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Babywearing: i benefici del portare i bimbi addosso

La babywearing, ossia l’arte di portare i figli addosso, è una vera e propria pratica di origini antiche, che spopola in rete come per strada, capace di trasformare le più comuni madri in donne canguro. I piccoli, infatti, vengono adagiati su dei teli legati come una sorta di marsupio e vengono pertanto “indossati” sul petto o sulla schiena restando in quella posizione in qualunque momento della giornata, e non solo in giro, ma anche in casa mentre si sbrigano le più comuni faccende domestiche, come cucinare o spolverare.

Questo “portare il bambino” è in realtà una pratica rurale proveniente dall’Asia e dall’Africa e giunta da noi intorno agli anni ’70, oggi si può però parlare di una vera e propria moda. Infatti, abbandonata la classica posizione da passeggio dei noti marsupi o semplici fasce, con il babywearing, si vuole affidare al figliolo un senso di protezione attraverso un contatto costante in ogni momento della giornata. Anche se ormai è una concreta tendenza fra le madri vip e non solo, in realtà in essa si cela una vera e propria scelta psicologica da parte della genitrice , consapevole anche del peso del bambino che decide di tenere con sé pure durante altri tipi di lavori.

Quindi fatica fisica a parte, i veri benefici sono:

  1. Ascolto reciproco fra genitrice e figlio continuando il bonding prenatale.
  2. Sviluppo fisico del bebè, cioè si favorisce una corretta crescita della sua colonna vertebrale e del sistema vestibolare.
  3. Serenità: è stato dimostrato proprio che i piccoli portati piangono di meno perché non vivono un distacco.
  4. Utile per i nati prematuri: che sfruttano proprio per la loro crescita la tecnica della marsupioterapia.
  5. Allattamento che, soprattutto in luoghi pubblici, avviene in maniera discreta.
  6. Offre prevenzione: soprattutto nelle fastidiose coliche del neonato e nelle displasie dell’anca.