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Rallentamento del travaglio: perché succede

Rallentamento del travaglio

Non per tutte le gestanti il travaglio ha la stessa durata. Esistono tutta una serie di fattori che rendono soggettivi i tempi del travaglio e del parto, le sensazioni avvertite dalla donna, il modo di vivere questo momento e di gestirlo. Innanzitutto cos’è il travaglio? Non tutte le donne sanno che non si definisce travaglio un semplice susseguirsi di contrazioni uterine. Piuttosto esistono delle fasi da prendere in considerazione.

Il travaglio

Tra queste fasi riconosciamo certamente una fase di lento incremento del numero di contrazioni. Non solo, ma anche della loro intensità, durata e pausa (tra una contrazione e quella successiva).

Questa fase spesso viene erroneamente considerata dalle donne come il vero e proprio travaglio. Per tale motivo ritengono di aver trascorso un considerevole numero di ore a travagliare aumentando il livello d’ansia generato da un momento così delicato.

In realtà le contrazioni irregolari (in intensità, durata ed intervallo), che spesso si avvertono come fastidi e non come veri e propri “dolori”, non fanno parte del travaglio attivo.

Vengono definite contrazioni prodromiche e sono una preparazione al vero e proprio travaglio. Partendo da questo presupposto si concettualizza in maniera corretta la durata del travaglio e si ha un margine reale di riferimento.

rallentamento del travaglio

Travaglio

Si definisce rallentamento, una riduzione della durata del travaglio attivo, che normalmente procederebbe (in termini di dilatazione cervicale) con il ritmo di un centimetro all’ora. Questa definizione si riferisce alla prima gravidanza di una donna, in quanto le seconde gravidanze in genere corrispondono a tempi di travaglio e parto, più ristretti. Ovviamente bisogna considerare le eccezioni determinate da soggettive condizioni che influiscono sui tempi così concettualizzati.

Un rallentamento può essere determinato da una condizione patologica legata alla meccanica del travaglio. Ad esempio: una mal posizione del feto, una sproporzione feto-pelvica, viziature pelviche del bacino materno, tessuti perineali lassi, e quant’altro. Esiste anche una condizione fisiologica che ne determina un transitorio rallentamento. Quest’ultima è riconosciuta come una vera e propria fase del travaglio, definita “fase di transizione”.

In tale fase si verifica una momentanea interruzione del regolare susseguirsi delle contrazioni del travaglio attivo. Essa si presenta come una pausa prolungata che delinea simbolicamente la fine della “fase dilantante” e l’inizio della “fase espulsiva”.

In tal senso si passa dal travaglio al parto attraverso un naturale breve periodo di pausa. L’organismo materno stesso sente il bisogno di recuperare per bene le forze prima di affrontare il parto, al meglio.