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Parto, come indurre il travaglio? I metodi da provare a casa

Le 40 settimane stanno arrivando o sono appena arrivate, e il piccolo non è ancora nato? Ecco che prima dell’induzione farmacologica prevista dai protocolli ospedalieri, spesso dopo le 41 settimane, arrivano in aiuto della futura mamma delle piccole attività che possono svegliare l’attività muscolare dell’utero e quindi le contrazioni. Di tutte le procedure di cui spesso sentiamo parlare, come la luna piena o l’attività sessuale, alcune sono reali mentre altre sono delle credenze ormai smentite dalla letteratura scientifica.

Il termine della gestazione, specie in una nullipara (donna che non ha mai partorito) può non essere del tutto puntuale, vista l’immaturità del viscere uterino che richiede un certo esercizio e allenamento, un po’ come tutti i muscoli del nostro corpo. Pertanto, la donna piuttosto spaventata e confusa cerca in tutti i modi di indurre il travaglio affidandosi alla luna, alle pulizie domestiche, alle lunghe passeggiate, all’attività sessuale, piuttosto che un vecchio, e a volte efficace, metodo delle ostetriche di un tempo: l’olio di ricino. Vediamo nel dettaglio ognuna di queste situazioni!

Le credenze popolari antiche attribuivano alla luna una grossa influenza sulla vita della donna, non solo nel ciclo mestruale e ovarico, ma soprattutto nel travaglio e nel parto. La luna piena rappresenta una massiccia spiritualità ed energia, e la sua “pienezza” ricorda quella della donna gravida, a sua volta simbolo di fecondità e prosperità. La scienza però smentisce. Uno studio condotto in Germania, tra il 1996 e il 2003, non ha rilevato alcuna correlazione scientifica tra le fasi lunari e il numero di parti registrati. Tuttavia è vero che esistono periodi dell’anno dove questo numero aumenta: la primavera, poiché rappresenta il termine dei 9 mesi successivi a matrimoni celebrati l’estate precedente.

Per quanto riguarda le pulizie domestiche sono spesso le parenti o le amiche a consigliare un eccessivo affaticamento come metodo per avviare le contrazioni. Nella realtà dei fatti lo sforzo fisico non solo toglie energie preziose per la mamma, che di suo già trasporta tutto il giorno il peso del suo bel pancione, ma anche quelle del feto, che percependo tutte le situazioni materne, si lascia influenzare anche dalla stanchezza. È comunque vero che la fatica si ripercuote sulla muscolatura stimolandola e a recuperare gli zuccheri e l’ossigeno perduti con l’attività casalinga, ma danno inizio a fastidiosi periodi prodromici (fase latente del travaglio) che possono durare anche più di 10 giorni.

Anche le lunghe passeggiate, consigliate perlopiù in gravidanza per mantenere un’ottima salute fisica, sono capaci di sensibilizzare l’utero eccessivamente. Quindi si incoraggia un movimento più dolce e delicato che coniughi il giusto riposo e la necessità di combattere la rischiosa sedentarietà.

Il capitolo sui rapporti sessuali è tutt’oggi quello più dibattuto ma più scientificamente validato. Il liquido seminale infatti contiene le prostaglandine, ovvero sostanze ormono-simili, che sono capaci di indurre la maturità del collo dell’utero per prepararlo alla successiva dilatazione; esse sono il principio attivo dei più comuni farmaci usati per stimolare il travaglio in ospedale. Questa metodica, inoltre, è capace di rilassare la coppia, spesso impaziente, e di gran lunga la più naturale di tutte!

L’olio di ricino è un comune lassativo, capace quindi di favorire l’attività intestinale e di riflesso anche quella uterina. Le ostetriche del passato erano solite consigliarlo alle gestanti già dalla 36°-37° settimana: un cucchiaino in un bicchiere di succo di frutta, giusto per rendere piacevole il sapore altamente sgradevole di questo preparato. Anche la Letteratura si è espressa a riguardo, soprattutto per bilanciare i benefici coi rischi, e la conclusione è che comunque sarebbe meglio stimoalare per tutta la gravidanza una buona funzionalità intestinale, evitando lo scombussolamento fisico dovuto all’olio di ricino stesso.

Infine, è opportuno citare anche altri due metodi naturali rappresentati dal massaggio ossitocico e dalla stimolazione dei capezzoli. Entrambi favoriscono il rilascio di ossitocina da parte della neuroipofisi, che è capace di stimolare le contrazioni dell’utero, e perché no anche di iniziare il travaglio, dal momento che l’ossitocina come le prostaglandine è protagonista delle induzioni farmacologiche ospedaliere.

Il massaggio ossitocico è maggiormente usato per consolidare l’allattamento ma è un buon alleato già delle donne a termine, e consiste nel compiere movimenti circolari ai lati della colonna vertebrale per stimolare la produzione ormonale; lo stesso concetto si applica alla stimolazione dei capezzoli, reso più delicato dall’uso dell’olio di mandorle dolci. In ambedue i casi, è giusto consigliare alla gestante di fare o prima o dopo un bagno caldo rilassante che diminuisce lo stress accumulato da un travaglio di parto che non vuole ancora avviarsi.

È importante ricordare a ogni mamma che la nascita è il momento in cui più fattori si bilanciano tra loro e che quindi il piccolo nascerà comunque nel modo più fisiologico possibile se non verrà forzato. In poche parole “ogni bambino decide e sa quando venire al mondo“.