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Co-sleeping: 5 miti da sfatare

Dormire insieme nel lettone con il proprio figlio è quanto di più dolce, ma allo stesso tempo spinoso momento, che due neo genitori vivono nei primi anni di vita del piccolo. Non a caso, questa usanza viene definita co-sleeping“, cioè “dormire insieme”, ma allo stesso tempo “bed-sharing”, condivisione del letto, intendendolo come un atto fine a se stesso.

In realtà, dietro questo momento apparentemente banale, c’è un mondo, come afferma la psicologa perinatale Alessandra Bortolotti, che nel suo libro “I cuccioli non dormono da soli“, edito nel 2016 da Mondadori, spiega come si attiva questo fenomeno e il perché la nostra è una “cultura che tende ad ignorare le emozioni dei bambini, atteggiamento che impedisce ai genitori di mettersi in ascolto autentico del proprio bambino e non lascia spazio all’istinto materno e paterno“.

Questo perché, secondo la dottoressa, intorno al riposo dei bambini, e al fatto di dormire insieme a loro, aleggiano molti falsi miti, che devono essere necessariamente sfatati. Vediamo quali sono:

1. Se il bambino dorme con i genitori non diventerà mai autonomo

Non esiste alcuno studio scientifico che sostenga la validità di questo pregiudizio, che per altro è radicato solo nella società occidentale. Molti genitori, infatti, ritengono che dormire con il proprio piccolo sia un capriccio di quest’ultimo che non sarebbe giusto assecondare; in realtà, “nelle altre culture, neonati e bambini dormono nella stessa camera, spesso perfino nello stesso letto di chi si prende cura di loro, anche fino all’adolescenza“. Inoltre, la dottoressa spiega anche come “per i nostri figli la notte è simbolo di assenza, buio, silenzio e mancanza di sicurezza, anche se non viviamo più nelle caverne come i nostri antenati“.

2. I bambini sono in grado di dormire da soli

La Bortolotti, al contrario di quanto i genitori credono, puntualizza che i risvegli notturni dei bambini sono fisiologici fino ad almeno 3-5 anni di vita, perché ovviamente dormono in modo diverso rispetto agli adulti.

3. I metodi ed i trucchi per far addormentare i piccoli sono innocui e non hanno conseguenze

Sbagliato“, assicura la dottoressa, “perché non ci sono prove solide che funzionino davvero: alcuni studi sembrano suggerire che possano funzionare a breve termine, ma non sul lungo periodo. Non solo: possono essere fonte di grande stress sia per i bambini sia per gli adulti che li mettono in pratica. Più stress significa maggiore produzione di cortisolo, un ormone che viene appunto prodotto in risposta a situazioni stressanti. E più cortisolo nell’infanzia potrebbe significare minore capacità di reagire allo stress nella vita adulta.” Quindi, prima di far addormentare proprio figlio, sarebbe bene riflettere sulle possibili conseguenze che si potrebbero innescare.

4. Dormire insieme significa dormire male, e la coppia ne risente

Secondo la psicologa, riguardo una tesi del genere è impossibile generalizzare, perché indubbiamente l’affiatamento e l’empatia di una coppia non dipende dal fatto che si dorme o meno con proprio figlio.

5.Se si allatta il proprio figlio con il latte artificiale, durante la notte non si sveglierà più

Questo è un pensiero comune a molte mamme, che però non è affatto scontati. Se è vero che i piccoli allattati artificialmente hanno tempi di digestione più lunghi, e tendono a svegliarsi meno, non esiste una dimostrazione scientifica di questo, per cui è senz’altro un fenomeno soggettivo.


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Dunque, prima di affidarsi completamente a quanto è noto riguardo il co-sleeping, è utile per mamme e papà informarsi sull’origine e riguardo l’attendibilità di dicerie che dovrebbero essere considerate tali, e non appurate per vere.