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Quando pensare al secondo figlio?

E’ una domanda che una coppia di genitori, prima o poi, comincia a farsi, pensando di dare al primogenito un compagno di giochi e un compagno di vita. Un fratello o una sorella sono in effetti un sostegno emotivo sempre presente nella vita di una persona, a prescindere dalle distanze geografiche.

Non è semplice però stabilire quando cominciare a pensare al secondo figlio. Chi scrive è mamma di una bambina di 2 anni e di un bambino di 2 mesi. Abbiamo cominciato a pensare di avere un secondo bambino quando la prima aveva 10/11 mesi: ci sembrava la giusta distanza/vicinanza d’età affinché i bambini crescessero insieme con un saldo legame fraterno.

Sicuramente sarà così, nei prossimi anni, ma è anche vero che due bambini così piccoli hanno moltissime esigenze simili e diverse al tempo stesso: la grande si trova nella fase dei “terribili due anni”, in bilico tra la voglia di autonomia e il desiderio di restare piccola; il piccino ha bisogni primari ai quali non si può dire di no, primo tra tutti l’allattamento. Un gesto naturale che la primogenita non sempre accoglie come tale.

Quando si pensa a mettere in cantiere un secondo bambino può essere utile riflettere sul fatto che le routine familiari cambieranno di nuovo e che quasi certamente il temperamento del secondo bambino non sarà lo stesso del primo figlio. L’aspetto vincente è il fatto che i genitori sono già esperti nell’accudimento di un bambino – sono già diventati “genitori” una prima volta – ma bisogna mettere nel conto una certa dose di gelosia da parte del primogenito. Senza pensare che la gelosia rappresenti un vizio: per un bambino si tratta di uno stimolo vitale.

Nel momento in cui si pensa al secondo figlio, ci sono da considerare dunque aspetti emotivi e interiori – come il fatto che il primogenito diventerà “fratello maggiore” – ma anche pratici: se il primo ha ancora il pannolino spenderete un capitale in pannolini usa e getta, per esempio. Potrebbe servire dello spazio aggiuntivo in casa per gli oggetti del secondo figlio o potreste aver bisogno di un aiuto per la cura della casa o per una baby-sitter che si occupi del primogenito nei primi mesi dopo il parto.

Il numero di lavatrici probabilmente aumenterà (raddoppierà) così come il disordine in ogni angolo della casa. Io chiamo la mia giornata da bis-mamma “la mia giostra domestica”: allattamento, cambio del piccolo, colazione della grande, cambio della grande, giochi, sonno… e si ricomincia con un nuovo giro! Stancante? Un po’, ma decisamente vivo: penso sempre che nella vita non riderò mai così tanto come in questo periodo.

La psicologa del Consultorio che frequento sostiene che la differenza ideale di età tra il primo e il secondo figlio sia di 3-5 anni: è un lasso di tempo che permette alla famiglia di stabilizzarsi nei propri ruoli di madre, padre e primogenito. Il primo figlio a tre anni è inoltre già molto autonomo nel gioco e spesso ha già eliminato il pannolino: è insomma una personcina in grado di capire ed elaborare in modo meno sanguigno l’arrivo di quello che a suoi occhi può sembrare un “rivale”, oltre che un amico e un compagno di giochi. Per i genitori potrebbe dunque essere meno faticoso seguire il secondo figlio.

In ogni caso, non esiste una risposta univoca a questa domanda: ci sono le singole vicende di ciascuna coppia, con la storia, i valori e le convinzioni che si porta dietro. Ci sono anche i casi della vita, che magari possono portarvi a concepire il secondogenito quando il primo figlio ha quattro o cinque mesi soltanto: sarà bellissimo, anche se forse un po’ faticoso, in ogni caso.

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