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Allattamento primi giorni: cosa fare

Allattamento primi giorni

Allattare è un gesto naturale, ma ciò non significa che avvenga sempre in modo spontaneo. Soprattutto l’allattamento primi giorni necessita di una particolare attenzione da parte della mamma, che deve aiutare il suo bambino ad attaccarsi bene al seno. Alcuni fattori favoriscono un buon avvio dell’allattamento. Se il parto avviene in modo spontaneo, il bebè alla nascita è sveglio ed attivo, disposto ad attaccarsi al seno materno. Aiutiamo il piccino ad aprire correttamente la bocca in modo da prendere non solo il capezzolo, ma anche parte dell’areola. In questo modo la suzione permetterà al bebè di sfamarsi, senza procurare dolori e ragadi al seno.

Durata poppata. Ci sono neonati che, fin dalle prime poppate, succhiano avidamente il latte, altri bevono pian piano, addormentandosi talvolta durante l’allattamento. Ecco perché non è possibile stabilire anticipatamente quanto deve durare la poppata. Il tempo sarà diverso da bambino a bambino.

L’allattamento non è solo il momento del pasto per il neonato: nell’abbraccio materno il piccino trova conforto, consolazione, si sente protetto. Anche la mamma, grazie alla produzione di ormoni, prova un amore infinito per il figlio, rilassandosi. Per questo motivo è importante dedicarsi all’allattamento vivendolo come un momento di coccole reciproche.

Se la mamma allatta in un posto tranquillo, senza fretta, disponendosi in una posizione comoda, magari sostenuta da cuscini, il bebè percepirà questo stato di serenità bevendo tranquillo. Una postura scomoda può causare dolori lombari alla madre, innervosendola ed inficiando l’avvio dell’allattamento.

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Colostro

Il latte che il neonato beve dal seno materno per i primi 5-6 giorni di vita si chiama colostro. Una sostanza lattiginosa che la mamma può aver visto nei mesi precedenti, quando qualche goccia le sporcava il reggiseno. Solo dopo la montata lattea, il bambino si nutrirà con il latte maturo, completo di tutti i nutrienti per la sua crescita.

La funzione del colostro è fondamentale, perché permette la pulizia dell’intestino del bebè. Entro le prime 24 ore dalla nascita, troviamo nel pannolino la prima cacca, detta meconio, scura ed appiccicosa. In seguito, con l’allattamento al seno, il colore della cacca tenderà al giallo vivo.

Il colostro favorisce la formazione della flora batterica intestinale, fondamentale per completare lo sviluppo intestinale e per rafforzare le difese immunitarie infantili.

Montata lattea

Stimolata dalla suzione del bebè nei giorni successivi alla nascita e dall’abbassamento del progesterone, la ghiandola mammaria produce il latte, necessario alla crescita del piccino. Questo fenomeno, del tutto fisiologico, prende il nome di montata lattea. Può presentarsi dai 2 ai 6-7 giorni dal parto.

Montata lattea sintomi. La mamma si accorge dell’imminente produzione della montata lattea iniziando a sentire il seno turgido. La pelle delle mammelle si dilata ed il loro volume aumenta di qualche taglia. Premendo intorno all’areola esce, talvolta a getto, il latte.

Alcune gestanti hanno paura di una scarsa montata lattea dopo il cesareo. In realtà i medici assicurano che, se il neonato viene attaccato subito al seno, dopo il parto operativo, la quantità di latte sarà sufficiente per la sua crescita.

Nei casi in cui, per motivi afferenti il parto, oppure l’assunzione di particolari terapie da parte materna, vi è un ritardo nell’avvio dell’allattamento, il supporto delle ostetriche e del personale sanitario del consultorio, preposto per territorio, aiuteranno la donna a superare le difficoltà dell’allattamento primi giorni.

Allattamento al seno

Per un buon avvio dell’allattamento al seno è importante posizionare bene il piccino, affinché possa succhiare tranquillamente.

La mamma si siede in posizione comoda, con la schiena appoggiata. Il bambino deve essere disposto con il pancino a contatto con il busto della madre. Aiutiamolo ad aprire bene la bocca in modo che possa afferrare il capezzolo e parte dell’areola.

Se la donna preferisce può anche allattare sdraiata su un fianco, oppure adagiando il piccino nella posizione definita ragby: ovvero la testa del bebè a livello del seno ed il corpicino di fianco al busto materno. Ogni mamma scoprirà la posizione ideale per sé ed il suo bebè.

La mamma che allatta deve curare l’alimentazione e idratarsi, bevendo molta acqua durante la giornata. La dieta della donna, in questo caso, deve essere equilibrata, priva di superalcoolici che, passando attraverso il latte, potrebbero inficiare il regolare sviluppo infantile.

