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Gravidanza: i rischi dei pesci contenenti mercurio

Mangiare pesce in gravidanza è importante perché contiene acidi grassi insaturi appartenenti alla famiglia degli Omega 3 , particolarmente utili al feto. Nello stesso tempo è un alimento che accumula mercurio, soprattutto i pesci di grosse taglie, e ciò non è un bene per la corretta crescita del sistema nervoso del bimbo che si porta in grembo. La gestante viene quindi messa in guardia riguardo il consumo eccessivo di pesci predatori come salmone, pesce spada, tonno e merluzzo.

Negli anni ’90, uno studio denominato ALSPAC (Avon Longitudinal Study of Parent and Children), ha però dimostrato che non vi sono dati concreti pronti a sancire i tangibili danni dovuti al consumo di questi pesci contenenti mercurio. La ricerca viene ricordata con il nome “Children of the 90s“, perché svolta fra il 1° aprile del 1991 e il 31 dicembre del 1992, dove 14.541 gestanti vennero assoldate con lo scopo di essere seguite nella loro alimentazione a base di pesce nei 9 mesi e dopo il parto, tutt’ora i figlioli delle volontarie sono monitorati.

Gli studiosi hanno così raccolto informazioni tali da dimostrare come il consumo di questo alimento arrechi al bambino una grande forma di sviluppo intellettivo. Inoltre incrociando tutti i dati si è verificato che il pesce incide solo su una piccolissima parte dei livelli di mercurio nel sangue delle gestanti, infine i benefici della consumatrice in questione sono maggiori dei rischi che potrebbe incorrere il feto.

E’ vero il pesce spada e la cernia, hanno un quantitativo molto elevato di mercurio, e a differenza del tonno, l’astice e il branzino, che in gravidanza possono esser mangiati fino a tre porzioni al mese, è meglio evitarli. Quindi durante i 9 mesi non bisogna assolutamente rinunciare al pesce, fonte essenziale di Omega 3, ma magari ridimensionare le porzioni di quelli di grandi taglie.