elaborazione del lutto

Aborto: dalla prevenzione dell’aborto spontaneo all’interruzione volontaria di gravidanza

Aborto spontaneo

Secondo quanto rilevato da analisi statistiche, le gravidanze interrotte in seguito a un aborto spontaneo clinicamente evidente sarebbero tra il 15% e il 30%. Nella maggior parte dei casi (8 su 10), l’interruzione di gravidanza si verificherebbe entro i primi tre mesi di gestazione, sovente prima che la donna venga a conoscenza del suo stato di gravidanza.

L’aborto spontaneo si verifica in caso di morte non indotta dell’embrione prima che il feto sia ipoteticamente in grado di sopravvivere in caso di parto prematuro, ossia prima della ventesima settimana di gestazione. Traumatico e doloroso dal punto di vista fisico e psicologico, un aborto spontaneo può verificarsi a causa di molti fattori ed è quindi fondamentale chiedere un supporto clinico e consultare uno specialista in caso si volesse progettare una nuova gravidanza.

aborto spontaneo

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Le cause e i sintomi dell’aborto spontaneo

Sovente preannunciato da specifici sintomi, l’aborto spontaneo può verificarsi a partire da moltissime cause. Tra queste troviamo:

  • l’incontinenza cervicale;
  • la sindrome dell’ovaio policistico;
  • alterazioni ematologiche (come ad esempio le trombofilie);
  • disordini immunologici;
  • anomalie genetiche o cromosomiche (probabilità statisticamente più alta);
  • inadeguato rilascio del progesterone da parte del corpo luteo;
  • malformazioni congenite della cavità uterina.

Tra i sintomi dell’aborto spontaneo troviamo:

  • il sanguinamento vaginale, conseguente allo svuotamento dell’utero. Non necessariamente legato a un aborto, il sanguinamento (sia esso costituito da abbondanti e costanti perdite o da episodi di spotting) costituisce un’avvisaglia importante in seguito alla quale è fondamentale rivolgersi al ginecologo per un controllo;
  • mal di schiena;
  • improvvisa scomparsa o repentina riduzione dei normali segni legati alla gravidanza;
  • contrazioni dolorose;
  • crampi addominali;
  • perdita di liquidi e tessuti dalla vagina.

È bene ricordare che un aborto spontaneo può verificarsi anche in totale assenza di perdite quando, nel secondo trimestre di gravidanza in poi, il feto muore nell’utero.

donna in dolce attesa

A seguire un video esplicativo per saperne di più sull’aborto spontaneo.

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Prevenzione

Purtroppo prevenire l’aborto spontaneo è assai complicato vista la grande varietà di cause alla base di questo evento traumatico. Secondo quanto rilevato da recenti studi però alcuni comportamenti potrebbero ridurre notevolmente le probabilità dell’insorgere di interruzioni di gravidanza. Dieta bilanciata e riposo sono caldamente consigliati alle donne in dolce attesa mentre è assolutamente vietato il consumo di sigarette e bevande alcoliche. Sono tante, in fine, le pratiche cliniche adottate dagli specialisti in casi particolari. Tra queste ricordiamo la somministrazione di acido acetilsalicilico o di eparina in caso di trombofilia, terapie a base di progesterone qualora dovesse verificarsi un’insufficienza del corpo luteo e il cerchiaggio, pratica necessaria quando la cervice uterina non riesce a contenere adeguatamente il feto.

fumo e alcolici in gravidanza

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Interruzione volontaria di gravidanza

Regolata dalla legge 194/78, in Italia l’interruzione volontaria di gravidanza consente alle donne che vogliano o debbano rinunciare alla maternità, di affrontare un percorso di aborto volontario entro i primi 90 giorni di gestazione. Scelta per motivi economici, sociali, familiari o di salute, l’IVG (interruzione volontaria di gravidanza) tutela la donna, salvaguardandola dal ricorso a metodologie d’aborto rischiose e illegali.

È bene ricordare che la legge sull’aborto rientra nei diritti fondamentali e inviolabili della persona (diritto all’autodeterminazione e diritto alla salute, tutelati dalla Costituzione) e nel diritto alla procreazione cosciente e responsabile, garantito dallo Stato. Una scelta di questo tipo inoltre, senza dubbio dolorosa e foriera di moltissime conseguenze a livello psicologico ed emotivo, non andrebbe mai giudicata o contestata.

Legge 194

Esistono due tecniche di IVG:

  1. aborto farmacologico;
  2. metodo chirurgico.

L’interruzione volontaria di gravidanza portata a termine farmacologicamente implica l’assunzione di due differenti principi attivi a distanza di due giorni. Il mifepristone (noto come RU486), che provocherà la cessazione della vitalità dell’embrione, e la prostaglandina, che indurrà le contrazioni e la conseguente espulsione.

