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Parto: tutto ciò che le donne devono sapere per non essere impreparate

La conclusione della gravidanza

La gravidanza è un lungo percorso, che dura all’incirca 40 settimane e si conclude con il parto. Questa necessaria fase di passaggio può avvenire in modo spontaneo o meno e consiste in ogni caso nell’espulsione del bambino dal grembo materno.
Il parto è un’esperienza unica e travolgente. Un momento fondamentale che può creare paure e incertezze. Anche se la mamma si prepara a quest’evento per nove lunghi mesi, risulta importante informarsi e affrontarlo con consapevolezza.

La datazione del parto

Non è possibile stabilire la data del parto. Quest’evento solitamente ha luogo tra la 38esima e la 40esima settimana di gestazione. Già dalla prima visita, il ginecologo però calcola una data presunta del parto. Questo giorno ipotetico viene stabilito in base all’ultima mestruazione: da questa data vengono calcolati 280 giorni, precisamente 40 settimane. La datazione viene effettuata attraverso il regolo ostetrico.
L’età gestazionale così calcolata, differisce dall’età concezionale, che invece dell’ultima mestruazione, si basa sul reale concepimento.

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L’importanza di una corretta datazione

La data presunta del parto si trova in realtà al centro di una finestra di un mese in cui la gravidanza viene detta a termine. Per essere il più possibile certi di tale periodo, la data presunta viene confrontata già dalla prima ecografia con le effettive dimensioni del feto.
Una datazione il più possibile accurata è importante per seguire la gravidanza e preparare una corretta assistenza al parto, sapendo se lo stesso può ritenersi pre-termine, a termine o post-termine.

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Controlli pre-parto

Le ultime settimane prima del parto sono molto delicate per le future mamme. Sono giorni di preparativi, sogni e purtroppo spesso ansie. Ma questo periodo è anche importante per effettuare gli ultimi controlli prima del fatidico incontro con il proprio bambino.
Ecco una lista di esami da sostenere nell’ultimo periodo della gravidanza:

  • Cartella pre-ricovero: si presentano tutti i documenti più importanti della gestazione nel punto di nascita scelto per il proprio parto. Qui verrà creata una cartella clinica con tutti i dettagli salienti.
  • Esami del sangue e delle urine: all’inizio del nono mese, vengono effettuate le ultime analisi di routine, per accertarsi del buono stato di salute della futura mamma.
  • Visita anestesiologica: si tratta di un incontro preventivo con il medico anestesista. Questo controllo viene effettuato in caso di ricorso all’epidurale o di parto cesareo di urgenza.
  • Visita cardiologica ed elettrocardiogramma.
  • Cardiotocografia: questo esame viene effettuato con cadenza regolare dalla 38esima settimana in poi. Si tratta di tracciati che puntano a rilevare il benessere del bambino e l’eventuale presenza di contrazioni

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La valigia del parto

Per affrontare al meglio il ricovero ospedaliero, è importante che la futura mamma prepari con cura la valigia da portare con sé al momento del parto.
E’ necessario che preveda almeno:

  • Tre cambi completi per il nascituro, della pesantezza più adeguata alla stagione.
  • Camicie da notte aperte sul davanti per favorire l’allattamento.
  • Reggiseni per allattamento e crema protettiva per il seno.
  • Set per l’igiene personale della mamma e del bambino.
  • Tovaglie per avvolgere il bambino dopo il parto.
  • Slip e assorbenti post-parto.
  • Vestiti comodi per il giorno delle dimissioni.
  • Caricabatteria per il cellulare.
  • Cuscino per l’allattamento e coppette assorbilatte.

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Le diverse tipologie di parto

I modi in cui può avvenire il parto sono diversi. Si dice eutocito o spontaneo, il parto che avviene in modo naturale e senza stimolazione. Si tratta di un parto vaginale, così come lo è anche il parto indotto o quello con l’utilizzo dell’analgesia.
Si definisce distocico invece il parto che prevede un intervento medico, tra questi il più conosciuto è il parto cesareo.

