foto_seggiolino

Bambini dimenticati in auto: cosa accade nella mente del genitore

Tra le tante brutte notizie che ogni giorno si sentono, ce n’è una che sconvolge se possibile ancor più delle altre: quella dei bambini dimenticati in auto. Ci appare impossibile che possa accadere una cosa del genere a noi, genitori infallibili, pieni di amore nei confronti dei nostri bambini. E in realtà è così, perché nessun genitore farebbe mai del male consapevolmente al proprio bambino. Ma inconsapevolmente? Cosa accade nella mente di un genitore che lo porta a dimenticare il proprio bambino in auto? Quale incomprensibile meccanismo del cervello fa accadere una cosa tanto grave? Può accadere davvero a tutti, o solamente ai genitori più distratti?

Alla base di tutto c’è il cosiddetto “falso ricordo”. I genitori che lasciano i propri figli in auto non lo fanno consapevolmente. Sono convinti fermamente di aver portato il piccolo all’asilo come ogni mattina.

Una parte del cervello agisce infatti in modo automatico e inconsapevole: ad esempio guidiamo per un tratto di strada senza avere la consapevolezza di ciò che stiamo facendo, ma il cervello conosce la strada e in modo automatico ci porta nel luogo stabilito.

In situazioni particolari, come ad esempio in una giornata molto stressante, la parte del cervello che dovrebbe sorvegliare quella che agisce automaticamente non fa il proprio dovere.

Il cervello è una macchina che non sempre agisce correttamente. Può capitare quindi che la parte di cervello che deve sorvegliare la parte che agisce inconsapevolmente non lo fa: ciò può accadere quando un genitore ha una giornata particolarmente stressante o è distratto improvvisamente da qualcosa che interrompe la sua routine. Tutto ciò fa sì che la mamma o il papà continuino la strada per il lavoro convinti di aver portato il bambino a scuola.

Nel cervello si crea un falso ricordo

Parlare di “dimenticanza” non è propriamente corretto: il genitore non dimentica il bambino in auto ma è convinto che il piccolo sia all’asilo. Il cervello non fa delle azioni una questione morale o etica: come si è capaci di dimenticare una borsa o un cellulare, si è capaci di dimenticare un bambino. Perché la parte automatica del cervello non comprende la differenza tra un oggetto o un essere umano. Agisce e basta, indipendentemente da quale sia la cosa dimenticata.

Ilaria, la mamma della bimba morta in provincia di Arezzo, l’aveva desiderata fortemente quella figlia. E quando Tamara era arrivata aveva portato una gioia immensa all’interno della famiglia. Allo stesso modo Andrea amava da morire il piccolo Luca, morto in auto nel 2013 a Piacenza. È proprio questa la cosa che forse fa più paura: non possiamo parlare di amore o di affetto perché ogni genitore adora il proprio bambino. Eppure queste cose accadono e ripetersi che a noi non potrà accadere mai è un nascondere la testa sotto la sabbia.

Evitare queste tragedie è possibile: ci sono metodi “casalinghi” come la borsa nel sedile posteriore vicino al seggiolino, in modo da vedere il bimbo prima di scendere dall’auto, o metodi tecnologici come dispositivi che ci avvisano della presenza del bebè prima di chiudere la macchina.

Prevenire certe tragedie è possibile: ammettere a sé stessi di non essere infallibili e di poter aver bisogno di qualcosa che ci ricordi della presenza del bimbo è già un punto di partenza per far sì che certe cose non accadano più.