Pipì a letto, 2 bambini su 10 la fanno cause e diagnosi

Pipì a letto, 2 bambini su 10 la fanno: ecco la vera causa

Quella di fare la pipì a letto sembra essere una pratica molto diffusa. Sono circa 120.0000 i bambini e adolescenti tra i 5 ed i 14 anni di età, che bagnano il loro letto durante la notte. Sono questi i dati emersi nel corso della conferenza stampa sul tema “Enuresi notturna nel bambino e l’importanza di contrastarla”. Quest’ultima si è tenuta al Senato, su iniziativa della Società italiana di pediatria preventiva e sociale in collaborazione con l’Associazione di iniziativa parlamentare e legislativa per la salute la prevenzione.

Questo disturbo viene chiamato enuresi notturna e sembra che a soffrirne sia circa il dieci 20% dei bambini di età pari a 5 anni. La percentuale si abbassa al 5- 10% all’età di 10 anni è al 3% nella fascia di età compresa tra i 15 e i 20 anni.

Enuresi notturna

Più che una malattia, si tratta di un disturbo che consiste nella perdita involontaria e completa di urina durante il sonno. Generalmente il disturbo si presenta in un’età tra i 5 ed i 6 anni proprio dove la maggior parte dei bambini hanno acquisito il controllo degli sfinteri. Per poter parlare di enuresi notturna la perdita di urina non deve essere saltuaria e sporadica, ma deve presentarsi con una certa frequenza.

Quali sono le cause?

Le cause dell’ enuresi possono essere tante e per questo vengono distinte in:
primarie, nel caso in cui il bambino non abbia acquisito il controllo notturno. In questo caso il disturbo viene attribuito ad un ritardo di maturazione della vescica o ad un’ insufficiente controllo ormonale.
secondaria, nel caso in cui il bambino dopo aver raggiunto il controllo della vescica per circa sei mesi riprende a fare la pipì a letto. In questo caso l’errore potrebbe dipendere da particolari situazioni stressanti ed emotive
sintomatica, quando l’enuresi notturna compare proprio come la conseguenza di una malattia, tipo un’infezione urinaria o epilessia o casi di diabete mellito.

Diagnosi

Diagnosticare questo disturbo non è poi così tanto complesso Perché i medici si avvalgono di semplici strumenti. Tra questi citiamo il calendario delle notti bagnate o asciutte e il diario minzionale. Ad ogni modo è importante che la diagnosi venga fatta nel più breve tempo possibile perché in questo modo la terapia sarà molto più efficace.

Inoltre è importante che la diagnosi sia tempestiva perché l’enuresi può avere delle conseguenze abbastanza negative e sull’autostima del bambino. Quest’ultimo potrebbe sviluppare sensi di colpa, calo del rendimento scolastico e limitazioni nella sua vita relazionale.

Approccio famiglia- pediatra

Affinché il problema possa essere preso in carica e dunque trattato, è importante che la famiglia venga coinvolta in questo percorso dal pediatra. Inoltre in questa Alleanza un ruolo molto importante deve essere mantenuta dalla scuola.

In che modo? Attraverso iniziative di informazione e sensibilizzazione delle famiglie proprio sul fenomeno dell’enuresi, promuovendo anche le buone abitudini.

“Insieme al ruolo di vigilanza delle famiglie centrale resta quello del pediatra che già dopo il compimento del quinto anno d’età, senza lasciar passare troppo tempo, alla prima occasione di una visita o di un bilancio di salute, con poche e semplici domande, potrebbe e dovrebbe verificare se il bambino bagna il letto e abbia quindi bisogno di adeguati interventi” ha dichiarato Giuseppe Di Mauro, presidente della Sipps.