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Parto naturale

Il parto naturale è vaginale e spontaneo. Tutto lo svolgimento di questo tipo di parto segue i ritmi imposti dalla natura e non ci sono interventi medici o farmacologici. Questo parto viene consigliato alle gestanti che siano in buona salute e che abbiano avuto una gravidanza senza problemi. Inoltre il bambino deve presentarsi in posizione cefalica.
Il parto naturale è preceduto dalla fase del travaglio.

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Parto indotto

Quando il travaglio non incomincia spontaneamente, si ricorre all’induzione. Questo particolare tipo di parto, si avvia con delle tecniche mediche che spingono la donna ad entrare in travaglio artificialmente. Il travaglio indotto viene seguito dal ginecologo e può portare ad un parto naturale ma anche a un cesareo, in base a come procede il travaglio della gestante.
Si ricorre all’induzione del travaglio solo in determinate circostanze:

  • Gravidanza alla 42esima settimana: quando viene raggiunto il tempo massimo di gestazione senza che il travaglio cominci fisiologicamente, si procede con l’induzione dello stesso.
  • Problemi con la placenta o distacco della stessa.
  • Bambino che cresce in ritardo rispetto alla sua epoca gestazionale.
  • Rottura delle acque o diminuzione del liquido amniotico senza che il travaglio si inneschi.
  • Preeclampsia.

Prima di procedere all’induzione del travaglio, il ginecologo valuterà lo stato di salute generale della mamma e del bambino. Inoltre si dovrà considerare l’epoca gestazionale e lo stato della cervice uterina.
Il medico sceglierà così con quale tra i diversi metodi di induzione procedere:

  • Stimolazione della maturazione della cervice: il medico indurrà la maturazione della cervice uterina, primo step del travaglio. Questo risultato potrà essere ottenuto attraverso delle prostaglandine sintetiche, un dilatatore meccanico o uno speciale anello da inserire in vagina: il pessario.
  • Rottura artificiale delle acque.
  • Ossitocina: questa speciale sostanza, viene prodotta naturalmente dalla donna a fine gravidanza, per far partire il travaglio. In caso di assenza di contrazioni, può essere somministrato in modalità intravenosa.
  • Scollamento delle membrane: separazione artificiale del sacco amniotico dalle pareti uterine.

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Parto indolore

Uno degli aspetti più controversi del parto naturale è il dolore. Questa sfaccettatura di questo momento così importante, spesso è fonte di ansia e preoccupazione nella gestante. Per eliminare il più possibile le incertezze dell’ultimo periodo di gravidanza e del momento del parto, si può optare per la pratica della partoanalgesia. Questo particolare metodo di parto, mette al centro le necessità della partoriente e il suo stato di benessere, fisico e psicologico. La futura mamma può preventivamente scegliere di ridurre i dolori del parto attraverso rimedio farmacologico, in particolare con l’epidurale. Si tratta di una particolare forma di analgesia, che viene iniettata direttamente nello spazio peridurale, nella colonna vertebrale. La somministrazione avviene attraverso un apposito catetere ed è indolore. Si deve sottolineare che non si tratta di un’anestesia ma solo di analgesia, quindi si continueranno a sentire le contrazioni ma in maniera molto più attutita e sarà possibile partecipare in modo attivo al parto.
Purtroppo l’epidurale è ancora poco diffusa in tutto il territorio italiano e alcuni punti nascita non riescono ad offrire questo servizio alle partorienti.

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Parto in acqua

Un metodo diverso per trascorrere il periodo del travaglio e, a volte, anche del parto stesso è quello del parto in acqua. In pratica ci si immerge in una vasca di acqua calda e qui, nella posizione più adatta si porta avanti il travaglio. Il parto in acqua deve essere effettuato in punti nascita appositamente attrezzati e concordato con il proprio ginecologo. Infatti non tutte le gravidanze possono essere portate a termine in questa maniera. Fattori fondamentali sono:

  • Gravidanza a termine e non a rischio.
  • Non ci deve essere stata induzione.
  • Presentazione cefalica del bambino.
  • Travaglio già avviato e o troppo lungo.
  • Stato di buona salute della mamma e del bambino.
  • Non si può fare con il parto gemellare.

