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Gravidanza, monitoraggi: quello che c’è da sapere

La cardiotocografia o anche monitoraggio è un’esame fine a monitorare l’attività uterina: in questo articolo vogliamo chiarire i vari dubbi che hanno su questi tracciati le mamme che, arrivate a questo punto della gravidanza, si ritrovano a sottoporsi ad un qualcosa di ben diverso dalla tradizionale ecografia.

I monitoraggi vengono fatti a partire dalla 37/38 settimana di gravidanza e sono eseguiti con il cardiotocografo, ossia un particolare apparecchio che usa gli ultrasuoni per seguire i movimenti e le variazioni delle pulsazioni fetali che vengono poi tradotti in tracciati su di una striscia di carta. Esso è costituito da una specie di scatola a cui sono collegati i rivelatori e due fasce elastiche poste sul pancione della mamma, ed in contemporanea la gestante riesce attraverso un’amplificatore a sentire così il battito del bebè.

La cardiotocografia si basa sulla misurazione di due parametri fondamentali, specie alla fine della gravidanza, e cioè le contrazioni uterine e e la frequenza cardiaca fetale, ossia il numero di pulsazioni del cuore del bambino al minuto. Queste sono utili a capire fra quanto il bebè potrà decidersi di venire al mondo, oltre che a valutare che proceda tutto nella norma.

Spesso durante l’esecuzione del monitoraggio se si è sole, non si sa come trascorrere il tempo, infatti la durata varia dai 30 ai 60 minuti e la donna è stesa comodamente su di un lettino, in caso ci fosse qualche problematica la mamma attraverso un pulsante può chiamare l’infermiera. In alcuni ospedali, invece, tutte le future madri sono pronte ad eseguire lo stesso esame assieme e quindi si fanno compagnia.

Se la gravidanza si protrae anche oltre le 40 settimane tradizionali, il ginecologo può decidere di effettuare dei costanti monitoraggi, ritenendo quindi necessario che la mamma si rechi in ospedale a giorni alterni per avere la situazione sotto controllo. Inversamente, le madri che partoriscono prima delle 37esima settimana a volte non riescono nemmeno a fare il primo monitoraggio perché il bebè è nato in anticipo, si tratta quindi di un’esame eseguito alla fine del terzo trimestre proprio perché indica il termine della gravidanza.