foto_parto_naturale

Parto naturale, nuove linee guida OMS: addio clistere e depilazione del pube

Alla mia seconda gravidanza i medici hanno reputato opportuno la somministrazione dell’ossitocina per accelerare il parto, visto che era in corso un’infezione di streptococco che poteva danneggiare il bambino. Subito dopo la comunicazione e l’attacco della flebo, una solerte infermiera mi si è avvicinata dicendomi che bisognava fare un clistere prima dell’inizio del travaglio. Non ci ho pensato un istante, d’istinto la mia risposta è stata: “No, grazie”. Mi sembrava una pratica invadente e invasiva in quel delicato frangente e ho rifiutato. Il mio non è un caso isolato, sono tante le routine in sala parto, spesso “inflitte” alla partoriente, ma non necessarie, anzi obsolete e a volte anche dannose. L’OMS-Organizzazione mondiale della Sanità ha interpretato i tanti disagi ingiustificati, fornendo delle linee guida sul parto naturale con suggerimenti e prassi da adottare o da evitare in sala parto.

Al bando clistere pre parto e depilazione del pube prima del parto che, tra le altre cose, diventano oltremodo fastidiose in un momento, quello del travaglio e poi del parto, che promette di essere intenso e doloroso.

L’obiettivo alla base delle nuove linee guida sul parto naturale è quello di preservare sempre la serenità della partoriente, creando un ambiente rassicurante, cercando di sostenerla e di non accanirsi con pratiche che non trovano ormai giustificazione medica.


Leggi anche: Che tipo di dolore si prova durante il parto naturale


Buone prassi che vogliono combattere forme più o meno radicate di violenza ostetrica.

L’uso di routine del clistere o la depilazione del pube prima del parto sono solo alcune delle cattive abitudini da sradicare, le meno più “innocue” rispetto alle altre elencate dall’Oms: dall’utilizzo disinvolto dell’ossitocina all’esame rettale, dalla manovra di Kristeller all’uso eccessivo dell’episiotomia.

Sono precise e puntuali le indicazioni che l’oroganismo internazionale va predicando già da tempo. La sfida, adesso è riuscire a informare le donne dei loro diritti e far comprendere agli operatori l’importanza di abbandonare certi metodi in nome della dignità femminile.