La gestante può comunque decidere, seguendo i consigli dell’equipe medica, se passare in acqua solo il periodo del travaglio o anche quello dell’espulsione. Spesso questo momento finale viene affrontato fuori dall’acqua. Ma quali sono i benefici di questo particolare tipo di parto:

  • L’acqua aiuta a rilassare i muscoli e a sentire meno dolore. Infatti i parti in acqua favoriscono una diminuzione della richiesta dell’epidurale.
  • I tessuti del perineo sono più rilassati.
  • La partoriente può scegliere diverse posizioni e spostarsi facilmente.
  • Diminuzione dello stress.
  • Si velocizza la fase di dilatazione.
  • Il bambino avverte meno il cambiamento dal liquido amniotico all’acqua della vasca, che è tenuta a 37 gradi.

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Parto in casa

Negli ultimi anni, la tendenza generale è quella della demedicalizzazione del momento del parto. Questo evento così importante era vissuto in passato in modo molto diverso. I bambini nascevano quasi tutti dentro le mura domestiche e solo in casi particolari ci si recava in ospedale. Questo tipo di parto, sta tornando a essere una concreta opportunità per le future mamme. Si può scegliere di partorire a casa quindi, ma a determinate condizioni:

  • Gravidanza a termine e fisiologica.
  • Buon stato di salute di mamma e bambino.
  • Assistenza di un’ostetrica di fiducia.
  • Vicinanza di un ospedale: importante questo fattore in caso di complicanze.

Il parto a casa favorisce il rilassamento della futura mamma, che si trova in un ambiente conosciuto e intimo. Inoltre dona all’intero evento un aspetto più naturale, favorendo la calma della partoriente.

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Parto in auto

Molti casi di cronaca ci parlano di parti che avvengono fuori dalle strutture ospedaliere e senza il supporto di un’ostetrica, spesso in auto. Si tratta di casi eccezionali, in cui per varie ragioni la partoriente non è riuscita a raggiungere il punto nascita prescelto. Risulta importante quindi recarsi sempre per tempo in ospedale e sentire i messaggi che il corpo ci invia. Il travaglio può essere di diverse ore ma può anche essere molto veloce. I tempi variano da mamma a mamma ma anche tra i diversi parti della stessa donna. Importante conoscere comunque delle regole fondamentali, in caso di parto non assistito:

  • Chiamare i soccorsi e dare la propria posizione esatta.
  • Assumere la posizione che ci sembra più idonea, sarà il corpo a dettare le regole.
  • Non tirare il bambino ma lasciarlo scivolare, sostenendone la testa.
  • Tenere al caldo il bambino e a contatto con il corpo della mamma.
  • Non tagliare il cordone.

parto auto

Parto prematuro

Si definisce prematuro, il parto che avviene prima della 37esima settimana di gestazione. Questo tipo di evento colpisce il 10% delle gravidanze e le cause non sono ancora chiare. In generale alcuni fattori sembrano influire sull’avverarsi di questo tipo di parto:

  • Gravidanza gemellare.
  • Precedente parto prematuro.
  • Fecondazione.
  • Problemi alla placenta o alla cervice.
  • Gravidanze ravvicinate.
  • Malnutrizione materna.
  • Presenza di poco liquido amniotico.
  • Uso di alcool o droga, vizio del fumo.
  • Ipertensione o diabete.
  • Stress o traumi.

Un bambino nato pre-termine ha lasciato l’utero prima del tempo previsto quindi la sua crescita non è arrivata al termine richiesto. Questi bambini possono presentare delle difficoltà e devono essere seguiti in strutture ospedaliere. I parti prematuri possono essere tardivi, gravi o estremi in base alla settimana in cui avvengono. Più settimane mancano alla 40esima, più le conseguenze possono essere importanti.
Per rendersi conto dell’avvento di un parto prematuro, si deve fare caso ad alcuni sintomi:

  • Dolori addominali.
  • Dolore alla schiena.
  • Perdita di liquido o sangue.
  • Contrazioni ravvicinate.
  • Pressione nella zona pelvica.

