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Aborto spontaneo: quanto durano le perdite

L’espressione aborto spontaneo è usata per indicare l’interruzione spontanea della gravidanza, che avviene entro la ventesima settimana di gravidanza. Come ci si accorge che potrebbe essere in corso un aborto spontaneo? Si possono avere lievi crampi per qualche giorni e un sanguinamento, che ovviamente deve sempre essere sottoposto a controllo proprio nelle prime settimane di gravidanza. L’aborto può essere classificato in: completo, interno, ritenuto, parziale ecc…

In ogni caso, può essere necessario o meno un trattamento chirurgico (revisione della cavità uterina) o farmacologico per poter essere sicuri che non ci sia ritenzione di materiale embrionale all’ interno dell’utero.

I sanguinamenti nel caso dell’aborto spontaneo possono durare per due settimane a prescindere che l’aborto sia spontaneo o concluso con una revisione cavitaria.

Le perdite ematiche andranno a diminuire gradualmente, fino alla ripresa del ciclo mestruale che si riavrà in un tempo variabile (dopo un mese o anche dopo un massimo di 60 giorni), nonostante ci può essere una ripresa dell’attività ovulatoria precedente alla comparsa della mestruazione.

Cosa bisogna fare dopo un aborto spontaneo? È necessario evitare i rapporti sessuali, lavaggi vaginali, nuoto e uso di farmaci localmente per almeno le prime due settimane che, appunto, saranno caratterizzate dalle perdite ematiche.

Solo nel caso in cui le perdite siano eccessive (un assorbente pieno, cambiato ogni ora ad esempio), con febbre, perdite vaginali maleodoranti è necessario chiamare il medico, proprio per valutare la singola condizione e poter procedere con la valutazione del caso in questione.