foto_bimba con ciuccio rosa

L’uso del ciuccio può incidere sullo sviluppo emotivo del bambino

Il ciuccio, controverso oggetto di consolazione per bimbi e genitori, sarebbe responsabile dell’insorgere di un’altra grave problematica di natura emotiva per i bambini che lo utilizzano. L’uso dei ciucci impedisce ai bambini di sperimentare la dimostrazione delle proprie emozioni tramite le espressioni facciali, pertanto blocca lo sviluppo emotivo dei neonati.

I ricercatori dell’Università di Wisconsin-Madison hanno condotto uno studio i cui risultati dimostrerebbero un’incidenza dell’uso frequente di ciucci in bambini e ragazzi che, anche dopo diverso tempo dall’aver abbandonato il ciuccio, non sono in grado di esprimere la propria maturità emotiva.

Paula Niedenthal, autore principale dello studio e professore di psicologia alla UW-Madison, ha spiegato come gli atti di mimetismo siano strumenti di apprendimento molto importanti per i bambini per iniziare ad esprimere le loro emozioni.

Soprattutto nei primi mesi di vita del neonato, il nostro modo di comunicare con il bambino si basa sul tono della nostra voce e sulle nostre espressioni facciali. L’uso del ciuccio impedirebbe ai bambini di apprendere, non potendo loro stessi imitare le nostre espressioni facciali o farne di proprie per esprimere i loro stati d’animo.

Gli scienziati hanno scoperto che i ragazzi di età compresa tra 6 e 7, che avevano usato regolarmente ciucci quando erano neonati o bambini piccoli, non sono stati in grado di riprodurre l’espressione emotiva che hanno visto fare in un video, che è stato loro chiesto di guardare.

I ricercatori hanno, inoltre, somministrato un test comune di intelligenza emotiva ad un gruppo di studenti universitari, al fine di calcolare la capacità di valutazione degli stati d’animo altrui. I ragazzi che hanno ottenuto i punteggi più bassi sono stati quelli che hanno utilizzato il ciuccio.

Il particolare più strano riguarda il fatto che le ragazze che hanno utilizzato il ciuccio non hanno invece ottenuto gli stessi risultati bassi dei loro colleghi di sesso maschile. Il rapporto spiega questa anomalia di genere sostenendo che le ragazze probabilmente fanno progressi emotivi prima dell’uso del ciuccio, o indipendentemente da esso. Inoltre suppongono che i genitori di neonate di sesso femminile potrebbero aver attuato, sia volontariamente, che inconsapevolmente, delle strategie per educare le bambine all’espressione dei propri stati d’animo, in quanto di solito l’emotività è più apprezzata nel sesso femminile che in quello maschile.

Gli scienziati non criticano duramente l’uso del ciuccio in tutte le situazioni, di notte, ad esempio, l’uso del ciuccio non farebbe differenza, perché la notte di solito non è un momento di interazione e apprendimento.

Questa ricerca è la prima del suo genere, per aver indagato gli esiti psicologici dell’uso del ciuccio, piuttosto che i disturbi fisici che spesso gli vengono attribuiti.

In passato, l’American Academy of Pediatrics (AAP) e l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) hanno raccomandato di controllare la quantità dell’uso del ciuccio tra i neonati e bambini. Precedenti ricerche, avevano, infatti, determinato che sospendere l’uso del ciuccio poteva incoraggiare l’alimentazione. I ciucci sono stati associate ad anomalie dentali, alle infezioni ricorrenti dell’orecchio e ad altre patologie specifiche.

Gli autori dichiarano che il prossimo passo nella loro ricerca sarà quello di scoprire, al di la delle loro supposizioni, il motivo per il quale le ragazze sembrano non essere influenzata dall’uso del ciuccio, ma raccomandano a tutti i genitori di prestare attenzione al fatto che l’uso del ciuccio, quando il bambino non sta ancora vivendo una fase di espressione verbale, potrebbe limitare la capacità del bambino di capire ed esplorare le emozioni.

Anche se si tratta solo di un’eventualità, personalmente mi sembra un aspetto molto importante da valutare nell’utilizzo del ciuccio, che può sicuramente essere importante in alcune situazioni, ma non deve essere prolungato durante la giornata ne protratto troppo a lungo nella crescita del bambino.