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Parto cesareo

Si definisce parto cesareo, quel tipo di parto che non avviene per via vaginale ma addominale. La tecnica di parto è chirurgica, attraverso un’incisione addominale effettuata dal ginecologo o dall’ostetrica. Il parto cesareo può essere programmato o di urgenza. Quello programmato viene appunto deciso per tempo da medico e paziente ed effettuato intorno alla settimana 38 di gestazione. I motivi che spingono a questa decisione sono ben precisi:

  • Il bambino non si presenta in posizione cefalica.
  • Peso del bambino troppo basso o alto.
  • Gravidanza gemellare.
  • Stato di salute non buono della madre o del bambino.
  • Gestosi.
  • Placenta previa che ostacola l’uscita del bambino.
  • In alcuni casi, anche solo se si ha avuto un precedente cesareo.

In altri casi, la partoriente può subire un parto cesareo d’urgenza. Quindi anche se è stato previsto un parto naturale, per alcune complicanze si procede al cesareo. Si sceglie questa via solitamente quando il bambino o la mamma entrano in sofferenza durante il travaglio o la fase di spinta.
Il parto cesareo viene effettuato in anestesia locale, detta spinale. La mamma resta sveglia e può subito abbracciare il suo piccolo dopo la nascita. La ripresa post-parto è generalmente più complicata di quella che segue un parto naturale.

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Parto podalico

Il parto si definisce podalico, quando il bambino si presenta con i piedini, il sederino o le ginocchia, più in generale non assume la normale posizione cefalica, che favorisce il parto naturale. Difatti, durante il travaglio, la testa del piccolo si incanala nel canale del parto e sarà la prima a uscire. Nelle ultime settimane di gravidanza, il ginecologo potrà decidere di effettuare delle manovre per far girare il bambino, ma se questo non risultasse possibile, solitamente si procede a programmare un parto cesareo.

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Parto orgasmatico

Il parto è un’esperienza unica ma spesso associata al dolore. Molte mamme conservano un ricordo controverso di questo momento speciale: da un lato la gioia di conoscere il proprio bimbo, dall’altro le odiate contrazioni. Eppure alcune mamme raccontato di essere riuscite ad avere perfino un parto orgasmatico, con sensazioni di piacere, invece che di dolore. Tutto questo sarebbe dovuto all’ormone dell‘ossitocina, che viene prodotto durante i rapporti sessuali, ma in quantità molto maggiore durante il travaglio. Questo tipo di parto solitamente avviene in ambienti intimi e con la presenza del proprio partner. Condizione essenziale è non lasciarsi trasportare dal dolore o dalla paura.

parto orgasmatico

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Sintomi degli ultimi giorni prima del parto

Tutte le donne, che decidono di procedere a un parto naturale, hanno una domanda costante in testa: quando comincerà il travaglio? Che giorno potrò abbracciare mio figlio? A differenza del parto cesareo programmato, in cui le mamme conoscono la data dell’intervento, il parto spontaneo è imprevedibile e segue i ritmi della natura. Ci sono però alcuni sintomi che possono far pensare che il travaglio sia a distanza di pochi giorni, vediamo quali:

  • Abbassamento della pancia: molte donne notano alla fine della gravidanza uno spostamento verso il basso del bambino. Riescono a respirare e digerire meglio.
  • Contrazioni poco dolorose che poi si interrompono.
  • Intestino regolare.
  • Sensazione di peso nella parte bassa dell’addome.
  • Aumento delle secrezioni vaginali.

