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Bimbi vivaci in spiaggia: come calmarli

Come non far diventare i nostri figli l’incubo dei nostri vicini di ombrellone in spiaggia? Come non far diventare i nostri bambini quella tipologia di figli che anche noi, prima di metter su famiglia, odiavamo e evitavamo come la peste, quando andavamo in spiaggia da single? Come frenare la voglia di vita e di muoversi in continuazione, facendo danni e mettendo allegria dei nostri figli, che dopo un anno in città, vedono la spiaggia come l’oasi di tutte le loro libertà represse?

Semplice: con l’educazione! Proprio perché loro sono più liberi, ma anche noi siamo liberi in estate dai nostri impegni quotidiani e lavorativi, e tempo di star dietro ai nostri figli e colmare quelle lacune educative che sono alla base di una buona convivenza in società e quindi anche con i nostri vicini di ombrelloni.

Insegnare il rispetto degli altri e dello spazio altrui: la spiaggia è occasione ideale, perché la promiscuità territoriale è massima ed offre tanti esempi di buoni e cattivi comportamenti.

Delimitare le zone dove il nostro bambino può andare, spiegandogli che è libero di giocare, ma senza inondare di sabbia o altro le cose che non sono sue.

Fare nelle ore più calde giochi sotto l’ombrellone (non smartphone ma giochi veri!) per evitare scottature, ma anche per insegnargli che la spiaggia è bella anche perché si può stare tranquilli ad ascoltare il rumore del mare e a parlare a bassa voce, mentre tutti cercano di fare la siesta!

Quando i bimbi hanno voglia di chiacchierare o partono con qualche capriccio, carichiamoceli sulle spalle e partiamo per una passeggiata in riva al mare o in pineta, in modo da calmarli o farli parlare senza dar fastidio troppo solo a poche persone.

Per non vedere anche nella nostra spiaggia da un giorno all’altro un cartello come quello apparso su un famoso lido veneto qualche anno fa: “Vietata questa spiaggia a buzzurri e bambini”; forse bisogna lavorare prima delle vacanze, su cosa potranno e non potranno fare in spiaggia, i nostri bambini.

Questo cartello fece scalpore anni fa, ma è vero, che a volte i bambini sono carini, belli da osservare e ascoltare per tutti: ma anche ingestibili per poveri genitori poco autorevoli, o per vicini di ombrelloni che non vogliono certo dover gestire loro i figli degli altri.

Per cui anche in vacanza ci vogliono delle regole, come ci spiega Tata Lucia che in un incontro di qualche mese fa proprio sull’educazione in spiaggia ha dato anche un piccolo vademecum che include alcune delle regole già fin qui presentate (la delimitazione degli spazi, i giochi da portarsi dietro, l’educazione non va in vacanza!) Altri suggerimenti sono: usare le possibilità dello spazio dove ci troviamo per inventare passatempi e possibilità di gioco e d’insegnamento, per esempio in ogni spiaggia italiana si potrà iniziare una collezione di pietre di diverso colore e materiale, spiegando così anche il lavoro che il mare fa con le sue onde e i suoi movimenti (i vetri che trasforma in pietre trasparenti), insegnando mentre si pulisce il bagnasciuga (purtroppo le spiagge italiane non sono sempre pulite) prima di mettersi sdraiati, che i rifiuti non vanno gettati per terra, mai, né al mare, né in alcun posto.

“Non preoccupiamoci. – continua Tata Lucia – Occupiamoci. Occupiamoci dei nostri figli, della nostra vita, della nostra felicità. Tanto la vita fa il suo corso…” Quindi anche se i nostri vicini, disturbati dai nostri figli, un po’ comunque sempre ci odieranno, i bambini alla fine si faranno perdonare e il quieto vivere sarà sempre salvo! Si spera! 😉

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