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Sviluppo linguaggio bambino: come favorirlo

Sviluppo linguaggio bambino, ecco come è possibile favorirlo

Quando un bambino è piccolo, ogni genitore non vede l’ora di sentirsi dire “mamma” o “papà”: sentirgli pronunciare le sue prime parole, è un’emozione unica e speciale. Molte coppie non hanno la pazienza di aspettare il momento giusto, e cercano dunque un modo per favorire lo sviluppo del linguaggio nel bambino: è possibile? Vediamolo insieme.

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Esiste un modo per favorire lo sviluppo del linguaggio nel bambino?

Gli esperti sono concordi nell’affermare che esistono dei modi per stimolare il linguaggio verbale bel bambino. Ovviamente non dovete aspettarvi che lui vi risponda, al piccolo basta sentirvi ed ascoltarvi mentre dialogate e conversate, o mentre gli rivolgete direttamente parole. Anche se non parla, ricordate che il bambino vi capisce più di quanto pensiate.

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Quando inizia a svilupparsi il linguaggio nel bambino

La capacità di formulare ed elaborare le prime parole parole inizia a svilupparsi nel bambino intorno al decimo/dodicesimo mese di vita. In questo momento il piccolo comincia a comunicare in maniera intenzionale (pur articolando principalmente i suoni nasali m,n e occlusivi p,b, t, d, c), associando ai suoi onomatopeici pronunciati la gestualità. Dai 24 ai 30 mesi, poi, il bambino amplia il suo vocabolario e diventa in grado di costruire frasi più articolate.

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Regole base per stimolare il piccolo

Quando vi siete decisi a stimolare lo sviluppo del linguaggio nel bambino, ricordatevi di attuare una serie di accorgimenti. Innanzitutto, quando parlate in presenza di vostro figlio non storpiate il nome di oggetti o cose, ma pronunciateli con la loro corretta denominazione. Usate se necessario anche i nomi scientifici per descrivere qualcosa, e dimenticate il “bambinese: questa lingua non esiste! Potete poi giocare con vostro figlio direttamente con oggetti reali. In questo modo inizierete a fargli capire quali sono le funzioni specifiche della cosa che ha davanti agli occhi.

L’importanza del libri

I libri sono una componente fondamentale per quanto riguarda lo sviluppo del linguaggio nel bambino perché permettono al piccolo di guardare visivamente una parola scritta, ma anche di associare una cosa all’immagine ritratta. Scegliete infatti volumi o riviste che abbiano quante più foto e disegni possibili.

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Il riposino pomeridiano è fondamentale: ecco perché

Per favorire lo sviluppo del linguaggio nel bambino, è strettamente necessario anche il riposino pomeridiano. A dirlo è uno studio condotto dal Max Planck Institute for Human Cognitive and Brain Sciences di Lipsia, secondo cui riposare il pomeriggio permette la perfetta crescita dei bambini e l’ottimo sviluppo del loro linguaggio. Il motivo? Aiuta a memorizzare le informazioni acquisite durante la giornata, a fissare i ricordi ed a conservare la memoria.

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Recitate tante filastrocche

La mamma può avvalersi anche delle filastrocche per stimolare il linguaggio verbale nel figlio. È importante che queste vengano recitate anche durante la gravidanza visto che la filastrocca, grazie alla riproduzione di sillabe, di rime ed assonanze, aiuta anche a sviluppare la ritmicità del piccolo.

Il bambino non parla: quando preoccuparsi?

Lo sviluppo del linguaggio nel bambino è un processo che richiede tempi diversi e procedure differenti da bambino a bambino. Anche se tutti gli altri già parlano e vostro figlio no, non dovete già trarre conclusioni affrettate. Quando c’è il bisogno di preoccuparsi se il bambino non parla? Gli esperti sono concordi nel dire che se il piccolo, dai tre anni in poi, presenta un vocabolario limitato o ridotto oppure addirittura non parla, è assolutamente giustificabile pensare che possano esserci dei problemi. Solo in quel caso rivolgetevi ad uno specialista.

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In altri casi il bambino può rallentare il suo sviluppo verbale per cause quali la timidezza, la pigrizia, ma anche un contesto familiare nel quale c’è poco dialogo e di conseguenza il neonato è meno spinto e predisposto ad esercitare la sua capacità di linguaggio.

Ritardo cognitivo lieve nel bambino: quando riconoscerlo VIDEO

Il Professor Paolo Curatolo, Direttore dell’Unità di Neuropsichiatria Infantile del Policlinico Tor Vergata, ha esplicato quali sono i sintomi che possono far pensare ad un ritardo cognitivo lieve nel bambino. I genitori, solitamente, hanno difficoltà nell’individuare possibili problemi nei bambini che hanno un funzionamento intellettivo al di sotto della media. Nel momento in cui la scuola richiede delle prestazioni più elevate, viene fuori questa difficoltà di apprendimento che però può presentarsi già a partire dai tre anni.

Come si comporta un bimbo con ritardo cognitivo

Se l’area del linguaggio comunicativo a tre anni è molto rallentata, significa che si ha un problema di tipo cognitivo, visibile anche dal punto di vista motorio: probabilmente a tre anni i piccoli avranno ancora un certo impaccio o una poca coordinazione. In linea generale, i bambini che soffrono di sviluppo rallentato si comportano come molto più piccoli rispetto alla loro età cronologica (esempio: portano ancora il pannolino, disegnano scarabocchi etc…)

Quando rivolgersi ad un logopedista?

Quando è necessario rivolgersi ad un logopedista, allora? È utile portare il bambino da uno specialista quando, intorno ai 24 mesi, ha un vocabolario scarso, quando ha una gamma limitata di suoni, quando pronuncia versi difficili da capire e, soprattutto, è poco attento. La logopedista analizzerà anche il comportamento comunicativo tra il genitore del bambino. In seguito a questi accertamenti, si può avere una presa in carico del piccolo con la partecipazione della famiglia, oppure una presa in carico indiretta in cui si danno dei consigli comunicativi e si fissano degli appuntamenti periodici.

Parola all’esperta VIDEO

Anna Biavati, una logopedista pediatrica, ha pubblicato su YouTube un video nel quale esplica quali sono le modalità per poter stimolare e favorire lo sviluppo del linguaggio nel bambino. La prima cosa da ricordare, quando si è con i bimbi, è di ridurre il numero di domande che si fanno. Le domande non devono volgersi sul “Che cosa” (Cos’è questo? Come si chiama questo oggetto), piuttosto cercate di porre quesiti che stimolino la comprensione effettiva (Dove sono le scarpe? Portamele qui). Il bambino non deve necessariamente rispondere, ma fare quello che voi avete chiesto. Se non lo capisce, dimostrategli la domanda che gli avete appena posto.

Riduzione e ripetizioni

Un’altra regola fondamentale consiste nel ridurre il numero delle parole che noi usiamo, soprattutto se il bambino ha dai dodici mesi in su. In questo momento della sua vita, il piccolo capisce una o al massimo due parole messe insieme. Quando si gioca, o nella vita di tutti i giorni, è importante usare la “routine linguistica“. Con ciò si intede l’uso degli stessi modi o delle stesse parole. È sbagliato, infine, pretendere che il bambino debba ripetere quello che abbiamo appena pronunciato.