Da limitare anche l’assunzione di bevande contenenti caffeina e gli alimenti con elevate quantità di zucchero che favorirebbero fenomeni diarroici nei piccolini.

Succhiare capezzolo

Se il bambino si attacca al seno ed inizia a succhiare il capezzolo, dobbiamo aiutarlo inserendo nella sua bocca anche parte dell’areola. In caso contrario non solo il piccino non riuscirà a sfamarsi, innervosendosi, ma potrebbero insorgere problemi dolorosi al seno.

Se le mammelle non si svuotano può insorgere un ingorgo mammario. I capezzoli stimolati potrebbero screpolarsi o presentare ragadi.

In genere con il primo mese, il neonato impara ad attaccarsi al seno e presto diventerà un’attività di routine.

Per favorire un corretto attaccamento, i medici consigliano l’uso del ciuccio solo dopo 1-2 mesi dalla nascita. Solo dopo aver imparato a succhiare bene il seno, è possibile proporgli il ciuccio, che necessita di una modalità di suzione diversa.

Ingorgo mammario

L’ingorgo mammario si verifica nei casi in cui le mammelle non si svuotano.

Ingorgo mammario sintomi: il seno è gonfio, molto turgido, caldo. Alcune zone delle mammelle possono presentarsi lucide.

I capezzoli sono piatti; anche se premiamo il seno il latte non esce e sentiamo dolore. Potremmo notare un aumento della temperatura corporea.

Allattare il neonato spesso è un rimedio contro l’ingorgo mammario. Anche gli impacchi al seno con un panno caldo sono consigliati. Il calore, infatti, aiuta a sciogliere il latte, permettendone la facile fuoriuscita.

Prima di ogni poppata, per ammorbidire le mammelle, un massaggio al seno aiuterà il piccino ad attaccarsi correttamente.

In caso di febbre nella donna, si può allattare al seno? Il binomio febbre e allattamento ha sempre preoccupato le mamme, spaventate di non poter più allattare i loro bimbi. In realtà si può allattare. In caso di influenza o febbre, dovuta alla ghiandola mammaria infiammata o all’influenza, la donna può attaccare al seno il bebè.

Una raccomandazione per quanto riguarda i medicinali. Chiediamo sempre al medico in caso si voglia prendere un farmaco diverso dalla tachipirina in allattamento.

Ragadi al seno

Soprattutto se il bambino non si attacca bene, nei primi tempi, possono verificarsi le ragadi al seno. Sono dei taglietti, più o meno profondi, che interessano i capezzoli e l’areola.

Poiché possono essere molto dolorose, a volte la donna non riesce ad allattare il suo bimbo.

In caso di ragadi, per evitare di provare molto dolore durante la suzione, possiamo proteggere la zona con i para capezzoli. Ideali, in questi casi, quelli in argento. Oltre ad essere antibatterici sono cicatrizzanti.

Il medico potrà consigliare dei prodotti specifici da applicare sui taglietti, innocui per la salute del piccino.

ragadi al seno

Peso neonato

La preoccupazione maggiore dei genitori nei primi tempi, riguarda la crescita, quindi la salute del bambino. Qual è il peso neonato? Quanto deve crescere un neonato?

Durante il primo mese di vita, soprattutto se si allatta al seno, alcuni bambini desiderano attaccarsi spesso. Non sempre si tratta di fame; il loro è un bisogno di rassicurazione che trovano tra le braccia materne. Riconoscono l’odore della mamma, il suo battito cardiaco che li ha accompagnati per 9 mesi.

In base al peso ed alla corporatura il bambino mangerà una certa quantità di latte. Il pediatra, durante i controlli, valuterà la crescita del bambino. Un neonato di un mese avrà bisogno di circa 650 grammi di latte nell’arco delle 24 ore. Non spaventiamoci se il bambino, subito dopo il parto, diminuisce di peso. Si tratta del calo fisiologico, presente in tutti i neonati.

Allattamento misto

In alcuni casi il latte materno non è sufficiente al fabbisogno nutrizionale del bebè. In questi casi il pediatra aggiungerà al latte materno quello artificiale. L’allattamento misto deve essere calcolato in base al peso del neonato. Inizialmente non sarà facile individuare la quantità di latte necessario a soddisfare il neonato, ma con un po’ di pratica ed i suggerimenti del pediatra riusciremo a trovare il giusto equilibrio.

Ottenuta la tabella alimentare dal medico, possiamo orientarci sulla quantità di latte necessaria al nostro bimbo. Tenendo conto che ci sono bebè con più appetito rispetto ad altri. Ad esempio se un neonato pesa 4 kg avrà bisogno di 700 grammi di latte nell’arco della giornata. Le ostetriche ci ricordano che più proviamo ad allattare al seno il bambino, più la ghiandola mammaria sarà stimolata a produrre latte. Diversamente se allatteremo meno, la produzione di latte tenderà a diminuire.