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Pre parto, consulenza per epidurale: quando farla

L’Analgesia Peridurale, o più semplicemente Epidurale o Partoanalgesia, è una comune tecnica anestesiolgica di inibizione del dolore, che consente quindi di partorire evitando la sofferenza dovuta alle contrazioni uterine. È una metodica invasiva, ma che oggi richiede la formazione di personale qualificato che esegua la procedura in assoluta tranquillità e sicurezza.

Essa è comunque da considerarsi una metodica a rischio di complicanze, e per questo necessita, come tutte le procedure sia mediche che chirurgiche di un certo rilievo, la compilazione di un consenso informato, firmato sia dal professionista che fa la consulenza che dalla futura mamma che arriva all’ambulatorio dell’anestesista ospedaliero. Il consenso informato è un documento di natura medico-legale indispensabile oggi per rendere noto alla paziente sia i rischi che i benefici di una procedura che verrà attuata sul suo corpo.

Ma alla luce di ciò, quando è giusto fare la consulenza? Tecnicamente parlando è corretto eseguire la consulenza anestesiologica pre analgesia dalla 36-37 settimana di gestazione. Il motivo è semplice e intuitivo, perchè estorcere un consenso in travaglio di parto, a una donna intensamente provata dal dolore delle contrazioni e dalla stanchezza del momento, è sbagliato e poco etico, perchè in quel momento potrebbe non essere del tutto capace di intendere e di volere e quindi non abile a decidere cosa è giusto e cosa è sbagliato.

È pur vero che persistono molte situazioni in cui la donna si affida totalmente alla buona fede e alla preparazione del personale che la assiste, e questo è giusto anche se in parte; ma in Ostetricia vige il principio dell’autodeterminazione, già normato dall’art. 32 della nostra Costituzione, dove è la donna in prima persona a decidere per sé stessa e in questo caso anche per il suo bambino. Quindi è a lei che va l’assoluta capacità di scelta, dopo aver ben ponderato tra tutte le soluzioni informative che le sono state proposte.

Il medico e la donna devono stabilire un’alleanza terapeutica, dove il primo espone la procedura nei minimi dettagli, analizzandone con cura i materiali e i metodi che eventualmente verrebbero usati; la seconda dal canto suo, libera dai dolori che potrebbero compromettere la sua reale volontà di scelta, chiarisce tutti i dubbi e le perplessità in merito. Il tutto fa della peridurale una procedura di elezione, e mai di urgenza, perchè l’ambiente in cui viene discussa e successivamente messa in pratica deve essere favorevole, e da riservare a tutte quelle condizioni permettenti in travaglio, che verranno contestualizzate al momento dai professionisti.

Inoltre, è altrettanto fondamentale ricordare che fare una consulenza fuori dal travaglio facilita la compilazione di una cartella e l’esecuzione dei relativi esami, che una volta analizzati dal laboratorio saranno valutati e trascritti dal medico che fa la visita; quest’ultimo durante la consulenza ha l’obbligo di raccogliere un’accurata anamnesi della donna, consultare gli esami che indagano la coagulazione della donna, e l’elettrocardiogramma. Durante la visita l’anestesista appurerà l’esistenza di anomalie della colonna vertebrale o la presenza di tatuaggi che potrebbero ostacolare l’esecuzione della partoanalgesia stessa.


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La peridurale, infine, va ricordato che è da una parte il simbolo di un progresso nell’ambito dell’assistenza ma di sicuro non qualifica il travaglio come fisiologico, bensì lo definisce pilotato perchè medicalizzato e monitorato come potenzialmente a rischio. Ecco perchè la sua esecuzione deve essere ben ponderata nei giusti tempi, e se impossibile da mettere in atto, sostituita con procedure più soft e naturali sempre concordate con la donna, come i massaggi, la musicoterapia, o lo yoga.