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Sono incinta di nuovo: devo smettere di allattare?

Negli ultimi decenni sono sempre di più le donne che scelgono di diventare mamme dopo i trentacinque anni. Di conseguenza, spesso la coppia decide di avere figli a poca distanza l’uno dall’altro, con molti benefici e qualche fatica. La condivisione dei giochi e degli spazi sicuramente facilita i bambini ad apprendere le “regole sociali” ed il rispetto dei bisogni propri ed altrui. I genitori, felici di vedere i figli crescere insieme, devono fare i conti con la gelosia che via via può manifestarsi tra i piccoli, oltre al tempo da gestire tra loro ed i vari impegni professionali e personali.

Tra le prime preoccupazioni delle mamme, appena sanno di essere nuovamente in attesa, c’è quella relativa la possibilità di continuare ad allattare.

I timori riguardano la salute del feto, in quanto si pensa che l’allattamento possa privare il piccolo di importanti sostanze nutritive, compromettendone la crescita; inoltre che le contrazioni uterine, anch’esse stimolate dalla suzione, possano danneggiare il feto, aumentando il rischio di parto pretermine o addirittura di aborto.

Ma le preoccupazioni sono rivolte anche al bambino che allattano, per la paura che gli ormoni messi in circolo dalla gravidanza possano essere dannosi per il primogenito e che continuare con l’allattamento affatichi troppo la mamma.

In realtà non vi sono evidenze scientifiche che associano l’allattamento con i problemi o i rischi per la gravidanza in corso. Ginecologi e ostetriche non vietano alla gestante di allattare il suo bimbo, salvo alcuni specifici casi che verranno elencati più avanti; è opportuno, tuttavia, assumere delle precauzioni.

Per il problema delle contrazioni stimolate dalla suzione del latte, evidenze cliniche sottolineano che queste sono del tutto fisiologiche, così come lo sono quelle provocate dai rapporti sessuali. Inoltre, è vero che la gestante ha bisogno di maggiori quantità di nutrienti, ma una dieta mediterranea la aiuterà a mantenere i valori nella norma.

Un cambiamento rilevato dai sanitari riguarda la composizione ed il gusto del latte che, in gravidanza, può subire dei cambiamenti. Intorno alla quattordicesima settimana di gestazione si può avere una diminuzione della quantità di latte prodotto. Ciò perchè il latte maturo, grazie al progesterone prodotto dalla placenta, lascia il posto al colostro, importantissimo per il bambino alla nascita. In seguito la produzione può aumentare, soprattutto in procinto del parto. Se la mamma, in questa fase, allatta un bambino con età inferiore ad un anno, è opportuno controllarne il peso e la relativa crescita affinchè abbia il nutrimento necessario che, eventualmente, si può facilmente integrare con l’alimentazione.

Anche il gusto può essere soggetto a cambiamenti; proprio per questo motivo ci sono dei bambini che sono incentivati a “velocizzare” lo svezzamento, sentendo non più gradevole il latte della mamma; altri, indisturbati, continuano con l’allattamento al seno.

I casi in cui è controindicato allattare sono quelli in cui vengono diagnosticate minacce di aborto, rischio di parto prematuro, o significativa perdita di peso o sanguinamento materno, oppure nei casi di gravidanza gemellare.

L’allattamento al seno resta, anche durante la gravidanza, momento elettivo per molte mamme, per stare in con-tatto con il loro bimbo, scambiarsi sgardi e coccole, fare sentire la propria presenza avvolgente e “nutritiva”, far capire al primogenito che l’arrivo del fratellino non diminuirà le attenzioni e l’amore riservate lui. In questo processo così profondo ed unico, saranno le parti interessate a sapere quando è arrivato il momento di trovare nuovi canali alimentari e comunicativi.