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Quanto fa male partorire: a cosa paragonare i dolori del parto

Fa male partorire? Scopri di più sull’argomento

È risaputo che mettere al mondo un bambino non è una passeggiata! Inoltre, il dolore che si prova durante il parto è unico per ogni parto e, per molte donne, indimenticabile. Partorire fa male ma la gioia e la felicità nell’ammirare la propria creatura dopo tanta sofferenza vale davvero la pena di provarle.

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Dolori del parto: cosa c’è da sepere?

Come sono i dolori del parto? I dolori del parto secondo quanto riportato da molte neo mamme sembrano somigliare ai dolori del ciclo, ovvero simili ai dolori mestruali, solamente molto più intensificati. La parte del corpo maggiormente esposta al dolore è generalmente la zona bassa della schiena, la regione lombare. Ma la localizzazione del dolore, oltre ad essere soggettiva, varia a seconda della fase del travaglio.

Dolori, parto, e consapevolezza

“Si avvertono delle fitte lancinanti tali da far perdere il controllo della situazione” questa è una delle dichiarazioni rilasciate dalle donne dopo aver vissuto un’esperienza di parto doloroso. C’è da dire però che ogni parto è a sè e che la soglia del dolore varia da donna a donna. Il dolore del parto è un qualcosa di gestibile con l’aiuto delle giuste informazioni, la rispettosa assistenza e la consapevolezza necessarie di sè e delle proprie capacità. Ogni donna nasce con tutte le facoltà necessarie per compiere questa dura missione, salvo l’eccezione conseguente a determinate patologie, in cui ci viene in soccorso la medicina.

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Dunque sarebbe inutile oltre che controproducente cedere all’ansia e alla paura. È ovvio però che partorire per la prima volta significa dover andare incontro all’ignoto e quindi è naturale temere il fatidico momento della nascita non solo per il dolore ma soprattutto perchè non si conosce ciò che avverrà. Ma la natura è provvida, e ha garantito alla donna un dolore ritmico. Quest’ultimo, infatti, a differenza del tipo di dolore a cui siamo abituati, arriva per alcuni secondi e poi sparisce completamente. Quest’alternanza si ripete nel tempo ed è fondamentale affinchè possa essere sopportato e gestito dalla partoriente.

Come si partorisce?

Il dolore da parto ha connotazioni peculiari e spesso è amplificato dalla tensione e dalla paura. Generalmente è tollerabile, e l’assistenza dell’ostetrica è fondamentale al fine di rendere la donna serena, consapevole, sicura di sè ed in grado di sentirsi a proprio agio. Questa senasazione deriva dalle contrazioni, ma anche dalla dilatazione cervicale e la distensione dei tessuti genitali. Nel periodo dilatante, una prima parte del travaglio, il dolore è intermittente, crampiforme e viscerale. Esso è avvertito oltre che a livello dell’utero, anche nella parete addominale, la regione lombosacrale, i glutei e le cosce.

Nel periodo espulsivo il dolore è più viscerale e deriva maggiormente dalla distensione vaginale e perineale. Questa sensazione, contrariaente a quanto si pensa, in questa fase viene resa più sopportabile dalla concomitanza della sensazione di spinta. Dunque anche se il dolore è più intenso, viene meglio gestito per via del coinvolgimento attivo della donna.

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Dolore da parto: da cosa deriva?

Nella fase prodromica, le contrazioni sono irregolari in intensità, durata ed intervallo, inoltre si avvertono come “fastidi” e non come vero e proprio dolore. I dolori iniziano sin dal travaglio e perdurano fino all’espulsione del nascituro. Il parto naturale è doloroso ma la fatica e l’impegno profuso avranno una maggiore soddisfazione alla vista del bambino o bambina in arrivo che senz’altro varrà la pena di affrontare.

Inoltre, bisogna anche considerare la base neuro-endocrina da cui deriva questa famosa sensazione dolorosa. Tutto origina dalla produzione di ossitocina e di endorfine, che governano rispettivamente la contrazione e la conseguente pausa. Più ci si abbandona al rilassamento indotto dalle endorfine nella pausa, più sarà efficace e gestibile la contrazione successiva.

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Dolori da parto: come gestirli?

Non si può tenere a bada il dolore del travaglio solo ed esclusivamente mediante metodi farmacologici. Prima di ciò esistono innumerevoli metodi non farmacologici, tra cui i massaggi, le varie posizioni antalgiche, l’adattamento dell’ambiente circostante (luci soffuse, temperatura ideale, musica rilassante, ecc). Inoltre, esistono anche metodi meno diffusi come l’agopuntura. Anche metodi che rendono anche più piacevole il travaglio, quali le varie danze del ventre o specifiche per convogliare le energie nella gestione attiva delle contrazioni in modo più creativo.


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Quindi è necessario badare bene a come prepararsi psicologicamente al parto affinché sia possibile ridurre le tensioni e lo stress legate all’evento. Lavorare, con l’aiuto di un’ostetrica, su sè stesse, informarsi e raggiungere un grado di consapevolezza tale da poter affrontare al meglio il travaglio e il parto!