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5 cose a cui pensare quando nasce un bambino con la sindrome di Down

Per vari motivi, familiari e legati al mondo del volontariato, conosco diverse famiglie con bambini o ragazzi con sindrome di Down. Ho chiesto a loro quali sono le cose a cui pensare quando in famiglia arriva un bambino Down

  1. Durante la gravidanza.
  2. C’è un momento in ogni gravidanza, più spesso intorno al termine dei 9 mesi, in cui la mamma o entrambi i genitori si chiedono più o meno inconsapevolmente, se il bambino che aspettano sarà sano, se starà bene, se sarà come se lo aspettano. La prima cosa a cui pensare, quindi, in merito ad una eventuale disabilità del bambino… è il fatto che ogni gravidanza può avere questa possibilità.

  3. La fase critica iniziale.
  4. Difficile mettere in parole le sensazioni di una mamma che partorisce un bambino disabile: in lei, e nelle famiglia, si scatenano emozioni contrastanti, che passano dall’angoscia, alla negazione del problema, fino alla rabbia o alla depressione. Questa fase critica iniziale è del tutto normale, per quanto difficile e faticosa, e consente alla famiglia di entrare nella nuova dinamica, nei nuovi ruoli ed infine in un nuovo equilibrio.

  5. Pensare al bambino… senza la sindrome.
  6. Vostro figlio ha la sindrome di Down e non sapete perché è successo a voi e come affronterete la strada per diventare la sua mamma, ma bisogna pensare che oggi la gran parte delle persone con varie forme di disabilità ha una rosa molto ampia di possibilità di inclusione sociale, di autonomia, di vivere una vita piena, lunga e soddisfacente, per loro e per chi le conosce e le frequenta. Con un bambino Down (che non abbia problemi fisici o di salute) si possono fare esperienze di ogni genere: viaggi, feste di compleanno, corsi di musica… Non bisogna limitare l’offerta di stimoli e di proposte al bambino “perché è Down”. Casomai proprio l’opposto!

  7. Pensare al mondo intorno a voi… ancora così pieno di pregiudizi.
  8. Alcune delle cose più faticose, difficili, penose e dure saranno gli sguardi, le parole dette e non dette, i gesti più o meno inconsapevoli delle persone che vi circondano: tanti non sapranno come approcciare il bambino, altri in sostanza dimostreranno di non volerlo neanche fare… Da una parte, quindi, sarete chiamati a scalfire queste facce “di pietra”, tramite il vostro comportamento naturale e la spontaneità di un bambino Down. Dall’altra i genitori di un bambino, e poi di una persona Down, hanno il compito, più dei genitori con figli normodotati, di creare una rete amicale, di persone familiari, intorno al proprio figlio. Sentendosi parte di un gruppo noto, lui (o lei) potrà sperimentare percorsi di autonomia sempre più complessi, nella loro apparente semplicità: fare commissioni in giro per il paese, seguire percorsi casa-lavoro e ritorno (sì, possono anche lavorare!), portare a termine compiti per noi semplici ma per lui (o lei) molto importanti…

  9. Il suo sviluppo.
  10. E’ vero che un bambino Down crescerà ad un ritmo più lento rispetto ai bambini normodotati, ma ogni sforzo educativo avrà il suo risultato. Il vostro bambino è nato, come tutti gli altri, con forze e debolezze: imparando a conoscerle e a interpretarle, è probabile che vostro figlio raggiunga alti livelli di sviluppo.

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