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Mamme e figli: come gestire lo stress

“Eccola, mia madre,
al centro della vasta cattedrale che era l’infanzia;
era là dall’inizio.
E, si intende, era il centro di tutto.
Il centro: forse questa è la parola che esprime meglio
la diffusa sensazione che avevo
di vivere immersa cosi totalmente nell’atmosfera di lei,
da non distaccarmi mai abbastanza
da vederla come una persona”.

Splendide queste parole della scrittrice inglese Virginia Woolf che, in appena nove versi, ha saputo esprimere tutta la potenza dell’amore materno. La mamma è il principio, la mamma genera la vita e la rappresenta per sempre.

La nascita di un figlio segna una linea di demarcazione tra un “prima” ed un “poi”. Una donna che partorisce aggiunge valore alla propria esistenza e la carica di significato (ma anche di stress). L’azione di una madre è protesa sempre verso il benessere del proprio figlio, verso la tutela di quell’esserino prezioso che ha tenuto in grembo per nove mesi sentendolo crescere dentro di sè. Fin dai primi mesi di gestazione la donna avverte la necessità di proteggere, nutrire e allevare il proprio bambino. Lo fa con gioia e dedizione, ma questo spesso comporta sudore ,fatica e sacrificio.

Delle reazioni “anomale” che una neomamma possa avere dopo il parto si parla non abbastanza frequentemente; l’attenzione protesa verso il neonato è talmente tanta che a volte si presta poco riguardo al carico psicofisico della neomadre. Dopo il parto, complice anche un brusco calo ormonale, può accadere che la mamma si senta desiderosa di maggiori attenzioni, ma sia lei stessa, però, a doverne fornire altrettante al piccolino.

Di questo momento di “scompenso” la donna può risentirne a tal punto da parlare di una vera e propria depressione (la cosiddetta “depressione post-partum) da cui fortunatamente può guarire, se opportunamente supportata! Negli anni a seguire, durante le fasi di crescita del pargoletto, l’enorme felicità per i progressi compiuti, può alternarsi alla stanchezza che sarà direttamente proporzionale all’impegno impiegato nel seguirlo nella vita di ogni giorno.

Il lavoro (fuori e in casa) e le mille incombenze di una vita quotidiana possono stressare la donna /mamma che, però, dovrà cercare di non far ricadere sul proprio figlio le tensioni giornaliere, con il rischio di sentirsi, talvolta, inadeguata ed incapace di gestire più fronti.

In alcune fasi della crescita, poi, il bimbo è particolarmente capriccioso (desiderio di autoaffermarsi, confronto con i pari a volte conflittuale, ecc.) e non è semplice gestirlo. È necessaria tanta pazienza, capacità di sopportare la stanchezza e trasformarla in energia, invece, positiva! Come? Per la mamma sono utili alcuni minuti da dedicare solo a se stessa, anche un paio di volte a settimana per gestire lo stress:

1)distendere il proprio corpo su un tappetino inspirando ed espirando; in quei minuti la mamma deve concentrarsi unicamente sul proprio respiro e sul proprio relax;

2)una corsa all’aria aperta, magari con un auricolare ed ipod con le canzoni che si preferiscono;

3)una chiacchierata con l’amica a cui si tiene, quella con cui parlare è sinonimo di confidare gioie o problemi con estrema naturalezza, senza temerne il giudizio pungente di chi ascolta solo per giudicare;

4)comprare un vestito, un accessorio o qualsiasi cosa piaccia. Non conta il valore dell’oggetto quanto, invece, il significato che gli si attribuisce.

Frequentemente mi capita di ascoltare madri che non accettano aiuto da chi potrebbe, invece, fornirlo (famiglia, amici fidati,parenti). A loro rimarco sempre un concetto chiave dell’essere mamma: una madre non è “wonder woman”, non è l’eroina di un fumetto. Una madre è una donna con pregi, difetti e debolezze e ha il diritto di afferrare la mano di chi gliela tende senza sentirsi meno forte e capace! No ai sensi di colpa se non si è sempre sorridenti ogni minuto della giornata, se non si ha sempre la stessa grinta ( e forza fisica!) di affrontare giochi e peripezie del piccolo in giardino o al parco! Le mamme devono imparare ad imporsi dei limiti, senza però soffrirne.

Nella quotidianità, non puntare sempre e troppo al raggiungimento del massimo divertimento del bimbo: spesso i figli sono meno “pretenziosi” di quanto si creda! Il pargoletto è spesso già soddisfatto anche solo di osservare la mamma mentre cucina una pietanza tutta per lui o di ascoltare una fiaba mentre è accarezzato dolcemente, come solo una mamma sa fare. Sono assolutamente concessi i rimproveri duri, con tono secco e perentorio; da evitare gli “attacchi”di nervosismo, le sgridate al piccolo con fare quasi “isterico” ed esasperato. Il sovraccarico di tensione e stanchezza è normale, come si è detto prima, ma non è plausibile scaricare i propri nervi urlando durante un rimprovero.

Insomma,lo stress che vive una “donnamamma” (mi piace sottolineare anche il termine donna), è notevole, specie se si vive il ruolo di madre con consapevolezza e coscienza. E’, però, decisamente ripagato dalla soddisfazione e dalla gioia regalata da un figlio nel suo affascinante processo di crescita.

Sara Convertini