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Travaglio parto

Travaglio parto: cosa sapere

Il travaglio rappresenta la fase che precede il parto e che consente tutti i cambiamenti necessari affinché il feto possa progredire, anche grazie alle contrazioni e alla dilatazione cervicale che man mano aumenta, grazie soprattutto all’azione ormonale. Ossitocina e prostaglandine sono gli ormoni responsabili per primi di tutti questi cambiamenti. Prima del travaglio di parto si parla della fase prodromica in cui avvengono delle modificazioni preparatorie del collo dell’utero mentre il travaglio attivo inizia nel momento in cui si ha la presenza di contrazioni regolari ogni 3 minuti circa, e una dilatazione del collo dell’utero di almeno 4/5 cm.

Travaglio

Ulteriormente il travaglio attivo viene distinto in: fase dilatante, fase espulsiva e in quella del secondamento (o il terzo stadio). Il periodo dilatante è il momento in cui le contrazioni uterine, sempre più frequenti ed efficaci, portano alla dilatazione completa della cervice uterina fino ai 10 cm e naturalmente la sensazione del dolore aumenta gradualmente fino a coinvolgere anche la parte più bassa dell’addome e la zona lombare. Ovviamente, nella fase dilatante si verificano anche altri fenomeni e cioè: la rottura del sacco amniotico e la progressione della parte presentata, grazie alle quali può avvenire il parto spontaneo.

Contrazioni

Ma cosa sono le contrazioni? Parlando di contrazioni, le donne fanno riferimento al dolore. La contrazione è il cambiamento che si verifica a carico del miometrio , e cioè del muscolo dell’utero: è involontaria, peristaltica ed intermittente. La contrazione dipende dal rilascio da parte dell’ipofisi dell’ossitocina , che viene captata dai recettori dell’utero e da questo cambiamento ormonale ne deriva anche una sensazione dolorosa. In realtà, esistono diversi tipi di contrazioni uterine: da quelle gravidiche (a bassa frequenza ed intensità) a quelle pre-travaglio (più frequenti e leggermente più intense), dalle contrazioni del periodo prodromico, dilatante ed espulsivo (sempre più regolari, dolorose ed intense) fino a quelle del puerperio (avvertite con fastidio ma senza eccesso di dolore).

Parto naturale

Il parto spontaneo può avvenire grazie a tutti questi fenomeni meccanici dinamici e plastici che si verificano per la mamma e per il feto. Il parto è il momento in cui avviene l’espulsione del bambino, che nel corso del travaglio adatta i propri diametri a quelli del bacino materno, si “impegna” nei vari stretti del canale dep parto, compiendo delle rotazioni che lo porteranno prima al “disimpegno” e alla fuoriuscita della testa, per poi consentire il passaggio delle spalle e del tronco fetale. Naturalmente, il parto podalico consiste in una serie di fenomeni ben più complessi e richiede un’ assistenza estremamente attenta. Infatti, nella presentazione podalica diagnosticata attraverso le manovre di Leopold o ecograficamente, si consiglia il taglio cesareo. Inoltre, il parto si definisce naturale e spontaneo se non sono necessari interventi medici come induzione, accelerazione (con ossitocina) o altre operazioni esterne (episiotomia, ventosa ecc.).

Parto indotto

Diverso è il parto indotto, in cui per diverse motivazioni mediche si rende necessario indurre il parto in diversi modi. L’induzione del parto può avvenire farmacologicamente (attraverso la somministrazione di prostaglandine sia con dispositivi vaginali, sia attraverso dei semplici gel), oppure può avvenire meccanicamente (e cioè attraverso dei cateteri che vengono inseriti all’interno del collo dell’utero e gonfiati, in modo che quella pressione possa indurre una stimolazione a carico del collo dell’utero per poterne favorire la dilatazione senza l’intervento di farmaci, che naturalmente può essere più rischioso per il feto). L’induzione del parto può avvenire a diverse epoche gestazionali e naturalmente se è solo se ci sono le condizioni necessarie è descritte dalle linee guida esistenti sia sul territorio nazionale che internazionale. Nel momento in cui, invece, la donna ha già una dilatazione cervicale modesta, si potrà iniziare anche l’accelerazione del parto con la somministrazione di ossitocina endovena.

travaglio parto

Tappo mucoso

Tra i principali segni del travaglio c’è la perdita del tappo mucoso che costituisce una sorta di chiusura del collo dell’ utero caratterizzata da una sostanza gelatinosa (muco, appunto) per poter garantire la protezione del feto dall’ esterno. Al momento delle prime variazioni del collo dell’utero, il tappo mucoso “cade” e si dice che la donna “marca per la prima volta“, e cioè si accompagna a questa perdita di muco anche qualche piccola perdita di sangue, assolutamente normale e che non deve spaventare, perché associata ai primi cambiamenti della cervice uterina.

38 settimana di gravidanza

Le 38 settimane di gravidanza sono le settimane gestazionali in cui il feto è potenzialmente pronto a nascere anche perché la maturità polmonare si ottiene completamente a 36 settimane di gravidanza. Dalla trentottesima settimana di gravidanza la mamma può aspettarsi l’inizio di qualche contrazione fastidiosa, ma non dolorosa o ad esempio può aspettarsi la perdita del tappo mucoso o la rottura del sacco amniotico.

39 settimane di gravidanza

A 39 settimane di gravidanza invece l’attesa del parto aumenta sempre di più e la mamma potrebbe non veder l’ ora di poter guardare in faccia il proprio bambino o bambina. A 39 settimane gestazionali il feto è totalmente formato e proprio un esame, ormai in disuso, (chiamato amnioscopia) potrebbe essere un ottimo strumento per poter vedere che tutto stia andando nel migliore dei modi, semplicemente osservando con una sonda dall’esterno nel canale cervicale il sacco amniotico, perché proprio a questa epoca gestazionale il benessere del bambino si osserva anche valutando la vernice caseosa sfaldata dalla pelle del bambino e fluttuante nel liquido amniotico. Esistono tanti altri modi per vedere e capire che il bambino stia bene: la conta dei movimenti fetali è solo se ci sono delle indicazioni mediche anche la cardiotocografia che in realtà dovrebbe essere proposte ed offerta solo dopo il termine della gravidanza.

Nono mese di gravidanza

Il nono mese di gravidanza è l’ultimo di una magnifica avventura vissuta tra sintomi e segni, a volte difficilmente interpretabili se non affrontati correttamente con un’ostetrica o medico. In questo mese si fa sempre più forte il pensiero del parto ed è per questo che sarebbe opportuno condividere questi momenti con altre mamme ed ostetriche all’interno di gruppi nei corsi di preparazione al parto per poter quindi affrontare e prepararsi al meglio prima del tanto atteso evento.