L’interruzione volontaria di gravidanza con metodo chirurgico viene invece praticata in anestesia locale e prevede l’inserimento nell’utero di un piccolo tubicino di plastica che andrà ad aspirare l’embrione e le membrane della mucosa uterina.

Ecco un video molto utile per comprendere nel dettaglio le varie tecniche di interruzione volontaria di gravidanza:

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Aborto: le nuove linee guida sulla Ru486

Risale al 4 agosto scorso la pubblicazione del parere del Consiglio Superiore di Sanità riguardo le nuove linee guida sull’aborto farmacologico proposte dal ministero della Salute. Secondo quanto annunciato da una circolare ministeriale, il periodo in cui si potrà ricorrere alla pillola Ru486 sarà dilatato fino alla nona settimana di gravidanza e non sarà più necessario il ricovero delle pazienti che si affideranno alla pratica di interruzione di gravidanza.

A spingere il ministro della Salute Roberto Speranza a chiedere un aggiornamento del parere del Consiglio Superiore di Sanità sarebbe stata la recente decisione della giunta di centrodestra della Regione Umbria, intenzionata a ripristinare l’obbligo di un ricovero di tre giorni in seguito all’assunzione della Ru486, obbligo facente riferimento alle linee guida stilate ben dieci anni fa. L’utilizzo del farmaco, approvato dall’Aifa nel 2009, era infatti finora regolato da linee d’indirizzo stilate nel lontano 2010.

linee guida sulla Ru486

Le nuove linee guida, accogliendo il parere del Consiglio Superiore di Sanità, raccomandano di:

Effettuare il monitoraggio continuo ed approfondito delle procedure di interruzione volontaria di gravidanza con l’utilizzo di farmaci, avendo riguardo, in particolare, agli effetti collaterali conseguenti all’estensione del periodo in cui è consentito il trattamento in questione.

Le linee di indirizzo del 2010 consentivano l’utilizzo del farmaco entro le prime sette settimane di amenorrea (assenza di mestruazioni) e consigliavano un’ospedalizzazione di tre giorni. Spettava poi alle Regioni stabilire i tempi del ricovero; ragion per cui molte regioni italiane hanno deciso di discostarsi dalle linee guida ministeriali optando per il day hospital. È bene ricordare poi che negli altri paesi europei già da tempo il termine l’interruzione farmacologica di gravidanza era fissato entro le 9 settimane, in regime di day hospital.

Vediamo quindi parte del testo della recente circolare ministeriale:

Tenuto conto della raccomandazione formulata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) in ordine alla somministrazione di mifepristone e misoprostolo per la donna fino alla 9° settimana di gestazione, delle più aggiornate evidenze scientifiche sull’uso di tali farmaci, nonché del ricorso nella gran parte degli altri Paesi Europei al metodo farmacologico di interruzione della gravidanza in regime di day hospital e ambulatoriale, la scrivente Direzione generale ha predisposto le “Linee di indirizzo sulla interruzione volontaria di gravidanza con mifepristone e prostaglandine”.

Il ministro della Salute Roberto Speranza ha annunciato l’emanazione delle nuove linee guida sui suoi account social e ha aggiunto:

Le nuove linee guida, basate sull’evidenza scientifica, prevedono l’interruzione volontaria di gravidanza con metodo farmacologico in day hospital e fino alla nona settimana. È un passo avanti importante nel pieno rispetto della 194 che è e resta una legge di civiltà.

pillola Ru486

Secondo quanto rilevato dai dati del ministero della Salute riguardo l’aborto farmacologico, in seguito all’assunzione dei due farmaci in Italia non si sarebbero verificate complicazioni nel 96.9% dei casi. Proprio per questo motivo molte regioni si sarebbero allontanate dalle linee di indirizzo del ministero, introducendo il ricovero in day hospital. Il resoconto del ministero della Salute sull’interruzione volontaria di gravidanza con mifepristone risalente al 2010-2011 inoltre attesterebbe che la maggior parte delle donne (tre su quattro per la precisione) avrebbe chiesto le dimissioni volontarie dopo l’assunzione della prima compressa.

