sviluppo corretto. Spesso, per trattare i sintomi psichiatrici legati a questo disordine è necessaria una terapia farmacologica, che prevede l’uso di farmaci antipsicotici, antidepressivi, stimolanti e anticonvulsivanti. La terapia farmacologica, però, non è del tutto efficace senza una terapia cognitivo-comportamentale. Questa parte della terapia è mirata a fornire al paziente autistico gli strumenti necessari per affrontare la quotidianità nel modo più autonomo possibile. Ecco il parere del Prof. Stefano Vicari.

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