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Come conciliare lavoro e allattamento al seno

L’allattamento al seno se pur meraviglioso e sempre da preferire, è assolutamente faticoso e impegnativo per la mente e per l’organismo. Quindi tanto di cappello a tutte le donne che lo scelgono e lo portano avanti con fatica perché richiede sempre un notevole dispendio di energie. Fortunatamente i congedi di maternità permettono per i primi due-tre mesi di stare a casa ad occuparsi unicamente del piccolo. Quando però il congedo di maternità finisce e bisogna tornare a lavorare come si gestisce il lavoro e l’allattamento al seno?

Le leggi in materia in Italia cercano di tutelare la donna per quanto possibile, cercando di garantirle il diritto al lavoro anche nella condizione della maternità, affinché questa non diventi un ostacolo e una discriminante per il sesso femminile nel mondo del lavoro.

Pertanto esistono i cosìdetti riposi giornalieri, che consistono in due ore di pausa per ogni 6 ore di lavoro e un ora sola se la durata complessiva è inferiore a 6 ore.

I riposi giornalieri sono retribuiti al 100% dell’indennità e ne hanno diritto tutte le madri lavoratrici che versano i contributi INPS. La domanda per i riposi va presentata al datore di lavoro che è tenuto a garantirli. In questo modo in teoria le madri possono conciliare allattamento al seno e lavoro. Tuttavia all’atto pratico si presentano dei problemi.

Il primo è che l’allattamento al seno è a richiesta e spesso non passano 3 -4 ore tra una poppata e l’altra, quindi le pause potrebbero essere insufficienti a soddisfare le richieste del neonato. Il secondo problema è che tornare a lavoro la mattina quando si è passata la notte ad allattare è veramente insostenibile.

Per queste ragioni, oltre a chiedere i riposi giornalieri al datore di lavoro, è indispensabile chiedere “i riposi notturni” al marito o a chiunque possa aiutarvi. Tirando il latte dal seno e conservandolo secondo le giuste modalità chiunque può allattare il neonato da biberon o da una siringa con il vostro latte materno, concedendovi di riposare la notte e tamponando le richieste diurne del bambino mentre siete a lavoro.

In extremis, se proprio nessuno tra familiari e amici può aiutarvi, e non avete voglia di chiamare una babysitter, potete usufruire dei congedi parentali e astenervi da lavoro fin quando i tempi per voi e per lui non saranno maturi per passare allo svezzamento.