Accolte con entusiasmo dalle tante associazioni che si occupano della difesa dei diritti delle donne, le nuove direttive consentono all’Italia di equipararsi agli altri paesi europei in fatto di aborto farmacologico, facilitando un percorso doloroso e difficile già da tempo appesantito dall’alto numero di obiettori di coscienza e recentemente colpito dalle tante restrizioni legate alla pandemia di Covid19. La scelta dell’IVG, secondo quanto spiegato dal Consiglio superiore di sanità, implicherebbe inoltre un grande risparmio per il Servizio sanitario nazionale rispetto all’aborto chirurgico, pratica decisamente più onerosa e soprattutto invasiva per le pazienti.

pillola abortiva

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Obiezione di coscienza

Scelta che in Italia accomuna moltissimi medici (più dell’80% in ben sette regioni del nostro Paese), anestesisti (48.8%) e personale non medico (44%), l’obiezione di coscienza è regolata dalle legge 194/78 che recita:

L’obiezione di coscienza esonera il personale sanitario ed esercente le attività ausiliarie dal compimento delle procedure e delle attività specificamente e necessariamente dirette a determinare l’interruzione della gravidanza.

obiettori di coscienza

È bene specificare però che, secondo quanto specificato chiaramente dall’OMS, la “pillola del giorno dopo” e “dei cinque giorni dopo”, troppo spesso negate alle donne dagli stessi farmacisti, non hanno niente a che vedere con l’interruzione volontaria di gravidanza e non hanno alcun effetto abortivo, motivo per cui per la somministrazione di questi medicinali è vietato applicare l’obiezione di coscienza. Questo tipo di comportamento, assai radicato nel sistema sanitario della nostra nazione, ostacola moltissime donne che, trovandosi costrette a fronteggiare molti rifiuti, non riescono a ottenere l’IVG entro i 90 giorni dal concepimento previsti dalla legge. Basti pensare che in Italia, solo il 60% delle strutture ospedaliere con reparti di ostetricia presta un servizio di interruzione volontaria di gravidanza.

obiezione di coscienza

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Le conseguenze psicologiche di un aborto

Le donne che subiscono un aborto spontaneo, così come le donne che decidono volontariamente di interrompere una gravidanza, subiscono un forte stress psicologico che, in molti casi, può portare conseguenze significative in termini di salute mentale.
Secondo quando rilevato da alcuni studi, le donne che subiscono un aborto spontaneo, pur vivendo un iniziale stress mentale devastante, riescono a vedere un miglioramento dei disturbi psicologici iniziali più velocemente rispetto alle donne che hanno deciso volontariamente di abortire. Le risposte psicologiche ai due tipi di aborto infatti sono ugualmente dolorose ma nettamente differenti dal punto di vista clinico.

aborto e riconoscimento del lutto

In linea generale lo stress causato dall’aborto può indurre nella donna molti disturbi della sfera emotiva tra cui:

  • ansia;
  • disturbo post-traumatico da stress;
  • depressione;
  • scarsa stima di sé;
  • ritiro sociale;
  • abuso di alcool e sostanze stupefacenti;
  • repentini cambiamenti del comportamento alimentare.

È bene quindi che ogni paziente che abbia subito un aborto (volontario o spontaneo) venga supportata e seguita dal punto di vista psicologico e accompagnata in questa fase dolorosa quanto delicata.

conseguenze psicologiche aborto

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Aborto e riconoscimento del lutto

Le donne che hanno subito un aborto spontaneo e precoce vivono di fatto un’esperienza equiparabile a un lutto. Dal punto di vista affettivo e comportamentale infatti, le pazienti sono costrette a fare i conti con una dolorosissima perdita: la perdita di una persona mai conosciuta ma già fortemente presente nel cuore e nelle fantasie dei futuri genitori.
Il dolore di un aborto porta alla mamma sintomi ben precisi quali incredulità, tristezza, senso di impotenza, vergogna e senso di colpa e tende ad alleviarsi dopo oltre 6 mesi dall’evento oppure con l’arrivo di una nuova gravidanza.

L’elaborazione di un aborto, spesso accompagnata da sintomi somatici, può durare anche due anni ed è fortemente ostacolata dalla reazione che la società mette in atto, incoraggiando la coppia a tentare di ottenere subito una nuova gravidanza o minimizzando il dolore. D’altro canto la diagnosi precoce della gravidanza (sempre più richiesta dalle coppie) consente al bambino di entrare a far parte dell’immaginario dei genitori sin dall’inizio della gestazione. A rendere ancor più complessa l’elaborazione della perdita interviene poi l’assenza di immagini, momenti e ricordi condivisi con il piccolo che va a definire il lutto un lutto “non riconosciuto” dal mondo esterno.

aborto

Attenzione! Ricordiamo a tutti i nostri lettori che le informazioni riportate, per quanto approfondite e redatte in base a fonti attendibili e ufficiali, non costituiscono parere medico. Ricordiamo altresì che i documenti video e le indicazioni riguardanti i vari percorsi di cura e iter diagnostici non sostituiscono in alcun modo il parere di uno specialista.

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