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Collo raccorciato in gravidanza: che cos’è l’incontinenza cervicale

Si definisce incontinenza cervicale l’incapacità del collo dell’utero di restare chiuso e contenere il peso del feto e dei suoi annessi. Le cause di questa debolezza del collo sono legate spesso a fattori costituzionali, cioè una particolarità innata del tessuto muscolare. Altre volte sono secondarie ad interventi sul collo dell’utero: conizzazioni, numerose interruzioni volontarie di gravidanza o numerosi parti per via vaginale rendono le fibre muscolari più lasse e incontinenti. L’incontinenza cervicale se non correttamente trattata può esitare in aborto o parto pretermine.

L’incontinenza cervicale difficilmente viene diagnosticata prima della gravidanza, a meno che non si tratti di una donna che ha già avuto incontinenza alla precedente gravidanza, uno o più aborti nel secondo trimestre, un precedente parto pretermine, un prolasso uterino o ci sia già un collo più corto della norma a causa ad esempio di una conizzazione o di anomalie congenite. In questo caso il medico può optare per un intervento di prevenzione.

Uno dei segni clinici per la diagnosi di incontinenza è proprio il raccorciamento del collo, talvolta accompagnato già da dilatazione dell’orifizio interno (funneling) o esterno. Questo fenomeno dovrebbe di norma verificarsi solo in travaglio di parto, perchè preannuncia la dilatazione del collo, quindi la rottura del sacco e il parto.

Il raccorciamento del collo in caso di incontinenza di solito si verifica già a 16 – 20 settimane. In qualunque epoca gestazionale precoce necessita di attenta valutazione clinica e spesso di interventi esterni per scongiurare un parto pretermine. Il riposo a letto, la terapia con progesterone e il cerchiaggio sono gli interventi necessari per prevenire un aborto o un parto pretermine.

La lunghezza del collo si misurerà quindi ecograficamente in caso di sintomi o segni che facciano sospettare un’incontinenza cervicale. Tra i sintomi troviamo i sanguinamenti, lievi crampi al basso ventre, pressione pelvica. I segni clinici che confermano l’incontinenza sono il funneling il raccorciamento del collo dell’utero e la sua iniziale dilatazione. La lunghezza del collo dell’utero non dovrebbe essere inferiore a 2,5 cm e la dilatazione dovrebbe essere assente.

In caso contrario esiste l’indicazione ad intervenire, anche in epoca precoce (13-16 settimane) e in assenza di segni qualora nella storia clinica della donna c’è già un parto pretermine. L’intervento preventivo o d’emergenza fino ad oggi utilizzato infatti consisteva unicamente nel cerchiaggio, una tecnica operatoria che prevede la cucitura e chiusura del collo dell’utero, in anestesia spinale.

Dato i rischi infettivi legati alla tecnica e i buoni risultati ottenuti dai recenti studi a preoposito, oggi invece si opta spesso per il meno invasivo pessario, un anello di gomma che viene inserito anche dalla donna stessa sul collo dell’utero, con la funzione di stringerlo. Da una recente ricerca pubblicata su Lancet il pessario pare essere una eccellente tecnica alternativa al cerchiaggio: economica, indolore e senza effetti indesiderati.