sintomi travaglio

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Il travaglio

Si definisce travaglio, il delicato processo di trasformazione del corpo materno, che porta al parto e quindi all’espulsione del bambino. Solitamente questo avvenimento ha luogo dopo la 37esima settimana di gestazione e spesso durante la 40esima settimana. Non tutti i travagli sono uguali e le sensazioni che percepisce la partoriente dipendono anche dalla sua percezione del dolore. Di fatto l’utero comincia a contrarsi in modo regolare e queste contrazioni vengono avvertite dalla futura mamma come un dolore che sale di intensità. Solitamente il dolore è localizzato nella zona del pube, dei fianchi e della bassa schiena. La contrazione del’utero è visibile.
Il travaglio è divisibile in diverse fasi, in base a queste l’intensità delle contrazioni aumenterà:

  • Periodo prodromico: fase in cui la mamma avverte poco dolore, il collo dell’utero si ammorbidisce e si accorcia. La dilatazione arriva a 4 cm.
  • Fase dilatante: il dolore si fa sempre più intenso man mano che la dilatazione va avanti e si arriva a 10 cm.
  • Espulsione: si passa da contrazioni di dilatazione a quelle che favoriscono le spinte per l’uscita del bambino. Questa fase termina proprio con la nascita del piccolo
  • Secondamento: nei 30 minuti circa che seguono il parto, le contrazioni favoriranno l’espulsione della placenta.

Le contrazioni della fase dilatante si avvertiranno circa ogni 4 minuti e durano circa un minuto. La fase di riposo tra una contrazione e l’altra è molto importante per il benessere della mamma e il buon progredire del travaglio stesso.

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Sintomi del travaglio

Il travaglio viene avvertito dalla futura mamma attraverso dei sintomi piuttosto evidenti. Questi campanelli d’allarme possono verificarsi tutti o la partoriente può avvertirne solo alcuni:

  • Espulsione del tappo mucoso: si tratta di materiale mucoso, che chiude la cervice nel corso dei 9 mesi. Può essere espulso anche settimane prima del parto.
  • Contrazioni: si tratta di movimenti dell’utero stabili, continuativi e che aumentano di intensità nel tempo.
  • Rottura delle acque: viene espulsa una quantità notevole di liquido amniotico, caldo, indolore e incolore.

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Le posizioni del travaglio

Ogni donna deve scegliere la posizione con cui affrontare il travaglio che sente più comoda. Alcune posizioni possono aiutare ad alleviare il dolore del parto, ma si tratta di sensazioni soggettive. Le posizioni più comuni per affrontare il travaglio sono:

  • Sdraiata: la posizione più utilizzata ma anche quella che favorisce di meno il progredire del travaglio.
  • In piedi: favorisce la discesa del bambino grazie alla gravità. Ci si può sostenere a una parete o appoggiandosi al partner.
  • Accovacciata: si sfrutta la gravità e si apre totalmente il bacino.
  • Carponi: anche questa posizione facilita l’apertura totale del bacino, l’importante è che la schiena sia ben dritta. Può essere sostituita sedendosi sulla palla adatta per il travaglio

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La respirazione durante il travaglio

Risulta importante affrontare il travaglio nel modo più rilassato possibile per trasmettere una sensazione di calma anche al bambino. La respirazione è fondamentale durante questo periodo di stress, infatti una buona ossigenazione aiuta mamma e bambino ma stimola anche dei neurotrasmettitori antistress, migliorando il benessere generale del momento.
Importante respirare profondamente e con la bocca chiusa, provando a concentrarsi su questa attività e distogliere l’attenzione dal dolore.

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Le posizioni del parto

Siamo abituati a immaginare le partorienti che spingono in sala parto in posizione sdraiata. Effettivamente questa è la posizione più utilizzata ma ce ne sono anche altre:

  • In piedi: posizione poco utilizzata dalle strutture ospedaliere. La gravità aiuta la mamma, che può anche sostenersi da un’apposita corda. A lungo andare però può risultare stancante
  • Posizione laterale: un supporto aiuta la mamma ad aprire le gambe e la schiena viene scaricata dal peso
  • Carponi: anche in questo caso si alleggerisce la schiena, ma l’ostetrica ha meno visuale
  • Accovacciata:questa posizione è quella che favorisce di più l’uscita del bambino, ma potrebbe portare stanchezza alla mamma.
  • Sdraiata: questa posizione favorisce il controllo della situazione da parte dei medici. Inoltre la mamma può riposare tra le varie contrazioni. Non si sfrutta la forza di gravità.

