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Quando i bambini possono cominciare a mangiare i frutti di mare

I frutti di mare rappresentano quel gruppo di alimenti di origine animale, di cui fanno parte sia i molluschi (vongole, cozze, calamari, polpi ecc..), che i crostacei (aragoste, gamberi, scampi ecc..). Sono cibi molto ricchi di ferro, iodio e zinco e possiedono una elevata quantità di proteine. Ma quando si possono iniziare ad introdurre nella dieta dei bambini? Poiché si tratta di alimenti altamente allergizzanti, occorre andarci cauti. Quindi qual è l’età giusta per mangiarli?

La maggior parte dei pareri medici, indica, che l’età in cui è possibile escludere (anche se non completamente), la pericolosità di tali alimenti, sia dopo i tre anni, quando cioè il sistema immunitario dei piccoli si è ben sviluppato ed il rischio di una probabile reazione allergica è più basso.

Le allergie o le infezioni tossiche che si possono contrarre mangiando frutti di mare possono essere anche molto gravi come nel caso dell’epatite o della salmonella. Ovviamente è opportuno tenere in considerazione che nel caso in cui nel bambino ci sono già delle intolleranze o delle forme allergiche a determinati alimenti, il divieto di mangiare frutti di mare è assoluto.

Ricordiamo che i sintomi di una possibile tossinfezione alimentare possono essere: vomito, diarrea, forti dolori all’addome e gonfiori al volto o a parti del volto come la lingua o le labbra. In caso di probabile allergia, provocata dall’ingerimento di frutti di mare magari poco cotti, occorre immediatamente raggiungere il più vicino ospedale.

Anche se oggigiorno i frutti di mare sono allevati in condizioni di sicurezza alimentare, possono comunque esporre a dei rischi più o meno seri per la salute sia dei bambini, che degli adulti. Fondamentale è la loro cottura, la quale, deve durare almeno una quindicina di minuti, e che in parte, può scongiurare questa pericolosità.