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Prime parole: come favorire lo sviluppo del linguaggio del bambino

Raggiunti gli 11-12 mesi tutti i genitori si domandano quante parole dovrebbe dire il loro bambino. Allora cominciano le ricerche di informazioni su internet, i paragoni con gli altri coetanei, l’ansia e l’ossessione di chiedere al bambino di ripetere parole che lui invece pare non avere nessuna intenzione di dire. E verosimilmente più si prova ad insistere più il bambino percepisce questa pressione, questo malcontento dei genitori e si blocca. Ecco perchè questi errori piuttosto comuni rappresentano tutto quello che non bisognerebbe fare, perchè rischiano di rallentare ulteriormente la capacità di parlare. Ci sono invece altre cose che potete fare per facilitare il suo sviluppo linguistico.

Se i suoi coetanei di 12 mesi dicono chiaramente “mamma”, “papa” e “pappa” e lui no, nel 99% dei casi non è perchè in lui ci sia qualcosa che non va. Il bambino non è un computer programmato per gattonare a 7 mesi, camminare a 11 e parlare a 15. Lo sviluppo psicomotorio del bambino è il risultato di un ambiente più o meno favorevole che permette di sviluppare più o meno velocemnte il suo potenziale genetico.

Ogni bambino ad esempio camminerà quando sarà pronto, ma se la mamma non lo lascia camminare e cadere liberamente sarà pronto meno velocemente di altri bambini. Lo stesso vale per la comunicazione. Un bambino svilupperà tanto più velocemente la parola quanto più la riterrà utile nell’ambiente in cui vive. Se i genitori stessi non sono dei grandi parlatori è probabile che la svilupperà più lentamente, perchè la riterrà meno importante di altre forme di comunicazione.

Per aiutare lo sviluppo del linguaggio quindi la prima regola è parlare in famiglia, sia tra di voi che con il bambino. Parlare normalmente, dialogare, non istruire aspettandosi che ripeta la parola, ma giocare con lui e spiegargli tutto quello che si fa, lentamente e con parole semplici. Quando sarà pronto parlerà.

Quando parlerà lo farà a modo suo, storpierà le parole, si chiamerà per nome in terza persona. Non deridetelo, non correggetelo; semplicemente ascoltatelo e accettate quello che riesce a fare. Solo l’accettazione e l’ascolto indurranno in lui la voglia di parlare ancora.

Anche se non parla non sottovalutate la sua capacità di capire. Un bambino non solo capisce cosa dite, ma percepisce il vostro stato d’animo, molto più di chiunque altro, perchè vive ancora quella magica simbiosi che si è creata con voi in utero. Quindi sappiate che se siete in ansia perchè temete un ritardo del suo sviluppo lui lo sentirà anche se non l’ esprimete a parole, ne sarà mortificato perchè penserà di avervi deluso e sarà ancora più frenato da questo. Lo stesso vale per le eccessive correzioni che per alcuni bambini possono essere frustranti e indurre al mutismo selettivo a fronte del fatto che le vostre continue richieste non lo fanno sentire accettato nelle sue possibilità o volontà di esprimersi.

Non drammatizzare la situazione. Non prendete fissazioni strane circa i segnali che possano far sospettare l’autismo o i ritardi mentali. Fintanto che il bambino è vivace e partecipe e comunica a suo modo con il mondo esterno esprimento affetto, gioia, tristezza o rabbia nonc’è niente di preoccupante nel suo sviluppo psicomotorio, ha solo bisogno di stimoli positivi e di tempo.

Non abbiate fretta. Parlare prima non significa essere più intelligenti o parlare meglio da adulti, così come chi ha camminato prima da piccolo non camminerà meglio di altri da adulto. La cosa migliore che potete fare per aiutarlo è giocare con lui più spesso possibile, coccolarlo e gratificarlo dei suoi piccoli progressi senza aspettarne degli altri a scadenza. Questo creerà un buon attaccamento con voi e una struttura psichica serena e di conseguenza grandi capacità di affinare le sue capacità non solo da bambino ma per tutta la sua vita.