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Violenza ostetrica

Dei recenti studi sottolineano che molte donne avvertono di aver subito qualche sorta di abuso durante il parto e vivono quest’esperienza in modo traumatico. Si tratta di particolari atteggiamenti anomali, umilianti o aggressivi subiti dal personale medico.
A una donna dovrebbe essere sempre garantito un ruolo attivo durante il parto e la possibilità di sceglierne i dettagli. L’OMS ha stilato una lista di pratiche che se, non necessarie, possono essere viste come violenza:

  • Separazione del neonato dalla mamma.
  • Episiotomia (taglio del perineo).
  • Manovra di Kristeller (spinte sull’addome della mamma per favorire l’uscita del nascituro).
  • Posizione obbligata durante il parto.
  • Rottura artificiale delle acque.

violenza ostetrica

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Nascita con la camicia

Si dice generalmente che un bimbo nasce con la camicia se viene al mondo nel sacco amniotico: si tratta di un evento raro ma che è considerato generalmente fortunato. Infatti viene visto come una sorta di protezione, che proteggerà il nascituro durante la sua vita. Questo evento di fatto non crea problemi né alla mamma, né al neonato.

nascere camicia

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Il partner in sala parto

Nel passato, le partorienti affrontavano l’esperienza del parto da sole. La presenza del padre del nascituro in sala parto era vietata, perché si riteneva portasse complicanze. Gli studi scientifici sottolineano invece che la presenza di una persona di fiducia in sala parto favorisce il rilassamento della partoriente e lo svolgersi del parto.
Se il padre non può essere presente si potrà scegliere un’altra persona di fiducia. L’importante è che l’accompagnatore sia pronto a sostenere e incoraggiare la partoriente.

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Il post partum

Si definisce post partum il periodo che segue il parto. Generalmente dura circa 6 settimane e permette alla madre di tornare alle condizioni fisiche iniziali. In questo periodo si possono subire delle infezioni o la cosiddetta depressione post partum.
In generale la ripresa dopo un parto naturale è più veloce, la mamma può riprendere a camminare subito e, a parte il normale sanguinamento, non ci sono grandi conseguenze.
Il parto epidurale invece, può portare nei primi giorni delle forti emicranie, che vanno sedate con degli analgesici.
Il post parto del cesareo è invece più difficoltoso. I punti dell’operazione possono risultare dolorosi e per 24 ore è consigliato riposare. Dopo questo periodo di tempo, si procederà a far mettere in piedi la partoriente. L’attività fisica è comunque sconsigliata per 6-8 settimane.

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Depressione post partum

Un disturbo tipico del periodo post parto è la depressione, che colpisce circa il 10%-15% delle neo-mamme. Questa malattia si deve distinguere dal “baby blues”, che è molto più frequente e dura solo qualche giorno dopo il parto.Il crollo degli ormoni della gravidanza favoriscono questo fenomeno, ma anche:

  • Poco supporto e sostegno.
  • Precedenti episodi di depressione nella neo-mamma o in famiglia.
  • Episodi di stress importanti.

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Si possono dare baci ai neonati?

I neonati sono cosi piccoli e dolci, che si vorrebbe coccolarli e baciarli sempre. Eppure si dovrebbe evitare il contatto con i piccoli attraverso il bacio. Le difese immunitarie dei neonati sono basse e con il bacio si potrebbero trasmettere dei batteri. Inoltre se si è fumatori, ci si dovrebbe astenere totalmente da questa pratica affettuosa.

bacio neonati

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Si possono pubblicare foto dei neonati?

Viviamo in una società sempre sui social, in cui viene spontaneo condividere i propri momenti di gioia. La massima felicità di ogni genitore è di certo il proprio figlio, ma ci sono delle controindicazioni nel condividere le foto dei più piccoli sui social network:

  • Furto d’identità.
  • Rischio per la sua sicurezza.
  • Lunga permanenza dei dati su Google.

foto neonati rete

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