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Cosa significa partorire in posizioni libere

Sono ormai lontani i tempi in cui nelle sale parto esistevano solo i semplici lettini. Oggi sempre di più le ostetriche promuovono la nascita in posizioni alternative. Ma cosa vuol dire partorire in posizioni libere?

Significa innanzitutto lasciare libera la donna di muoversi e di cercare nel corso del travaglio quella posizione che le permette di sopportare meglio la fatica e il dolore. Ma significa anche dare la possibilità alla futura mamma di scegliere in quale modo incontrare per la prima volta gli occhi del suo bimbo. Naturalmente poi il nostro corpo ci porta ad assumere delle posizioni antalgiche favorenti il parto. Basta saperlo ascoltare.

La posizione più semplice è proprio quella verticale: i piedi ben ancorati a terra, si sfrutta la forza di gravità per accompagnare fuori il bimbo. La posizione verticale lascia anche alla donna grande libertà di movimento, può spostare il peso da un lato all’altro, piegare un ginocchio, assumere tutte le posizioni asimmetriche che servono.

La posizione accovacciata è quella che da sempre uomini e donne usano per spingere: ecco quindi una posizione molto favorente il parto. Se poi la donna è sostenuta da dietro la schiena le articolazioni del bacino saranno completamente libere, il perineo molto disteso e la mamma potrà vedere agevolmente spuntare il visino del suo piccolo.

Le donne invece che si mettono istintivamente carponi sono quelle che provano più dolore alla schiena, perché la testolina del loro bimbo preme molto sull’osso sacro. Questa posizione, oltre ad essere la posizione in cui il bacino materno trova la massima apertura, favorisce la nascita dei bimbi anche più grandi.

Elena Peccia