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Gravidanza a rischio: retribuzione

Le donne con certificato di gravidanza a rischio possono richiedere la maternità anticipata ed essere così legittimate all’astenzione dal lavoro, conservando comunque l’80% della retribuzione media giornaliera dell’ultima busta paga più la quota accumulata in base all’anzianità per il versamento dei contribuiti che è a carico del datore di lavoro. La maternità anticipata può essere chiesta anche per rischi strettamente legati al tipo di lavoro svolto, ma nel caso specifico parleremo solo della gravidanza a rischio.

Nel caso in cui la gravidanza venga complicata da situazioni patologiche rischiose per la salute stessa della mamma e del bambino, si parla di gravidanza a rischio. Il certificato viene fatto da un ginecologo di un ente pubblico e consegnato all’asl, dove verrà compilata l’apposita domanda da presentare al datore di lavoro.

La donna può astenersi dal lavoro non appena subentra la sua condizione di rischio e riceverà comunque l’80% della retribuzione giornaliera media della sua ultima busta paga più una quota per le ferie e per il TFR e il versamento dei contributi INPS.


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I requisiti per usufruire di questi diritti sono logicamente il lavoro dipendente o da libera professionista, subordinato e pubblico, ma che preveda in ogni caso il versamento dei contributi INPS, che sarà l’ente erogatore in caso di gravidanza a rischio. IL diritto decade se si è presentata domanda di licenziamento ed alla scadenza del contratto di lavoro e in caso di disoccupazione, anche se si è precedentemente lavorato e anche avendo versato i contributi INPS. Non lavorando infatti non sussite un maggiore pericolo in caso di gravidanza a rischio.

Se il datore di lavoro tarda a pagare la busta paga durante la maternità a rischio, la donna lavoratrice ha il diritto di chiedere che venga fatto un sollecito scritto da parte dell’Inps.